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A UN ANNO DAL SISMA LA BIBLIOTECA DI PICO, CON SALVATORE SETTIS, AL SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO DI TORINO

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Maggio 2012, Maggio 2013: un anno di distanza, uno sguardo, un resoconto, la necessità di capire la strada da intraprendere per un futuro che possa dirsi tale. Le terre terremotate dell'Emilia, e in particolare Mirandola, città nel cuore del cratere, ogni giorno sempre di più tentano di definire le linee e i confini di ciò che è certo, possibile e desiderato per conquistare un nuovo modo di vivere.
Tanto, tantissimo, è stato fatto. Tanta la fatica e l'impegno profusi, da soli e soprattutto insieme agli altri venuti in soccorso, ognuno come ha potuto e voluto, ma sempre presenti.

Nonostante questo, le dimensioni di ciò che è successo richiedono molto di più, da parte nostra, da parte dello Stato, e da parte vostra, di chi ci osserva anche solo da lontano.

Per questo, per il cuore culturale di Mirandola, perché possa tornare a pulsare al più presto, con LA BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN", sabato 18 maggio alle ore 17.30 saremo alla Sala Business del Salone Internazionale del Libro di Torino per mostrare, e dimostrare, gli intenti e le intenzioni che guideranno la costruzione della nuova biblioteca, lontana da venire, siamo ancora in attesa di un prefabbricato per la sede provvisoria, ma per poter iniziare a farlo abbiamo bisogno di tutti voi.

Con noi ci saranno: Salvatore Settis, Marco Bertozzi e Franco Bacchelli, oltre al sindaco di Mirandola Maino Benatti e l'Assessore alla promozione della città e del territorio Caterina Dellacasa.

Per noi, hanno raccontato meravigliosamente la biblioteca di Pico: con le parole Valerio Varesi, di cui potete leggere l'articolo qui sotto e con le fotografie Federico Borella (Studio Eikon) insieme alla redazione di "La Repubblica Bologna", capitanata da Brunella Torresin, che a Mirandola ha dedicato, oltre le pagine del 14 maggio, due reportage on line corredate da video e foto di Federico.
Il primo qui, il secondo qui.

Grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto, che ci sostengono e che intenderanno sostenerci in questo lungo cammino.
Qui, un grazie particolare a "La Repubblica Bologna" e a "Repubblica Bologna.it" - a tutta la redazione, al Salone Internazionale del Libro di Torino - in particolare al direttore Ernesto Ferrero, a Radio3 Fahrenheit - in particolare a Marino Sinibaldi e Susanna Tartaro.

Vi aspettiamo!

© Valerio Varesi
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna,
martedì 14 maggio 2013


La Biblioteca "Eugenio Garin" di Mirandola è stata adottata dalla trasmissione 
"Fahrenheit" di Radio3 Rai, da "La Repubblica Bologna", dal Salone Internazionale del libro di Torino e sostenuta da Radio24, dalla trasmissione "Tutta la città ne parla" di Radio3 Rai, da Rai 3 TG Emilia Romagna, "Il Resto del Carlino", "Il Corriere della Sera", dai settimanali "il Venerdì" e "Sette" e dall'inserto culturale "La Domenica" de "Il Sole 24 Ore".

SE VUOI AIUTARE LA BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN" A RINASCERE puoi effettuare un bonifico intestato Comune di Mirandola CAUSALE: Terremoto 2012 - Biblioteca Comunale - IBAN IT87N0503466850000000005050 -


LA BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"
LA STORIA


La Biblioteca Comunale di Mirandola, dedicata a Eugenio Garin e collocata nello splendido palazzo del 600 ricavato dall’ ex Convento dei Gesuiti, è il Servizio Culturale più “antico” e longevo del Comune. Il primo nucleo, oggi parte costitutiva del Fondo Antico, pervenne nel 1870 dallo smembramento della prestigiosa Biblioteca del Convento Francescano. Da allora, la Biblioteca di Mirandola, anche grazie a lungimiranti politiche di acquisto libri, ha costruito un solido patrimonio librario. Oltre al fondo antico (costituito da rarissimi incunaboli, cinquecentine, secentine e settecentine, e numerose prime edizioni, tra le quali quelle delle opere di Giovanni e Giovan Francesco Pico) la Biblioteca possiede circa centomila libri moderni e circa seimila supporti multimediali. Il trend positivo di utenti, in costante aumento negli anni, è una conferma del ruolo della Biblioteca quale punto di riferimento fondamentale per la cultura mirandolese. La continua sinergia e collaborazione con le istituzioni scolastiche e culturali del territorio e la vivacità ed eterogeneità del pubblico che la anima e la vive conferiscono poi alla Biblioteca un ruolo fondamentale per la socialità e l’integrazione. Oltre a questo, l’impegno della Biblioteca nell’ambito delle manifestazioni culturali, ampliamente intese, ha consentito l’ideazione e il sempre maggiore consolidamento di appuntamenti culturali annuali di grande interesse, tra i quali: il Festival "Pensare…" e la rassegna editoriale “Un Castello di Libri”. 

Dopo il sisma tutto il patrimonio librario è stato rimosso e messo in sicurezza grazie alla Soprintendenza Regionale ai Beni Librari

La sede della Biblioteca ha subito gravissimi danni alla struttura con crolli diffusi delle volte e delle scale. 



BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"


BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

Grazie al finanziamento della Regione Emilia Romagna, entro pochi mesi Mirandola potrà disporre di una Biblioteca provvisoria. La struttura, di circa 500 metri quadrati, sarà composta da un “open space” nel quale troveranno posto l’area del prestito, le postazioni per l’utilizzo di Internet, la mediateca con cd, dvd e tablet, lo spazio per giornali e riviste e la sezione di narrativa e saggistica per adulti a scaffale aperto. Vi saranno poi aule per due uffici, per le sezioni bambini 0-6 anni e ragazzi 7 - 14 anni, una sala di studio per studenti e una piccola sala riunioni. Verranno dunque riattivati i servizi essenziali di prestito, consultazione, consulenza ed informazione per gli utenti, lo svolgimento di attività e laboratori per bambini e ragazzi e la presentazione di volumi e conferenze per adulti. 



BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"

BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"
La Biblioteca, luogo fondamentale di cultura e formazione, ma anche centro di aggregazione e di recupero della propria identità - che il sisma ha compromesso - avrà a disposizione anche uno spazio esterno per l’incontro e la socializzazione e per piccole manifestazioni all’aperto. 

La piena realizzazione del servizio potrà tuttavia riprendere solo tra anni, in una nuova sede definitiva, individuata nell’ex convento di San Francesco, nel quale troveranno posto anche i preziosi fondi antichi e speciali, e nuovi servizi per la città. 

Si tratta di un’operazione complessa e onerosa che richiede uno sforzo e un impegno costante … ma che la Città e Il Comune intendono perseguire con determinazione.


LA BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"
I FONDI

La Biblioteca Comunale di Mirandola, inaugurata nel 1870, ha il proprio nucleo originario nella Biblioteca del soppresso convento di San Francesco, composta da circa 4.000 volumi. Fra questi si segnalano 16 corali, in prevalenza manoscritti su pergamena, del XV e XVI secolo, il più prezioso dei quali è costituito da un esemplare con capilettera miniati da Bonifacio Bembo nel 1442. 




Nel fondo francescano poi si annoverano incunaboli, cinquecentine, e soprattutto secentine e settecentine, a prevalente carattere devozionale e religioso, ma anche riportanti opere di classici latini quali Cicerone ed Orazio. Fra le cinquecentine degna di annotazione è la Moscovia, del gesuita Antonio Possevino, che illustra la sua missione presso Ivan il Terribile in qualità di legato pontificio in edizione originale latina stampata nel 1586 a Vilnius in Lituania, e non nella più diffusa traduzione italiana stampata nel 1592 a Ferrara. Fra le opere edite nel Seicento e nel Settecento prevalgono testi di autori legati alla Controriforma, quali Bartoli, Bellarmino, Segneri, numerosi classici latini, ma anche i numerosi tomi delle Opere drammatiche di Metastasio (Venezia, Bettinelli, 1748-1766). Per il XIX secolo si segnalano i 25 libri Delle rivoluzioni d’Italia, di Carlo Denina (Venezia, Rosa, 1817) e il Saggio sull’umano intelletto di John Locke (Venezia, Baglioni, 1801). 


Nel 1909 la biblioteca si arricchisce di un altro importantissimo nucleo, la donazione di circa 16.000 libri e numerosi documenti di famiglie nobili mirandolesi (fra i quali anche alcune lettere dei Pico) effettuata da Francesco Molinari, avvocato e studioso di storia locale, curatore di numerosi volumi della collana Memorie storiche della città e dell’antico Ducato della Mirandola. Nella sua raccolta sono presenti prestigiose opere giuridiche, fra le quali le Institutiones del Corpus Iuris Civilis, edite nel 1561 a Venezia, opere di classici latini quali Seneca, Marziale, Cicerone, Catullo, di Girolamo Savonarola e del filosofo mirandolese Antonio Bernardi. Sicuramente però la raccolta si rivela di particolare interesse per la presenza di numerose opere di Giovanni e Giovan Francesco Pico. Del primo l’Opera omnia in più esemplari, stampati a Reggio Emilia nel 1506 da Ludovico Mazzali e a Venezia nel 1557 da Girolamo Scoto, oltre che una rara edizione de Le sette sposizioni...intitolate Heptaplo, sopra i sei giorni del Genesi, stampate nel 1555 da Lorenzo Torrentino a Firenze, e non a Pescia come invece la maggior parte degli esemplari conosciuti. 




Del secondo in particolare le due opere stampate da Giovanni Mazzocchi di Ferrara a Mirandola nel 1519 e nel 1520, uniche attestazioni di stampa in questa città fino al XIX secolo, il Liber de veris calamitatum causis nostrorum temporum e l’Examen vanitatis doctrinae gentium. Un esemplare di quest’ultimo è una rara emissione riproducente la marca tipografica del veneziano Ottaviano Scoto, probabilmente prodotta dal suo erede Girolamo. 

Il fondo Molinari annovera poi numerose opere edite nei secoli successivi, di carattere letterario, storico, giuridico, fra le quali per il Seicento ricordiamo le Opere di Paolo Sarpi (Venezia, Meietti, 1667), per il Settecento le Poesie drammatiche di Apostolo Zeno, edite a Torino da Prato nel 1765, Dei delitti e delle pene di Pietro Verri, con i commenti di Voltaire (Bassano, Remondini, 1789), per l’Ottocento Il Codice napoleonico (Firenze, Piatti, 1806) e la Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi (Milano, Fontana, 1829). 

Nel 1985 una cospicua donazione, effettuata da Don Francesco Gavioli, viene ad arricchire il già corposo patrimonio della Biblioteca Comunale di Mirandola. 



La Raccolta Gavioliana è infatti costituita da circa 18.000 fra volumi ed opuscoli, circa 300 manoscritti , 250 faldoni di periodici e 554 di miscellanea, 912 di archivi e circa 120.000 cartoline storiche. 

Fra i volumi anche incunaboli e cinquecentine, riportanti opere di classici latini quali Cicerone, Ovidio, testi religiosi, e le Opere di Girolamo Benivieni, comprendenti anche la canzone sull’amore celeste e divino col commento di Giovanni Pico. 

Per il secolo XVII troviamo opere di classici latini e testi devozionali legati alla Controriforma, stampati sia in Italia si all’estero: Roma, Venezia, Amsterdam, Parigi, Francoforte. Per il Settecento opere teatrali, geografiche, dizionari generali e per l’Ottocento edizioni dei più famosi romanzi storici di Scott, Cooper, Dumas padre. Di particolare interesse l’Antologia del Viesseux, stampata a Firenze dal 1821 al 1832. 

Importantissima anche la sezione di cartoline, fra le quali, di notevole interesse in questa sede, le 2.417 relative alla città di Torino e le 1.061 riguardanti i Savoia. 

Nella sezione archivi, atti di famiglie nobili italiane, e fra queste i Bagnesi, potenti mercanti fiorentini, dei quali si conservano numerosi documenti di diversi secoli, i più antichi fra questi costituiti da preziose pergamene duecentesche. Nel 1982 arricchisce la biblioteca il fondo Il Mulino, costituito da circa 8.000 volumi della seconda metà del XX secolo, relativi alle scienze sociali, appartenuto all’ Istituto Cattaneo di Bologna poi alla Casa Editrice Il Mulino. 

Parallelamente a queste donazioni la Biblioteca provvede negli anni ad effettuare acquisti di edizioni contemporanee disponibili per il prestito. Per citarne alcuni: la collana I classici del ridere dell’editore modenese Formiggini, la collana Teatro del prestigioso editore milanese Rosa e Ballo, voluta dallo scrittore Giovanni Cavicchioli , direttore della Biblioteca Comunale dal 1923 al 1927 e dal 1945 al 1950. 

Prestigiosi fondi di conservazione si affiancano ai testi di narrativa, saggistica e divulgazione nelle sezioni a scaffale aperto per bambini, adulti e ragazzi, integrati negli ultimi anni con materiali multimediali. 

***** 

La Biblioteca comunale di Mirandola da sempre vede convivere due anime: quella di istituto di conservazione per la salvaguardia e la promozione di importanti fondi storici utili agli studiosi, suggellata dalla intitolazione ad Eugenio Garin nel maggio 2005, e quella di centro di informazione, documentazione e svago per le esigenze degli utenti di ogni età e condizione sociale.



 LA NUOVA SEDE DELLA BIBLIOTECA: 
L’EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO 


La prima notizia documentale della Chiesa di San Francesco a Mirandola è del 1287. Si tratta di una delle più antiche chiese francescane d’Italia, forse la terza dopo quelle di Assisi e Bologna. Inizialmente all’esterno delle mura cittadine, fu poi inglobata all’ interno del nucleo urbano e riedificata in forme gotiche alla fine del Trecento. Presentava sulla facciata un portico, ricordato già dal Seicento, che venne demolito nel 1927. Adiacente alla chiesa il convento ed il chiostro, ampliati alla fine del XIV° secolo; il chiostro fu completato con loggiato e portico da Alessandro II Pico nel 1671. Al centro del cortile è ancora presente un pozzo in marmo con decorazioni di scudi araldici. Un secondo chiostro, iniziato nel 1609 da Alessandro I, venne ultimato da Alessandro II nel 1691. Questo chiostro venne demolito nel 1811. Numerosi edifici di servizio con facciata sulla piazza vennero abbattuti nel 1825. Nel 1811, in seguito alle soppressioni napoleoniche, il convento venne venduto a privati che demolirono i due chiostri ed altri edifici per ricavarne materiali edilizi. Con la Restaurazione i frati nel 1824 tornarono a Mirandola con l’Ordine dei Minori Riformati e ricostruirono il convento ed il chiostro nel 1828. Nel 1866 tutto l’immobile, in seguito alle soppressioni, divenne di proprietà comunale. Il Comune nel 1923 ristrutturò tutto il convento in forme neogotiche, e ne fece la sede delle scuole professionali e del Liceo Pico; costruì inoltre un palazzo su Via Verdi, sede della Biblioteca Comunale fino al 1983, quando venne trasferita nell’ ex Collegio dei Gesuiti, ed i locali furono occupati fino al 2010 da una sezione della scuola media inferiore. 


EX CONVENTO FRANCESCANO poi LICEO PICO 13 maggio 2013
@ Federico Borella (Studio Eikon)

EX CONVENTO FRANCESCANO poi LICEO PICO 13 maggio 2013
@ Federico Borella (Studio Eikon)

All’interno della chiesa, considerata il pantheon dei Pico, si trovano i monumenti funebri di alcuni esponenti della famiglia, (Prendiparte, Spinetta, Giovan Francesco I, Giulia Boiardo) spostate sulla navata sinistra negli anni trenta del Novecento. Prima del terremoto si trovava in chiesa anche la tela di Sante Peranda S. Francesco riceve le stimmate, insieme ad opere minori, ora spostate nella Reggia di Sassuolo. 

Altre importanti opere d’arte anche prima del sisma non erano più nella loro sede originale: la Pala delle Tre Croci della seconda metà del XV secolo di Francesco Bianchi Ferrari è alla Galleria Estense a Modena, nel Museo Civico ed in Municipio a Mirandola si trovavano tele di Sante Peranda e di Palma il Giovane. L’ex convento che, a differenza della chiesa, non ha subito danni rilevanti, è stato individuato dall’Amministrazione Comunale come sede definitiva della Biblioteca Comunale, dopo un’opera di adeguamento e ristrutturazione le cui linee programmatiche verranno indicate da un apposito gruppo di lavoro recentemente costituito.



Mirandola 
2012 – 2013 


Mirandola, 29 maggio 2012 h. 9:00

Mirandola, 29 maggio 2012 h. 9:00

Mirandola è il centro più grande del cratere del terremoto che ha colpito l’Emilia nel 2012 e, di fatto, la città più colpita. 

A un anno dagli eventi sismici sono ancora numerose le abitazioni fortemente danneggiate e inagibili, e molti i nuclei famigliari allontanati dalle proprie case, in particolare quelli residenti nel Centro Storico. Pur nelle grandi e gravi difficoltà, il settore produttivo ha reagito con straordinaria energia, in particolare l’industria biomedicale, che a Mirandola ha costituito un distretto d’eccellenza tra i più importanti nel mondo. 

ALCUNI TRA LE PRINCIPALI EDIFICI STORICI GRAVEMENTE DANNEGGIATE E INAGIBILI

CASTELLO PICO, particolare (prima)


IL CASTELLO DEI PICO. Di recente ristrutturazione (2006), costituisce il punto di riferimento della vita culturale della città di Mirandola nel quale hanno sede il Museo Civico, Sale Espositive e Sale Conferenze, oltre a uffici pubblici e alla sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola. 


CASTELLO PICO, particolare (prima)


CASTELLO PICO

CASTELLO PICO

CASTELLO PICO

CASTELLO DEI PICO 13 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it


E’ parte del grande complesso che fu la reggia della Signoria Pico, che comincio il suo progressivo declino dal 1714, in coincidenza dell’esplosione del celebre torrione, fatto erigere nel 1499 da Giovan Francesco II Pico, che segnò la fine della dinastia Pico. Il Castello è oggi completamente inagibile e la struttura è gravemente compromessa. Per ora, sono state completate tutte le opere provvisionali di messa in sicurezza. 

CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE - DUOMO (prima)

LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA MAGGIORE – DUOMO, la cui costruzione iniziò nel 1444, per volere di Giovanni e Francesco I Pico, per terminare intorno al 1470, è stata rimaneggiata e ristrutturata più volte nei secoli successivi. 

CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE - DUOMO 15 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it


CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE - DUOMO 13 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it

CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE 13 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it


















 











L’importanza storico dell’edificio consiste nel fatto che attraverso di essa i Pico raggiunsero l’obiettivo di avere nella capitale dello stato la Chiesa di maggiore importanza della Signoria e di costituire la Parrocchia di Mirandola. Struttura a tre navate, conteneva opere d’arte interessanti come il Sepolcro Marmoreo cinquecentesco del filosofo mirandolese Antonio Bernardi, le tele di Sante Peranda, la cappella della Beata Vergine di Pompei e un affresco di Pietro Annigoni. Durante il sisma la Chiesa è completamente crollata. Il campanile, pericolante, è stato messo in sicurezza.

CHIESA DI SAN FRANCESCO (prima)

CHIESA DI SAN FRANCESCO. La prima notizia documentale della Chiesa è del 1287. Si tratta di una delle più antiche Chiese francescane d’Italia, forse la terza dopo quelle di Assisi e Bologna. Inizialmente all’esterno delle mura cittadine, fu poi inglobata nel nucleo urbano e riedificata in forme gotiche alla fine del Trecento L’importanza dell’edificio è determinata dal suo ruolo di “pantheon” della famiglia Pico: al suo interno, infatti, sono custodite le splendide tombe di Galeotto (1499), Prendiparte (1394 -opera di Paolo delle Masegne), di Spinetta (1399), di Giovan Francesco I e Giulia Boiardo, genitori di Giovanni Pico (1467).

CHIESA DI SAN FRANCESCO  giugno 2012

CHIESA DI SAN FRANCESCO 15 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it
La Chiesa e il convento attiguo ospitavano inoltre un patrimonio artistico e culturale di grande valore: opere d’arte (alcune delle quali trasferite presso il Museo Civico di Mirandola e presso la Galleria Estense di Modena), dipinti, statue devozionali, vetrate ricche di rimandi alla storia della città e del tempo. 

CHIESA DI SAN FRANCESCO 15 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it
Adiacente alla chiesa il convento ed il chiostro, ampliati alla fine del XIV° secolo; il chiostro fu completato con loggiato e portico da Alessandro II Pico nel 1671. Al centro del cortile è ancora presente un pozzo in marmo con decorazioni di scudi araldici. Un secondo chiostro, iniziato nel 1609 da Alessandro I, venne ultimato nel 1691. Il sisma ha comportato il crollo totale della struttura, campanile compreso, lasciando soltanto la facciata della Chiesa e le tombe dei Pico, ora in sicurezza. 

CHIESA DEL GESù (prima)

CHIESA DEL GESÙ. Autentico scrigno barocco, fu edificata su mandato di Alessandro I Pico in occasione della propria investitura a Duca della Mirandola. Iniziata nel 1621, fu completata da Alessandro II, nel 1689. Rimasta incompiuta nella facciata, presenta un fastoso interno in stile barocco, di ordine corinzio, ad una sola navata, ricco di arredi e opere d’arte. L’arredamento interno, in gran parte in legno, è opera di intagliatori mirandolesi. Sono di Paolo Bonelli le straordinarie ancone dei due altari lignei ai lati del transetto e le maestose cornici, mentre il pulpito è di Giacomo Gibertoni. 

CHIESA DEL GESù 15 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it

Pregevoli anche il ciborio dell’altare maggiore, in marmi policromi, la “Pala della Circoncisione” di Innocenzo Monti e gli stucchi del cornicione, di Pompeo Solari. Il cornicione è ricco di immagini allegoriche e simboli araldici che alludono alla gloria della famiglia Pico. Da segnalare è anche il Crocefisso, in stucco plasticato e dipinto, che si trovava nell’altare del SS. Crocefisso, ritenuto miracoloso e molto venerato nei secoli scorsi. 

CHIESA DEL GESù 15 maggio 2013
© Federico Borella (Studio Eikon)
La Repubblica Bologna.it

Attiguo alla Chiesa si trova il collegio dei Gesuiti, aperto nel 1690, che ospitava la Biblioteca comunale. Il sisma non ha demolito la struttura lignea del soffitto della Chiesa ma sono crollate le volte e la muratura è pericolante, mentre gli altari lignei sono integri e protetti da una struttura provvisoria in legno. 

PALAZZO  COMUNALE (prima)

IL PALAZZO COMUNALE, simbolo della città, è composto da tre corpi distinti, costruiti in tre fasi successive. La parte settentrionale, affacciata sulla piazza e in stile rinascimentale, risale al 1468 e andò ad integrare un edificio preesistente, che molto probabilmente era la precedente sede del Comune. La parte meridionale invece fu aggiunta al nucleo centrale nel 1748. 

PALAZZO COMUNALE

Alla fine dell’ottocento si rese necessaria una pesante ristrutturazione, con totale demolizione e ricostruzione del loggiato ad opera dell’arch. Vincenzo Maestri di Modena. Nel 1928-1930, l’architetto Mario Guerzoni riorganizzò gli spazi interni del palazzo, progettando la chiusura del cortile centrale e la sistemazione di un imponente scalone interno. Di grande pregio è la Sala Granda, che si estende per tutta l’area del loggiato e che presenta un interessante soffitto in legno a cassettoni. Nella sala sono collocati notevoli dipinti (Palma il Giovane, Sante Peranda, Pietro Faccini ecc.). 

PALAZZO COMUNALE

PALAZZO COMUNALE

Il terremoto ha comportato il distacco del loggiato nord dal corpo di fabbrica principale, crolli interni dei solai, danni alle strutture portanti e al portico nord, spanciamenti laterali delle murature. 


TEATRO NUOVO. Terminato nel 1905, è caratterizzato da uno stile tardo ottocentesco modellato sul Teatro Storchi di Modena. La facciata presenta un portico sorretto da pilastri con capitelli in stile corinzio che sostiene una grande terrazza affacciata sulla piazza. Due corpi laterali si protendono ai lati della terrazza,ricchi di finestre che continuano nelle fiancate laterali dell’edificio. Dall’atrio di ingresso si accede ad una classica platea a ferro di cavallo. Abbracciano la platea due ordini di palchi, e due gallerie. Il terremoto ha danneggiato gravemente gran parte della struttura permettendo tuttavia, fortunatamente, l’agibilità all’ingresso e allo storico Caffè del Teatro. 


CIAO ROBERTO!

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Oggi più che mai, il racconto inizia dalla fine, o almeno da quella che solo momentaneamente ci sembra tale.
Quella che ho scelto, per ricordare Roberto Denti, scomparso nella notte all'età di 89 anni, è la stessa scritta da lui nell'ultima pagina di Lasciamoli leggere, il suo  libro pubblicato dalla casa editrice Einaudi nel 1999.

A proposito dell'intento profuso dagli adulti nel promuovere la lettura per ragazzi,   l'impegno di una vita, Roberto Denti scriveva:
«La cosa peggiore è restare con le mani in mano.
L'inerzia (o le lamentele fine a se stesse) non producono fatti nuovi.
Si rischia di perpetuare la situazione così splendidamente sintetizzata nelle ultime righe del romanzo di Pergaud, La guerra dei bottoni del 1912:
- Però, accidentaccio, chi sciagura per i ragazzi avere il padre a la madre!
Un silenzio seguì questa riflessione. Poi Lebrac tornò a nascondere il tesoro, in attesa della nuova dichiarazione di guerra. Ognuno pensava alle botte prese e, mentre scendevano tra i cespugli della Saute, Le Crique, profondamente commosso e immelanconito al pensiero della prossima neve e forse anche per il sentimento delle illusioni perdute, lasciò cadere queste parole:
- E dire che da grandi diventeremo bamba quanto loro!»
Louis Pergaud, La guerra dei bottoni, Bompiani, Milano, 1984, p. 273

Roberto Denti

L'impressione poi, percorrendo la via delle libere connessioni, nel rileggere la figura di Roberto Denti partendo della sua autobiografia scritta nel 2009 per la collana (gli anni in tasca) dei Topipittori,è che già il verbo che favoriva la sua crescita in realtà ne definiva quindi e al contempo, seppur in direzione opposta all'asserzione del padre, la direzione di una vita: impegnarsi.

Roberto Denti,
Il ragazzo è impegnato a crescere,
Topipittori, Milano, 2009

A metà delle vacanze in colonia al mare, la mamma prendeva il treno e la domenica veniva a trovarmi, ma io mi sentivo abbandonato. La stessa sensazione che avevo a casa: l’impressione era che la nonna mi trattasse male e che desse sempre ragione a mio fratello che a scuola aveva ottimi voti.
La mamma era severa e mi dette un grande dispiacere quando, avendo io chiesto di leggere Il giornalino di Giamburrasca, me lo negò, dicendomi che il protagonista del libro era un monello e che era troppo pericoloso per me conoscere le sue avventure.
Secondo lei non avevo abbastanza buon senso per capire che quello che c’è scritto nei romanzi è pura fantasia e temeva che lo volessi imitare. Mi feci prestare il libro di Giamburrasca da un compagno di scuola e lo lessi di nascosto. Op. cit, p. 92, 2009.

Nato a Cremona nel1924, Roberto Denti ha iniziato a lavorare a sedici anni in un giornale locale. Durante la seconda guerra mondiale, arrestato dai nazi-fascisti, è stato in prigione per cinque mesi, e ha fatto poi il partigiano meritando un attestato di merito conferitogli da un generale americano di cui andava ancora molto fiero. Nel 1946, come giornalista è entrato al quotidiano “24 Ore”.Nel 1952 ha lasciato il giornalismo e, dopo alcune esperienze lavorative, nel 1972 ha realizzato, per merito di Gianna Vitali, sua moglie, il sogno della sua adolescenza: aprire una libreria per ragazzi (La libreria dei ragazzi, la prima in Italia; la seconda in Europa). Non ha mai smesso di fare il librario e anche  quando ha ceduto definitivamente  la sua libreria alla casa editrice Il Castoro, il 28 novembre 2012 , ne è rimasto il vero nume tutelare fino all'ultimo. Ha collaborato con giornali ("il manifesto", "l'Unità", "La Stampa") e riviste specializzate dell'infanzia e ha fatto parte della giuria che assegna ogni anno il Premio Andersen.
Fine intellettuale, ha scritto 26 libri tra saggi, romanzi e racconti per adulti e per ragazzi. Il suo primo romanzo, Incendio a Cervara (1974), fu recensito da Pier Paolo Pasolini.

D. Quando lei ha iniziato era un papà, adesso ha l'età di un nonno. E ancora oggi molti chiedono a lei per capire che cosa far leggere ai ragazzi. Come riesce a captare ancora i loro gusti?

R.D. «Mi baso sull'esperienza, ascolto le richieste senza preconcetti, senza rigidità. Non storco il naso se un bambino vuole Geronimo Stilton e non obbligherei mai nessuno, al giorno d'oggi, a leggere Salgari, e questo lo dico anche ai genitori». 
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012.

Roberto Denti e Gianna Vitali

In un ricordo di poche ore fa, che a Roberto Denti ha dedicato la trasmissione di Radio3 FahrenheitBianca Pitzorno, amica e pioniera nello stesso campo e con lo stesso entusiasmo di Roberto e Gianna, ha ricordato come la prima sede della Libreria dei ragazzi fosse un fondamentale luogo d'incontro per i migliori cervelli pensanti della letteratura per ragazzi italiana di quel tempo: Pinin Carpi, Gianni Rodari, anche Marcello Bernardi, insieme a lei, erano di casa, per dirne alcuni. Ha raccontato, poi Bianca Pitzorno, di come allora la preoccupazione di Denti fosse quella di avere pochi libri da proporre ai ragazzi, nel nostro Paese ne uscivano circa 15 validi l'anno ricorda Bianca Pitzorno, e dell'impegno ossessivo profuso nello stimolare e cercare sempre nuove proposte. 

La libreria dei ragazzi prima di un luogo dove trovare un libro, è stato un avamposto del pensiero da cui guardare all'infanzia in modo diverso, da cui partire anche per generare altri pensieri, concretizzatisi poi in altre città d'Italia.
È stata il primo racconto, quello della letteratura dei ragazzi in Italia così come la conosciamo oggi.

R.D. «I ragazzi vanno assecondati ed educati con gentilezza e intelligenza: è giusto e sano che quel che piace a me non piaccia a un bambino di 8 anni e a un adolescente di 14. Sarebbe strano il contrario. L'amore per la buona lettura è una cosa che si insegna». 
D. E come? 
R.D. «Per esempio con il vecchio trucco della lettura ad alta voce, o della fiaba prima di andare a dormire. Nessun ragazzino si mette da solo a leggere Pinocchio, ma se qualcuno glielo legge sicuramente starà ad ascoltare con piacere. Quando veniamo al mondo l'unica cosa che sappiamo fare è ciucciare, poi impariamo a camminare, a parlare e anche a leggere. Dipende dall' esempio degli adulti. L'unico problema è che gli adulti leggono sempre meno».
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012. 

L'ultima volta che ho avuto occasione di ascoltare Roberto Denti è stata alla Bologna Children's Book Fair di quest'anno, nel corso dell'incontro I migliori libri per ragazzi del 2012: l’Annuario di Hamelin e Scelte di classe della Tribù dei lettori curato da Hamelin Associazione Culturale.

Con l'inseparabile Gianna al suo fianco, in prima fila ad ascoltarlo e sostenerlo, Roberto Denti si interrogava e ci interrogava ancora una volta sull'importanza, la necessità, di una critica letteraria onesta puntuale e competente, che fosse croce e delizia dell'editoria, sempre con gli occhi rivolti ai bambini e ai ragazzi, capace di distinguere tra il proprio piacere della lettura, e della letteratura, e il loro, e di prendersi la responsabilità di quelle scelte che, in prima istanza, passano necessariamente o tristemente prima per le mani, e il pensiero, degli adulti.

Rifletteva anche sul ruolo di chi, come lui, oggi fa il libraio e sul futuro del libro, e delle librerie, all'epoca del digitale. Quello che disse, lo sostenne con la stessa decisione che ho ritrovato nelle parole di questa che è stata una delle sue ultime interviste, che ancora lo vedeva impegnato, come sempre in prima linea, a comprendere l'oggi e il domani dei sui bambini e ragazzi.

D. Le librerie e l'editoria sono in crisi. Il libro sembra un oggetto sorpassato, nell' epoca digitale. Non finirà per essere soppiantato dagli e-book? 
R. D.«A me piace la carta e il gesto dello sfogliare, ma non sono affatto contrario ai tablet. Li trovo fantastici e spero che presto ai bambini sia possibile viaggiare con quelli, invece che con quegli zaini pesantissimi che fanno male alla schiena». 

D. Quindi anche voi librai dovrete chiudere?
R.D. «Oggi le librerie cercano di somigliare sempre più ai supermercati: luoghi impersonali dove si compra di tutto, dalle tazze ai cibi preconfezionati. Qui  alla Libreria dei ragazziinvece, c'è ancora un'idea di libreria come luogo di incontro e confronto, dove il contatto fisico con i libri è garantito. Vengono le scuole e gli alunni possono toccare, sfogliare, leggere, giocare, prendere confidenza con quell' oggetto carico di significati e di segreti che è il libro di carta. È vero che i bambini oggi a sei anni ne sanno più di noi nonni su computer e tecnologie varie. Ma io ho la sensazione netta che il libro avrà ancora una lunga vita, perché a differenza della televisione apre le porte della fantasia e dell'intelligenza».
Intervista rilasciata a Zita Dazzi per La Repubblica, il 2 dicembre 2012 e che potete leggere per intero qui. 

Grazie Roberto, per aver segnato quasi un secolo della nostra storia. 

SEGUENDO L'ECO DI ALESSANDRO RICCIONI SI ARRIVA A ROSSO BELVEDERE BAMBINO

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Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Edizioni Lapis, Roma, 2013

Di Alessandro Riccioni, del suo essere un autore e una persona fuori del comune, e di quale regalo sia poterlo leggerlo ne ho già scritto qui (a proposito di Cielo bambino, il suo primo libro per bambini con le illustrazioni di Alicia Baladan e pubblicato dai Topipittori nel 2011) e di quale gioia sia poterlo conoscere e partecipare a un suo incontro qui.

David Pintor, illustratore, fumettista, disegnatore e pittore spagnolo, classe 1975 (qui potete visitare il suo blog), nel 1993 inizia a lavorare con lo sceneggiatore Carlos López sotto lo pseudonimo di Pinto & Chinto e il loro lavoro diventa, nel giro di pochi anni, un riferimento di umorismo politico per tutta la Spagna che, ancora oggi, ogni giorno appare nelle pagine di opinione del giornale più importante della comunità della Galizia e uno dei più importanti del Paese: "La Voz de Galicia". Le sue strisce comiche vengono pubblicate anche sui giornali "Diario 16", "La Voz de Baleares" e "Diario de León".

Ha realizzato anche illustrazioni per le riviste "El Virus Mutante", "Golfiño", "BD Banda", 
"Tretzevents", "ECO" e "Sapoconcho". Dal 2004, ha iniziato la sua carriera come pittore, mostrando interesse a cercare nuovi orizzonti nel settore delle arti plastiche e design. Come illustratore, ha collaborato con alcune delle più importanti case editrici come Everest, SM, Anaya, Kalandraka, Sotelo Blanco, Círculo de Lectores, Biblos, Combel, tra le altre, con cui ha realizzato ormai una quindicina di titoli. Sue sono anche le illustrazioni de "Il pesciolino d'oro" che trovate Nel bosco della Baba Jaga. Fiabe dalla Russia (qui in Gavroche), sue anche le immagini di copertina e i risguardi, progetto a cura di Monica Monachesi (di cui potete leggere un'interessante intervista sul blog di Anna Castagnoli), con testi di Luigi Dal Cin e le illustrazioni anche di Anna Castagnoli, Fabio Facchinetti, Artem Kostyukevich, Pep Montserrat, Clotilde Perrin, Sacha Poliakova, Valerio Vidali, Józef Wilkon, edito da Franco Cosimo Panini (Modena, 2012) in collaborazione con la Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia di Sàrmede e che da poco si è aggiudicato il titolo di Miglior libro 6/9 anni all'ultimo Premio AndersenHa partecipato a numerose mostre nazionali e internazionali. Premiato dalla Society of News Design (SND) per le sue opere a "La Voz de Galicia", David Pintor ha ricevuto il Premio speciale al concorso IX di pittura "Pintor Argüelles" e le sue opere sono state selezionate, nel 2007 e nel 2013, dalla Mostra degli Illustratori della Bologna Children's Book Fair.
David Pintor, infine, sempre per le Edizioni Lapis e con il testo di Anna Lavatelli, aveva già illustrato La nonna in cielo (2008), un albo che curiosamente con L'Eco ha molte assonanze, stilistiche e di contenuto, che racconta di ampi orizzonti, di pedalate in bicicletta e di natura, di incontri desiderati e sperati, di unioni indissolubili e di impossibili possibili, ma con gli occhi di Emma, una bambina. 

Della genesi de L'Eco, per voce dell'autore e della sua preziosa amica e compagnia di ventura Lule potete leggere qui, ma voglio mettervi uno stralcio dello scritto di Alessandro che, con ciò che ha scritto poi Pintor, diviene una perfetta cornice per iniziare a immaginare la storia che tra poche righe vi presenterò.

A. R. Ebbene sì, l'eco che era partito dai nostri monti quasi un anno fa, è ritornato, rinforzato, illuminato, arricchito dalle illustrazioni bellissime di David Pintor, catturato dalla bravura dello staff delle Edizioni Lapis, infine affidato al vento e alla luce, al seguito di foglie svolazzanti. Ha superato le città della Toscana, ha zigzagato tra i cipressi toscani, fino al profilo dei monti blu all'orizzonte (ma chissà come avrà fatto David a immaginare il profilo del Gennaio, della Nuda e del Corno?).
D. P. L'Eco è un libro illustrato in cui ho potuto fare il mio personale tributo alla Toscana e al film "Ladri di biciclette" di Vittorio de Sica. Un ragazzo e suo padre partono per "un'escursione", attraversano i paesaggi della Toscana fino ad arrivare ad un monte, dove iniziano a giocare con l'eco. L'Eco è certamente uno dei libri di cui vado più fiero e spero che il pubblico italiano possa godere, insieme alla meravigliosa storia, di questo viaggio attraverso Siena, cipressi, vigneti ... come ho fatto io.

Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Edizioni Lapis, Roma, 2013

Ci sono un bambino, un papà, una mattina alle prime ore di festa, una bicicletta, due sciarpe rosse che fanno una, il vento, un percorso da conquistare, un monte da raggiungere, un'Eco e i desideri troppo grandi, quelli inespressi, nascosti, di tutti noi in questo racconto.

Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Edizioni Lapis, Roma, 2013


C'è un paesaggio che accoglie un'assenza, e un bambino accompagnato dal papà, che cerca un incontro con il destino, con "ciò che sta", per attraversarlo, raggiungerlo e intimamente modificarlo fino a correggerlo con quell'immaginazione che lo porta a formulare una richiesta, perché, si sa, l'assenza è il luogo primo e il tratto peculiare dell'immagine come il silenzio è il luogo della parola.

Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Edizioni Lapis, Roma, 2013


Nel gioco di un'intimità espressa perfettamente dai tratti di Pintor, il papà chiede per il suo bambino piccoli doni, un trenino, un cappello, un clarinetto, nomi comuni di oggetti che si dilatano, moltiplicano, trasformano, ritornando al bambino come nuovi tesori per il forziere della fantasia.

Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Edizioni Lapis, Roma, 2013

I bambini, come la filosofia, pensano spesso in assenza dell'oggetto compiendo quel "passo indietro" a cui invitava Heidegger «per riportare l'uomo alla sua essenza che non dimora presso le cose, ma presso la possibilità che le cose si diano, un invito affinché gli uomini si distolgano da tutte le loro parole e da tutte le loro visioni del mondo per giungere al luogo dove queste di danno. Questo luogo che non è altrove rispetto alle parole pronunciate, non è proprio nella centralità del loro suono e del loro senso, piuttosto nel loro orlo, dove una trapassa nell'altra, inavvertitamente, con la scansione del ritmo di cui è traccia nel nostro respiro, nel battito del nostro cuore. Ritmo inespressivo, come il silenzio, perché tutto ciò che accade sotto la sua cadenza trovi espressione». (U. Galimberti, appunto su un mio vecchio quaderno, e in quanto tale soggetto a possibile imprecisione, che purtroppo non reca traccia della fonte libraria).

Alla ricchezza delle immagini, dello sguardo di Pintor che sceglie di porsi su ogni singolo particolare donandogli luce e atmosfera, l'ascolto, la disponibilità per tutto ciò che non travalica mai le parole, in cui si pone Alessandro Riccioni, persona e poeta che certamente e con evidenza è stato capace di fare suo l'invito del filosofo di Messkirch, accoglie la richiesta, il desiderio profondo e inesprimibile, espressi dalla voce silente di quel bambino e ci dispone a pensare, da adulti, che forse la nostra storia più importante non è quella dell'evidenza delle cose fatte, dette, udite e viste, ma è quella di ciò che ha acconsentito di fare, dire, di pensare, di vedere, prima e insieme agli altri, la nostra vita.
Nel silenzio ci si muove intuitivamente, nudi, in cerca di qualcosa che è stato e poteva non essere, che potrà essere e forse non sarà, ma di certo non è con la ragione, ci dimostra il bambino di Alessandro, che si intrecciano e intrecceranno i fili della nostra biografia, anche quella più dolorosa.

Alessandro Riccioni/David Pintor,
 L'Eco, Lapis, Roma, 2013

È forse anche a partire da questi presupposti, da questo libro molto intenso, ma è un mio pensiero e non l'ho chiesto ad Alessandro, che ha preso vita una delle mille sue attività in veste anche di bibliotecario, Rosso Belvedere, la manifestazione da lui ideata e curata e giunta quest'anno alla sua terza edizione, che inizierà venerdì e si protrarrà fino a domenica 9 giugno a Lizzano e che coniugherà infatti  «il Bel Vedere con il Bel Sentire, inteso come esercizio per affinare la capacità di ascolto reciproca e di riflessione che è indispensabile a una comunità per restare unita, conquistare nuovi spazi e prefiggersi nuove mete».

A Lizzano, ci saranno di sicuro molte cose da vedere e da fare insieme ... di sicuro non mancheranno un bambino, un papà, una mamma, un percorso, il vento, un monte, un'Eco e l'accoglienza impareggiabile di Alessandro Riccioni.
A Rosso Belvedere Bambino, allora!





Vieni, c'è tanto rosso da imparare
sotto l'azzurro, sotto le verità lampanti
di fuochi lesti a farsi fumo.
Io, per altri fuochi mi preparo
in mezzo al verde, sotto le luci intermitenti
dei tanti che si fan nessuno.
Vieni, oggi non ho che questo rosso
caldo, bagnato e sterminato e mosso
e quando poi l'avrai imparato
ce lo racconteremo
tu, come vuoi,
io, come posso. 

Alessandro Riccioni,
Chiedimi il rosso, Book Editore, 2003
"Un paese vuol dire non essere soli" scriveva Pavese, in un momento in cui forse i paesi esistevano ancora. Proprio da qui noi vogliamo partire riprendendoci quanto di più significativo un piccolo centro può offrire: la possibilità di condividere ogni cosa che accade, nel bene nel male, la possibilità di ricostruire una rete di incontri veri, di momenti di scambio, di piccole grandi opportunità. Di ritrovare molte di quelle pratiche sociali che oggi, spesso, tendiamo ad affidare al mondo del "virtuale". Di nuovo, ci affidiamo allora all'energia del Rosso per recuperare valori e spazi perduti di cui abbiamo bisogno perchè legati alla nostra natura di esseri umani, votati alla ricerca di affetti, relazioni, emozioni. Di nuovo, ci affidiamo anche all'occhio attento e complice di chi questa terra l'ha scoperta da poco, di chi può vederla "da fuori".
Ritrovare la nostra identità, nutrire le radici che ci tengono ancorati al territorio, studiare le sue tradizioni, il suo passato, sono i primi passi verso una visione chiara del nostro presente che possa poi stimolare nuovi modelli e nuove possibilità per noi e per chi verrà dopo di noi.
Abbiamo, insomma bisogno di un futuro. A chi rivolgerci, quindi, se non hai bambini? Con chi costruire, se non con le famiglie? Ecco perchè il titolo del 2013 è Rosso Belvedere Bambino

Una delle novità più interessanti e curiose di questa edizione è l'inaugurazione di due "Little Free Library" (n.d.r. idea nata e messa in moto da un racconto, una preziosa ispirazione fornita dall'indomita curiosità di Valentina Colombo in un post scritto per il blog dei Topipittori ormai un anno fa).
Si tratta, scrive Alessandro Riccioni, di un'idea nata nel Wisconsin, Stati Uniti, dove un privato cittadino ha installato la prima "casetta dei libri" nel suo giardino, dando il via ad una rete in continuo sviluppo che sta conquistando giardini privati, parchi urbani e altri luyoghi di tutto il mondo. Lo scambio di libri, di consigli di lettura, altro non è cheun momento di socializzazione e di incontro che non ha, una volta tanto, alcun valore economico poichè, come si legge anche sulle etichette ufficiali dei libri in scambio, il tutto avviene "sempre gratis e mai per vendita". La "rete" di queste piccole biblioteche gratuite si sta diffondendo in tutto il mondo e noi siamo particolarmente orgogliosi di essere la prima realtà in Italia in un piccolo paese e di essere i numeri 5360 e 5361 nel mondo. 



Le nostre Little Free Library saranno sistemate nei due giardini pubblici di Vidiciatico e Lizzano in Belvedere. La nostra scommessa è che diventino patrimonio comune, da utilizzare, da proteggere e, magari, da incrementare in altri spazi del nostro territorio.
Il primo passo è stato fatto grazie al lavoro delle maestre e dei genitori delle due Scuole dell'Infanzia di Lizzano e Vidiciatico. La speranza è che altre scuole possano adottare questo progetto e contribuire al suo sviluppo.
IL PROGRAMMA di ROSSO BELVEDERE BAMBINO

Venerdì 07 Giugno
Ore 9,30 inaugurazione 1a Little Free Library (Piccola Biblioteca Libera) a Vidiciatico, giardini pubblici, con lettura animata a cura del Comitato Genitori
Ore 10,00partenza per Lizzano lungo la strada di Campiano con la storica Alessandra Biagi
Ore 11,00 inaugurazione 2a Little Free Library (Piccola Biblioteca Libera) a Lizzano, area pineta, con lettura animata a cura del Comitato Genitori
Ore 11,30 apertura libreria, a cura di Il Castello di Carta, Vignola (MO)
Ore 15,00 inaugurazione mostra Leggo, dunque gioco (a cura di Gianni Cristofori)
apertura spazio Le mummie raccontano mostra di fotografie di Alessandra Biagi, elaborazioni di Tommaso Riccioni e Francesco Silipo
Ore 16,00 Dolci decori in rosso, laboratorio di pasticceria con Anna Cavallini
Ore 17,00 merenda rossa a cura del Comitato Genitori
Ore 17,30 incontro con Gianni Cristofori: Leggo, quindi gioco
Ore 18,30 incontro con Dott.ssa Nicoletta Valdiserri: Leggere a voce alta fa bene a 

mamme, papà e bambini
Ore 20,30 proiezione film d’animazione, a cura dell’Associazione “Porretta Cinema”

Sabato 08 Giugno

Ore 10,00apertura mostre.
Ore 11,00 letture varie nello spazio morbido (Mummie), a cura del Comitato Genitori
Ore 14,30La leggerezza perduta. Laboratorio di cose inutili, laboratorio di illustrazione con Alicia Baladan
Ore 16,30 incontro con Giulia Mirandola e Alicia Baladan: La mia valle, un progetto in 

Val Lagarina (Trentino)
Ore 20,00 cena rossa a buffet (a cura del Ristorante TIBIDI); nel corso della cena, Raccontamela in fretta: favole a 100 all’ora! (animazione)

Domenica 09 Giugno

Ore 10,00 apertura mostre
Ore 10,30 Rosso Catalogone, leggere parole e immagini, incontro con Giulia Mirandola:
Ore 11,30 Racconti dalla Sicilia: la promozione della lettura dopo la punta dello Stivale, incontro con Maria Giaramidaro (Associazione Culturale OLIVER):
Ore 14,00
ritrovo alla zona ex-pineta di Lizzano per passeggiata a Sasso
Ore 15,00Piccolo grande Uruguay, laboratorio di illustrazione Alicia Baladan per piccoli e grandi, presso la Locanda Pra’ d’la Stella (merenda offerta dai proprietari Maurizio Abeti e Chiara Iacometti)
Ore 18,00 rientro a Lizzano
Ore 20,30 incontro sul futuro del Rosso…

TUTTI I LABORATORI SONO GRATUITI!

La cena ROSSA di Sabato 8 Giugno si terrà presso i locali dell'Ex-Colonia Ferrarese, sarà a pagamento solo per gli adulti (15,00 euro a persona) e servirà a finanziare questo e altri progetti di domani, sarebbe quindi importante partecipare numerosi!

Il Comitato Genitori allestirà un buffet (gratuito) su misura per piccoli.

IMPORTANTE
: per la cena rossa e per i laboratori è necessario prenotare al numero di cell. 349-1011346 (Alessandro)

Spazio Ex-Colonia Ferrarese
via Roma 40 (angolo via III Novembre),
Lizzano in Belvedere (BO)
www.rossobelvedere.altervista.org
rossobelvedere@libero.it
cellulare: 349-1011346 (Alessandro)

PRESENTAZIONI, ISCRIZIONI, CORSI ESTIVI... SULLA CULTURA, L'ILLUSTRAZIONE E LE PAROLE DELL'INFANZIA

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Accademia Drosselmeier
OPEN DAY 



Scuola per Librai e Giocattolai 
Centro Studi di Letteratura per l’infanzia e l’adolescenza 

Il giudice Drosselmeier è il padrino dei bambini nello Schiaccianoci di E.T.A. 
Hoffmann, grande romantico, scrittore, musicista, poeta, 
disegnatore, direttore d’orchestra e grande esperto di giocattoli: 
uno ‘specialista in cultura dell’infanzia’ 
nel senso in cui l’Accademia Drosselmeier si propone di formare i suoi allievi.

Illustrazione tratta da: Open This Little Book,
 text © 2013 by Jesse Klausmeier and illustrations © 2013 by Suzy Lee.
Edito in Italia da Corraini Edizioni


12 giugno 2013 
ore 18.00 

OPEN DAY


L’Accademia Drosselmeier, Scuola per librai e giocattolai - Centro Studi 
di Letteratura per Ragazzi, è un progetto di formazione della Cooperativa 
Culturale Giannino Stoppaniche nel 2013 festeggia i trent’anni di vita. 

Nata nel 2003 è Scuola di cultura dell’infanzia aperta a diplomati
laureati, è indirizzata a chi non ha ancora una formazione nel campo ma 
anche a chi, operando già nel settore, continua ad aggiornarsi. È intesa 
come luogo di studio e di scambio, nella convinzione che il mercato, 
quello dei libri e dei giocattoli, così come il mondo dei servizi, ricerchino 
risorse umane appassionate, preparate e creative.

INFO 
Accademia Drosselmeier
Via Nazario Sauro 21, Bologna
051/6154463
* è gradita conferma di partecipazione


MiMaster
APERTE LE ISCRIZIONI 
PER IL CORSO MASTER ILLUSTRAZIONE 
2013-2014


Mimaster | OPPI
Corso Master
Illustrazione
via Console Marcello,
20
piazza Villapizzone, 1
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direzione@mimasterillustrazione.
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OPPI
Organizzazione per la Preparazione Professionale degli
Insegnanti
Accreditato MIUR Ministero Istruzione Università Ricerca
e Regione Lombardia.
Azienda con Sistema Qualità Certificato UNI EN ISO
Il Mimaster è una realtà internazionale di formazione eccellente dedicata
alla professione dell’illustratore nel mercato globale dell’editoria, dal
picturebook, ai magazine, agli e-book, alle app illustrate.
Mimaster, con base a Milano, nasce dal 2009, dall’intuizione di un gruppo
di illustratori professionisti italiani e stranieri
Da allora il progetto Mimaster è diventato un punto di riferimento
internazionale nella formazione specialistica sulla progettazione visiva e le
competenze professionali dell’illustratore.
Ho formato oltre 500 nuovi illustratori coinvolgendo nella formazione come
esperti e docenti i maggiori talenti dell’illustrazione italiana e internazionale
come Brad Holland, Lorenzo Mattotti, Kitty Crowther, Roberto Innocenti,
Steven Guarnaccia, Emiliano Ponzi, Olga e Andrej Dugin, Gianni De Conno,
Pablo Amargo, Chiara Carrer, Natalie Ascencios, Francesca Ghermandi,
Anita Kunz, Guido Scarabottolo, Lisbeth Zwerger, Beppe Giacobbe e molti
altri.
Insieme a loro, a completare una formazione professionale e di prospettiva
internazionale, abbiamo coinvolto gli art director della grande stampa
mondiale e dei maggiori editori italiani: LaRepubblica, The NewYork Times,
Feltrinelli, DeAgostini, Rizzoli, LeMonde, Corraini edizioni, ilSole24Ore,
CoccoleBooks, PenguinBooks, BloombergBusinessweek e molti altri.
Mimaster è realizzato da O.P.P.I. ente di Eccellenza nella Formazione
accreditato presso Regione Lombardia e MIUR e rilascia Certificazione della
Competenze di validità europea.
Direttore Mimaster, Ivan Canu
Coordinamento, Giacomo Benell

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Al via le selezioni
per la quinta edizione


Il programma per l’anno master 2013-2014 riconferma lo stretto rapporto tra creatività, progetto e mercato che forma la base della didattica MiMaster.

Tra i grandi artisti docenti: Paul Davis, Etienne Delessert, Simona Mulazzani, Riccardo Vecchio, Michael Sowa, Emiliano Ponzi, Ajubel.

I Contest di pubblicazione MiMaster, trampolino per la carriera dei nostri corsisti, coinvolgeranno la classe master nell’esperienza del lavoro reale.

Le mani più talentuose dei partecipanti al MiMaster saranno premiate durante l’anno con la pubblicazione di lavori, con regolare contratto, da parte dei nostri editori partner.


A disposizione per i candidati 4 borse di studio “Giovanni Mulazzani” per sostenere la formazione professionale di nuovi talenti dell’illustrazione.

Il Mimaster ha durata di 9 mesi, da Ottobre 2013 a Giugno 2014, per complessive 800 ore di lezioni frontali, workshop e corsi.

Prove di Ammissione:1-2 luglio e 16-17settembre 2013

Ultima scadenza iscrizioni: 12 settembre 2013
Dove: Mimaster/OPPI – via console Marcello 20, Milano
Domanda di ammissionewww.mimasterillustrazione.com 
Ammessi al Mimaster:
 max 25 corsisti


Mimaster ha messo a punto un sistema di formazione centrato sul progetto e la condivisione di processi creativi.
La didattica Mimaster focalizza il mercatoe anticipa le tendenze editoriali.

I 9 mesi di programma professionalizzano la creatività e aiutano a tradurla nei media tradizionali dell’editoria e sui nuovi media digitali.

Strumenti per la creatività
Storytelling, editing, linguaggi dell’immagine, itinerari nell’arte, storia dell’illustrazione.

Progettare la creatività
Albi per l’infanzia, copertine, riviste e quotidiani, libri per adulti, book & page design

Nuove tecnologie editoriali
App/eBook e digital media : dallo storytelling alla realizzazione del progetto illustrato

Strumenti professionali
Mercati e diritto d’autore, l’agente, portfolio, tutoring Bologna Book Fair, masterclass con editori, art director, professionisti del settore, contest di pubblicazione.


Programma



TEORIA

mercati e diritto d’autore VALENTINA MAI
storia dell’illustrazione FERRUCCIO GIROMINI


ILLUSTRAZIONE PER L’INFANZIA

scrittura e narrazione DAVIDE CALÌ
il progetto e la fiera del libro EMANUELA BUSSOLATI
l’albo illustrato ETIENNE DELESSERT & TOM PETERSON Creative Company
il progetto e l’agente DEBBIE BIBO
il libro d’autore MICHAEL SOWA
editoria scolastica NADIA MAESTRI - DeAgostini
masterclass: SALANI e MONDADORI Jr


ILLUSTRAZIONE PER ADULTI

copertine narrativa RICCARDO VECCHIO & PAUL BUCKLEY - Penguin
copertine narrativa EMILIANO PONZI & CRISTIANO GUERRI - Feltrinelli
albo d’autore SIMONA MULAZZANI & PAOLA PARAZZOLI - Rizzoli
design del libro PIETRO CORRAINI
masterclass: SALANI

ILLUSTRAZIONE PER MAGAZINE

il magazine digitale ELLEN WEINSTEIN
il quotidiano MANUELA BERTOLI
la rivista FEDERICO MAGGIONI
l’affiche PAUL DAVIS
masterclass: La Repubblica, il Sole24Ore, Liber, Players magazine


APP e E-BOOK

e-book infanzia MARIA SOLE MACCHIA
e-book publishing VALENTINA MAI – Kite edizioni
progettare app AJUBEL
masterclass: IRENE BLASCO, CHRISTOPH NIEMANN, JAIME D’ALESSANDRO


Contest di Pubblicazione

All’interno del Mimaster i corsisti affiancano alla formazione la realizzazione di lavori destinati alla pubblicazione, attraverso contest interno con regolare contratto di edizione per i selezionati.
I contest Mimaster coinvolgono realtà editoriali italiane e internazionali nello concretezza di essere un’esperienza di lavoro e un trampolino di lancio professionale per nuovi talenti.

© Francesco Pirini 2013,
vincitore del contest MiMaster Feltrinelli

© Gaia Nasi 2013,
vincitrice del contest MiMaster - Feltrinelli

Partner editoriali Mimaster

ROLLING STONE – WIRED - HYSTRIO
COCCOLEBOOKS - KITE
SALANI – DE AGOSTINI
RIZZOLI
CORRAINI – LIBER
LA REPUBBLICA
IL SOLE24ORE – THE NEW YORK TIMES
FELTRINELLI

© Luca D'Urbino 2013,
vincitore del contest "MiMaster-The New York Times"

© Stefano Pietramala 2013,
vincitore del contest "MiMaster- The New York Times"

Eventi speciali Bologna Children’s Book Fair

In esclusiva per i corsisti Mimaster l’incontro con l’organizzazione e la giuria del Bologna Children’s Book Fair Illustrators Exhibition durante i lavori di selezione e lo stand MiMaster al Bologna Children’s Book Fair con tutors per la presentazione del portfolio, incontri riservati con editori italiani e internazionali.

Borse di studio “Giovanni Mulazzani”

Il Fondo Giovanni Mulazzani è una risorsa per la formazione di giovani illustratori in costante ampliamento.

Attraverso le borse di studio “Giovanni Mulazzani” il Mimaster contribuisce alla professionalizzazione di nuovi talenti dell’illustrazione.

Per l’anno master 2013-2014 sono a disposizione 4 borse di studio a parziale copertura della retta.

Le borse vengono assegnate dalla commissione del Fondo Mulazzani e del Mimaster come premio al merito e sostegno al reddito del candidato.




Scuola Internazionale d'Illustrazione 
di Sàrmede 

CORSI ESTIVI

I primi corsi a casa Zavřel nel 1991

Nel 1988 Štěpán Zavřel organizza i suoi primi corsi di illustrazione, inizia così la storia della Scuola che dal 1991 cresce e si trasforma negli anni con il sostegno del Comune di Sàrmede, della Provincia di Treviso e della Regione del Veneto.

Percorsi formativi
La Scuola offre percorsi formativi di vario livello: corsi base per chiunque desideri avvicinarsi con passione al mondo dell’illustrazione e corsi avanzati per il perfezionamento artistico.
I docenti sono artisti di fama internazionale che sviluppano propri sistemi d'insegnamento, già collaudati anche in altre sedi in Italia e all'estero.
Oltre alla tradizionale sessione estiva, sono in programma ulteriori appuntamenti autunnali rivolti ad illustratori, insegnanti, operatori culturali e genitori.

Collaborazioni
La Scuola di Sàrmede offre inoltre, alle classi dei Licei e degli Istituti d’Arte, l’opportunità di incontrare e lavorare con illustratori e professionisti di fama internazionale.
Le proposte formative rappresentano momenti di approfondimento e di alta specializzazione nel campo dell’illustrazione, nelle discipline pittoriche e grafiche, nel settore dell’editoria e della stampa.

INFO
Fondazione Mostra Internazionale d'Illustrazione per l'Infanzia Štěpán Zavřel 

c/o Casa della Fantasia
Via Marconi, 2 - 31026 Sàrmede (Treviso) - Italia
Tel. +39 0438 959582
Fax. +39 0438 582780
www.sarmedemostra.it
info@sarmedemostra.it
Skype: mostra.sarmede


Programma 



17 - 22 giugno: Chiara Carrer
“Indagine su un giardino” tecnica mista dal segno all’impronta CORSO AVANZATO
Attraverso la sperimentazione di tecniche diverse, si progetterà un libro sul paesaggio naturale, miti, leggende e storie sull’albero. Il corso prevede anche lezioni teoriche con proiezione di immagini.
Contributo richiesto: 340 €

* INCONTRO - "Il contratto di edizione, tutto quello che avete sempre desiderato sapere e non avete mai osato chiedere"
Con: Chiara Carrer, Paolo Canton, Anna Castagnoli. 
Mercoledì 19 giugno, ore 19.00 - Casa della fantasia.





17 - 22 giugno: Anna Castagnoli 
"Alla ricerca del proprio stile" tecnica mista CORSO PER TUTTI
Come trovare uno stile che rispetti la propria originalità e insieme le esigenze del mercato? Un corso dove teoria e sperimentazione permetteranno agli allievi di sviluppare uno stile personale adatto all’album contemporaneo.
Contributo richiesto: 340 €
* INCONTRO - "Il contratto di edizione, tutto quello che avete sempre desiderato sapere e non avete mai osato chiedere"Con: Chiara Carrer, Paolo Canton, Anna Castagnoli. Mercoledì 19 giugno, ore 19.00 - Casa della fantasia.





17 - 22 giugno: Paolo Canton
"Progettare libri" 
Imparare a progettare albi illustrati nel rispetto dei vincoli tecnici e della coerenza fra forma e narrazione. Sperimentare forme e strutture di libro non convenzionali. Realizzare piccoli progetti a partire da strutture di libro analizzate e realizzate in aula.
Contributo richiesto: 340 €
* INCONTRO - "Il contratto di edizione, tutto quello che avete sempre desiderato sapere e non avete mai osato chiedere"
Con: Chiara Carrer, Paolo Canton, Anna Castagnoli. Mercoledì 19 giugno, ore 19.00 - Casa della fantasia.




NOVITA' 24 - 29 giugno: Anna Castagnoli
"Alla ricerca del proprio stile" tecnica mista CORSO PER TUTTI

Come trovare uno stile che rispetti la propria originalità e insieme le esigenze del mercato? Un corso dove teoria e sperimentazione permetteranno agli allievi di sviluppare uno stile personale adatto all’album contemporaneo.
Contributo richiesto: 340 €





24 - 29 giugno: Miguel Tanco
“Mappe per ritrovarsi” Tecnica mista e collage CORSO PER TUTTI
Per esplorare le potenzialità della storia lungo un percorso coerente si comporrà una mappa dell’immaginario, una mappa cromatico-simbolica, una mappa di forme e una mappa storyboard; il tutto con l’esercizio dell’astrazione, che libera il pensiero e conduce all’essenziale. Per illustratori alle prime armi o già attivi nel settore.
Contributo richiesto: 340 €




24 - 29 giugno: Eva Montanari tecnica mista CORSO BASE
Il corso è rivolto a chi si avvicina in punta di piedi al mondo dell'illustrazione, a chi ha voglia di inventare personaggi, capire come inserirli in una composizione, farli muovere al ritmo con cui sfogliano le pagine di un libro. Si partirà dal disegno dal vero per arrivare ad una personale sintesi, si esploreranno tecniche miste.
Contributo richiesto: 340 €




1 - 6 luglio: Linda Wolfsgruber
"Le streghe"disegno e monotipia CORSO AVANZATO 
Da questo corso nascerà un libro sulle streghe del Triveneto distribuito dal quotidiano Il Gazzettino.
Contributo richiesto: 340 €





1 - 6 luglio: Svjetlan Junaković 
"Raccontare con le immagini" tecnica mista CORSO BASE 
Rivolto principalmente a chi si avvicina per la prima volta all'illustrazione. Il corso affronta le varie tecniche pittoriche, la composizione grafica e cromatica, lo studio del personaggio e del paesaggio.
Contributo richiesto: 340 €



8 - 13 luglio: Linda Wolfsgruber
“Piante e insetti a Casa Zavrel”collage, disegno e colore a propria scelta CORSO PER TUTTI
Come sviluppare il progetto per un libro illustrato, ispirati dall'atmosfera di una casa molto speciale e dalla natura che la circonda; tra stanze affrescate e suggestivi angoli di giardino.
Contributo richiesto: 340 €




8 - 13 luglio: Svjetlan Junaković 
"Storielle di gusto"tecnica mista CORSO AVANZATO
Storielle di gusto (cibi, narrazioni, illustrazioni nel piatto) è il titolo del libro che nascerà da questo corso, edito da De Bastiani editore.
Contributo richiesto: 340 €






15 - 20 luglio: Linda Wolfsgruber 
“Dal disegno all'illustrazione” copia dal vero CORSO BASE
Il corso ha come nodo centrale la copia dal vero per sviluppare il disegno. Sono previste anche giornate all’aperto per lo studio del paesaggio visitando i boschi, le malghe e le grotte della zona.
Contributo richiesto: 340 €




15 - 20 luglio: Svjetlan Junaković 
"I mestieri di un tempo" tecnica mista CORSO AVANZATO
Il corso è in collaborazione con il MIUR. Le tavole illustrate saranno pubblicate su un libro edito da De Bastiani.
Contributo richiesto: 340 € (per coloro i quali si siano già iscritti ad uno o più corsi di quest'anno la quota è di 170 €)



22 - 27 luglio: Linda Wolfgruber
"Il re fagiolo e altre storie"disegno su base colorata CORSO AVANZATO 
Da questo corso nascerà il libro Il re fagiolo e altre storie in cucina, edito da Kellermann.
Contributo richiesto: 340 €
Info orari e materiali 




22 - 27 luglio: Svjetlan Junaković 
"Raccontare con le immagini" tecnica mista CORSO BASE
Rivolto principalmente a chi si avvicina per la prima volta all’illustrazione. Il corso affronta le varie tecniche pittoriche, la composizione grafica e cromatica, lo studio del personaggio e del paesaggio.Contributo richiesto: 340 €





22 - 27 luglio: Maurizio Olivotto
"Sperimentare tecniche di stampa"collografia e incisione diretta CORSO BASE
È un corso di stampa (con prodotti atossici) in cui si realizzano matrici con vari materiali per ottenere immagini in serie o monotipi, e si sperimentano modi particolari di fare illustrazione usando anche fondini, collage e carte colorate. (max 15 partecipanti)
Contributo richiesto: 390 €
Info orari e materiali




17. 29 luglio 3 agosto: Giovanni Manna
"Atmosfere ad acquerello" acquerello CORSO BASE

Il corso affronta la tecnica dell’acquerello attraverso un percorso che, approfondendo le competenze su composizione, padronanza d’uso dell’acqua e del colore, permette di realizzare un’ampia gamma di effetti espressivi, atmosferici e di dettaglio, di grande suggestione. Ogni allievo è seguito individualmente in rapporto alla sua preparazione.
Contributo richiesto: 340 €




29 luglio 3 agosto: Valeria Bertesina
"Fare libri" CORSO PER TUTTI
Il corso, suddiviso in una parte teorica ed in una pratica, presenta il significato, la storia, l'evoluzione del libro d'artista in esemplare unico, tiratura limitata o per grandi edizioni a carattere industriale. Una particolare attenzione verrà dedicata al lay-out e al delicato rapporto testo - immagine - struttura come risposta all'esigenza di creazione unitaria di libro. Il corso è adatto sia per principianti sia per coloro che hanno già frequentato il corso del 2012.
Contributo richiesto: 340 €
Info orari e materiali



2 - 7 settembre: AnnaLaura Cantone
“Stupirsi e stupire con l’immaginazione” tecnica mista CORSO BASE
Il corso ha lo scopo di riproporre le fasi di sviluppo di un'opera editoriale dedicata ai bambini, dall'analisi del racconto alla produzione degli elaborati definitivi.
Contributo richiesto: 340 €
Info orari e materiali




9 - 14 settembre: Javier Zabala
"Aperti all'imprevedibile"tecnica mista CORSO BASE
Il corso base ripropone, adattati, i medesimi obiettivi del corso avanzato.
Contributo richiesto: 340 €




16 – 21 settembre: Linda Wolfsgruber
“Poesie Nonsense” collage, disegno e colore a propria scelta CORSO AVANZATO
Come sviluppare il progetto di un libro illustrato partendo dalla propria poesia nonsense preferita? Con il cadavre exquis, il gioco collettivo surrealista!
Contributo richiesto: 340 €
Info orari e materiali






NOVITA' 7 - 8 settembre: Luigi Dal Cin 
"Si può migliorare un racconto? L’editing del testo narrativo"
CORSO AVANZATO DI SCRITTURA
Il corso, indicato a chi ha già acquisito e sperimentato gli elementi fondamentali che sorreggono la scrittura di testi narrativi rivolti a giovani lettori, fornirà le competenze critiche necessarie ad un’analisi consapevole del testo narrativo, per poterne identificare le carenze e proporne le migliorie necessarie. Si svolgerà sabato 7 settembre 2013 dalle 15.00 alle 19.00, e domenica 8 settembre dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00. Contributo richiesto: 130 €

FABBRICA DELLE FAVOLE
AIF SUMMER SCHOOL




Fabbrica delle Favoleè un’associazione culturale che si occupa di editoria dal 1994 
con una serie di progetti che si sono evoluti negli anni fino alla creazione degli attuali marchi ARS IN FABULA eLIBRIAMOCI differenziando l’attività formativa da quella divulgativa.


ARS IN FABULA è un percorso di formazione artistica specifica per l’editoria che comprende: Master di Illustrazione (primo titolo riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca per questa disciplina), Corsi di Illustrazione (precedentemente denominati Libriamoci) e Seminari di Editoria. ARS IN FABULAè strutturata per dare la possibilità ai giovani talenti ma anche ai professionisti di sviluppare e approfondire le tematiche inerenti al settore attraverso una vasta offerta formativa ed il coinvolgimento dei maggiori artisti e le principali case editrici italiane e internazionali. 

LIBRIAMOCI Mostra Internazionale di Illustrazione. Ogni anno la mostra è dedicata ad un autore con una panoramica retrospettiva. Negli ultimi anni Libriamoci ha presentato le opere di Josef Wilkon, Dusan Kallay e Kamila Stanklova, Carll Cneut, Annalaura Cantone. Si svolge a Dicembre alla Galleria degli Antichi Forni a Macerata e riproposta nel periodo estivo in concomitanza con il programma Ars in Fabula nelle sale del Polo Bibliotecario dell’Università di Macerata.

Direttore artistico: Mauro Evangelista
Curatrice progetto Ars in Fabula: Alessandra Sconosciuto
Ufficio stampa: Michela Avi
Comunicazione: Luca Tortolini




I corsi della ARS IN FABULA SUMMER SCHOOL sono destinati a chi intende avvicinarsi al mondo dell’illustrazione o approfondire le proprie conoscenze sulla narrazione per immagini. Un‘occasione unica per conoscere l’ illustrazione, la graphic-novel e l’animazione, attraverso l’uso delle tecniche sia tradizionali sia digitali, con i protagonisti d’oggi in campo internazionale.

I corsi hanno l’obiettivo di fornire agli allievi la possibilità di confronto con alcuni dei più autorevoli illustratori ed autori internazionali creando in questo modo un proprio bagaglio di esperienza, fondamentale per il raggiungimento di una maturità tecnico-stilistica.

I Corsi base hanno la finalità di fornire agli allievi gli elementi fondamentali della narrazione per immagini, delle tecniche pittoriche sia tradizionali sia digitali; non è prevista selezione per l'iscrizione.

I Corsi avanzati sono finalizzati al perfezionamento tecnico e stilistico, ma anche all’approfondimento delle tematiche inerenti al settore editoriale. Per partecipare è prevista la selezione sulla base del proprio portfolio.

I corsi hanno durata settimanale (dal lunedì al sabato compreso, 9:00 – 13:00 / 14:30 – 18:30) e si svolgono presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Il numero massimo di partecipanti è di 22 allievi. 

Per ogni corso verrà rilasciato un Attestato di Frequenza. Per gli studenti dell'Accademia di Belle Arti, i corsi della ARS IN FABULA SUMMER SCHOOL rilasciano due crediti formativi e sono parificati alla attività di Stage curriculare. Ulteriori dettagli ed informazioni su alloggi, modalità e condizioni di partecipazione sono disponibili nei pdf qui di seguito riportati.


INFO
fabbricadelleFavole 
Largo Affede 5, 62100 Macerata
Tel / Fax + 39 0733 231740


Calendario
(sul sito trovate la presentazione-video di Mauro Evangelista 
dei corsi della prima e della seconda settimana)




UN GIARDINO, UN ORTO E UN BAMBINO

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Silvia Bonino, Il mio giardino semplice.
La facile arte del giardinaggio in famiglia
,
De Vecchi (Giunti editore), Firenze, 2013

Silvia Bonino è professore onorario all'Università di Torino, dove ha insegnato per molti anni Psicologia dello sviluppo. È autrice di numerosi libri scientifici e divulgativi, pubblicati sia in Italia che all'estero presso i maggiori editori. Ha curato il Dizionario della psicologia dello sviluppo per Einaudi (2002) e tra i suoi testi più recenti troviamo Mille fili mi legano qui. Vivere la malattia (Laterza, 2006), libro tra scienza e testimonianza che è stato tradotto in diverse lingue e La leggenda del re di pietra (Araba Fenice, 2011), favola naturalistica per adulti e bambini. Il suo ultimo  libro, Il mio giardino semplice. La facile arte del giardinaggio in famigliaè pubblicato dalla case editriceDe Vecchi(2013).

Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013
Julie Fogliano ha trascorso tutta la vita leggendo libri per bambini. Adesso sta sveglia tutta la notte per scrivere i suoi libri mangiando cereali. Vive nella Hutson Valley insieme al marito e ai due figli che la stancano moltissimo, ma allo stesso tempo le regalano un sacco di buone idee. 

Erin E. Steadautrice e artista, divide il suo tempo tra una vecchia fattoria a Ann Arbor nel Michigan e New York. Ha lavorato per la casa editrice HarperCollins Children’s Books.
Di Erin E. Stead, e di Il raffreddore di Amos Perbacco, il suo primo meraviglioso libro pubblicato in Italia, sempre perBabalibri (2011), potete leggere qui.
and then it's spring si è aggiudicato numerosi premi tra cui il "2012 Boston Globe – Horn BookHonor Book", l' "A Kirkus Reviews Best Children’s Book of 2012", l' "A Publishers Weekly Best Children’s Book of 2012" e l' "A Horn Book Fanfare Best Picture Book of 2012".


Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013
Emanuela Bussolati, è appena stata insignita del Premio Andersen "Migliore autrice completa 2013" con la seguente motivazione: "Per l’articolata, consapevole ed empatica competenza di creatrice di libri per l’infanzia: dall’individuazione di tematiche mai scontate alla progettazione e realizzazione compositiva complessiva. Per il continuo rinnovarsi di un coerente percorso di attenzione e ascolto dell’infanzia, contraddistinto da un lato dalla capacità di stare dalla parte dell’età evolutiva e dall’altro di dialogare con differenti competenze e linguaggi".
Architetto, invece di case e grattacieli ha scelto di progettare e illustrare libri per bambini, in particolare per piccolissimi. Fra le sue iniziali esperienze, ha collaborato con il “Vivaio”, centro di psicologia per l’età evolutiva. I primi libri li ha illustrati per case editrici francesi e inglesi, poi per Emme Edizioni e Piccoli. Per sette anni, per le mamme e i papà che leggevano la rivista “Donna e Mamma”, ha scritto e illustrato storie da raccontare ai bambini prima della buonanotte. 
Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009


Ha ricoperto la carica di direttrice editoriale di Piccoli e La Coccinella ed è stata responsabile della collana "Zerotre" della Franco Cosimo Panini (Premio Andersen 2009 come miglior progetto editoriale). È ideatrice e autrice della serie "I Quadernini" (Editoriale Scienza), il cui volume Giardinieri in erbaè stato inserito  neiWhite Ravens 2010 e Tararì Tararera (Carthusia) si è aggiudicato il Premio Andersen nel 2010 come miglior libro 0-6 anni. Con Paolo Tasini, Emanuela Bussalati poi, cura il blogAttraverso Giardini








Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013
Gerda Muller nasce a Naarden, in Olanda, nel 1926. Studia alla Scuola d'Arti Decorative di Amsterdam e alla Scuola Estienne a Parigi. Realizza molti album illustrati per bambini e collabora con riviste specializzate nel campo infantile. «Quando lavoro sola nel mio studio sento la presenza di un bambino che mi guarda e spesso mi guida. È per lui che lavoro.»
La vita segreta dell'orto porta la rilettura scientifica di Alain Douineau, giardiniere, animatore pedagogico e Sophie Deschamps, giardiniera. Jardin del plantes, Parigi. Di Gerda Muller, sempre nel catalogo Babalibri, trovate anche anche Indovina che cosa succede Indovina chi ha trovato Orsetto.

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2012
Florence Guiraudè una scrittrice e illustratrice di successo. I suoi libri sono pubblicati principalmente dalle case editrici Casterman e Éditions de La Martinière Jeunesse (Le Carnaval de la savane, Alphanimaux, Mon 1 000 mots, Les aventuriers de la plume magique, L’histoire de la girafe blanche qui voulait ressembler à une vraie girafe, Le mystère de la lune...) e i suoi albi per i piccoli sono pubblicati da Seuil. Dans mon panier, con Judith Nouvion pubblicato lo scorso anno da Éditions De La Martinière Jeunesse e in Italia da Gallucci Editore con il titolo I frutti della terra (2012), si è aggiudicato la Menzione nella sezione NON-FICTION dell'ultimo BolognaRagazzi Award.







Ho una vera passione per i libri che raccontano di giardini e di orti, chi mi spinge fin dentro le pagine dei libri di botanica.
(Potete leggere un altro post dedicato a questi libri qui).
Forse perché ho un'antica passione per i giardini e gli orti.

Succede così che a volte, questi libri mi affascinano. Pur consapevole che non riuscirò a mettere in pratica un rigo di ciò che suggeriscono, riconosco in loro il dono di chi ha fatto, dell'azione e il piacere di coltivare, un'arte. Altre volte, scorgo in questi testi un'antipatia per il lettore proporzionale al compiacimento che deve provare chi scrive mentre, con precisione maniacale, erige il suo sapere a muro invalicabile per il neofita o "non addetto ai lavori". Ora, pur consapevole che la conoscenza, in qualsiasi ambito, può elevare il discorso a materia di studio, mi chiedo se la complessità della natura non possa essere spiegata con la saggezza di chi desidera trasmetterne i segreti.

Questo discorso potrebbe andare di lungo tanto da annoiarvi, ma se avute avuto la fortuna di crescere in qualche modo nel ventre della natura o di frequentarla con assiduità, di conoscere da vicino le persone che la abitano, a qualsiasi latitudine o longitudine, sapete che cosa intendo dire.

Ora, prendete un rettangolo, al centro metteteci una casa, nella metà davanti immaginateci un giardino e piante, lungo tutto il perimetro alberi da frutto e nella parte dietro un orto punteggiato di fiori: questa è la figura geometrica del primo luogo della mia crescita. Dentro, oltre alla mia corposa famiglia, e un numero considerevole di parenti vagabondi, vicini e amici, pensateci anche Musotondo, il gatto Primo e Ultimo, Aros, il pastore tedesco che mi ha fatto credere di essere un'amazzone, Wolfy, l'altro pastore tedesco che amava la musica, Bracco una trattato di poesia canina e Pippo, beh, Mister P è stato il cane dei desideri e, insieme a Bracco, una continua interrogazione sulle derive a cui può approdare l'essere umano.

Insomma, quello in cui vivevo era un rettangolo dilatato di natura e una vivace confraternita di tipi, umani animali e vegetali, che sopra ci vivevano con l'illusione di completarsi a vicenda; perimetro da cui riemergevo ogni sera con addosso l'inequivocabile e trionfante afrore di "bambino sporco", quel profumo che circonda ancora oggi chi si è divertito come un pazzo e che si lava via con una lunga doccia prima di cena.

Uno per tutti, Mister P

La scuola è finita, la primavera di cui siamo stati privati dovrebbe aprire tra poco le porte all'estate, c'è un'attesa di vita all'aperto pronta a esplodere in ogni bambino, e in noi prima di loro. Sotto le mie finestre è tutto un tolgo la maglietta metto la maglietta, tra pioggia e partite di chi sa quale gioco che non conosco a cui partecipano bambini colorati. Quello che mi manca, tra le molte cose, di quelle lunghe giornate è l'organizzata benedetta mancanza di programmazione.

Eppure, c'erano tempi precisi e piacevoli anche in quell'agenda mancata.

Due di questi erano quotidianamente immancabili: il tempo del giardino e quello dell'orto. Complici, entrambe le nonne, opposte nel pensare e nel fare, unite da un'origine contadina che dalla terra sapeva raccogliere ogni offerta. Nel campo, rigorosamente separato da una funzionale zona franca con fiori ad abbellire e rosmarino, prezzemolo, salvia, timo, menta, basilico, maggiorana e pepe bipartisan, si potevano vedere schierati nel settore nonna G.: fragole, pomodori tondi, lattuga, carote, ravanelli rossi, fagiolini, patate, zucchine, aglio, cipolle; il settore nonna E. da par suo contrattaccava, con fiera discrezione, con fragoline di bosco, piselli, ravanelli bianchi, radicchio, pomodori perini, melanzane, sedani, peperoni, cetrioli e, attenzione, cipollotti.

Il giardino, quello vero, con patto di sangue sottoscritto per manifesta inferiorità esibita di nonna G, era il regno indiscusso di nonna E. .

In questi regni, io, aiutante che tutto doveva imparare, mi muovevo seguendo due lingue che impartivano suggerimenti e ordini simili ma con tempi e sfumature caratteriali. Improvvise tavole rotonde poi si organizzavano ai cambi di luna, di tempo, di stagione, quando il mattino si apriva illuminando un mandala di bava di lumache, o quando una semina non voleva saperne di venire su. Bandiere bianche sventolavano quando si doveva innaffiare, e a poterlo fare ormai ero io dopo attenti esami e ammonimenti agli animali compresi. Che poi applicavamo, io e i quadrupedi, a metà.

Non so, io ricordo tutto come fosse ora, come capiterà anche a voi sono sicura quando pensate ai momenti della vostra infanzia. È che era un logos, uno scandire del tempo e dei modi, che durava tutti i mesi dell'anno. Una sapienza che non sembrava tale, il far parte di una scombinata ma precisa combriccola di sapienti che andava ben oltre le nonne. Era normale vivere con e nella natura, perché di fatto se ne era consapevoli. Una bussola che aiutava a capire esattamente in quale punto del calendario del mondo ci si trovasse. E una volta che quella bussola l'hai avuta, se poi è successo da bambino, desideri continuare a usarla perché sai che da essa dipende molto del tuo sentire, del sentirti, bene.

Quello che sai, a differenza di altri, è che in fondo, pur non essendoci sempre le condizioni favorevoli a consentirlo, per riprodurre le sensazioni di quello stato basta poco. E lo sai perché te lo hanno insegnato e trasmesso con semplicità, insomma è come se, dopo aver appreso le formule, ora tu conoscessi il codice. Che segreto non è perché poi, volendo, è lì, alla portata di tutti.

Molto di tutto questo "riaffiorare" lo devo, oltre al mio giardino di allora ma distante e al terrazzo di oggi di cui cerco di appropriarmi strappandolo dalla città come una provetta Mary Lennox, alla lettura di quello che ritengo un bel libro, Il mio giardino semplice. La facile arte del giardinaggio in famiglia, scritto da Silvia Bonino.



Silvia Bonino, Il mio giardino semplice.
La facile arte del giardinaggio in famiglia
,
De Vecchi (Giunti editore), Firenze, 2013


Tutto in questo testo risiede nella visione e parla dell'esperienza di chi lo ha scritto, alla vita di bambina trascorsa in una casa in collina, del tempo vissuto in un giardino e orto insieme «secondo un'abitudine che gli ecologisti oggi suggeriscono e che sembra una grande novità: allora era una consuetudine dettata dalla necessità e dall'antica abitudine contadina, a essere autosufficienti, senza per questo rinunciare alla bellezza» e di un dono di un papà che un giorno regalò a Silvia alcune piantine perché essere piantarle in un angolo di giardino tutto per sé.
Ma è anche frutto di molti anni di insegnamento di Psicologia dello sviluppo mettendo così in perfetta relazione, in queste pagine, «la cura delle piante che mi ha accompagnata per tutta la vita, e mi ha insegnato molte cose, con le conoscenze di psicologia che sono state, anch'esse, il sale della mia vita».


Silvia Bonino, Il mio giardino semplice.
La facile arte del giardinaggio in famiglia
,
De Vecchi (Giunti editore), Firenze, 2013


Questa "perfetta relazione" fa di Il mio giardino semplice" un manuale, ma non pensatelo strettamente così, una profonda riflessione e insieme un'utile guida per soccorrere il bisogno, tanto di un adulto che di un bambino (magari insieme), di immergere le mani nel cuore della natura, là dove molto succede ogni volta per la prima volta, e attraverso questo gesto provare il piacere e la responsabilità del prendersi cura di qualcosa, un'entità viva in realtà che non può attendere, fuori da sé.
Questo libro vuole rispondere alla duplice esigenza di comprendere quali importanti insegnamenti la pratica del giardinaggio può trasmettere ai bambini e di concretizzare questa pratica nella quotidianità della famiglia.
Proprio perché di pratica si tratta, e non di conoscenza teorica, verrà illustrata fin da subito, nella prima parte del libro, la proposta del "giardino semplice".
Si tratta di una proposta innovativa, che permette di realizzare l'esperienza del giardinaggio in modo adatto ai più piccoli e con buoni risultati sia per i coltivatori - bambini e adulti - sia per le piante coltivate.

Nella seconda parte del libro saranno invece esaminati nello specifico gli insegnamenti che il giardinaggio può offrire:
- COMPRENDERE L'UNITà DELLA VITA;
- CONOSCERE E ACCETTARE IL CICLO DELLA VITA;
- CONOSCERE E ACCETTARE IL CICLO DELLE STAGIONI;
- IMPARARE A PRENDERSI  CURA DI UN ESSERE VIVENTE;
- IMPARARE IL SENSO DI RESPONSABILITà;
- IMPARARE A TOLLERARE IL SENSO DI FRUSTAZIONE E PAZIENTARE;
- IMPARARE A PENSARE;
- IMPARARE AD ACCETTARE I LIMITI;
- CONFRONTARSI CON LA VITA REALE;
- IMPARARE L'ARMONIA.
Nella terza parte saranno offerti suggerimenti pratici relative alle piante più adatte per il giardino semplice durante i vari mesi dell'anno, oltre che per la coltivazione su terrazzi, balconi e davanzali e per la realizzazione dell'orto.



Silvia Bonino, Il mio giardino semplice.
La facile arte del giardinaggio in famiglia
,
De Vecchi (Giunti editore), Firenze, 2013


C'è anche un'altra considerazione di fondo, importante, che ha motivato Silvia Bonino a scrivere queste pagine «se guardiamo all'ambiente in cui avviene lo sviluppo della maggior parte dei bambini di oggi, ci rendiamo conto che in esso le forme di vita vegetale sono poco presenti. La maggior parte dei bambini ha esperienza diretta solo delle poche piante verdi che decorano gli interni delle abitazioni o tutt'al più il balcone, mentre in città gli spazi verdi, oltre a essere scarsi, sono spesso maltenuti e infrequentabili (NDR. Senza tenere conto che, nel nostro Paese,  negli ultimi anni la cementificazione prosegue al ritmo di 45 ettari al giorno privando i bambini di aree verdi e spazi per giocare e che circa 1.500.000 bambini e ragazzi nascono e crescono in aree in prossimità di impianti industriali e discariche non conformi alle normative il cui suolo, falde acquifere e l'aria sono altamente inquinanti e nocivi alla loro salute. Fonte: rapporto 2013 di Save the Children). Nella quotidianità il bambino ha poco a che fare con la vita vegetale e molto raramente gli viene chiesto di occuparsene. Le piante finiscono così per apparire un prolungamento dell'arredo domestico e urbano: da ammirare nei casi migliori, da guardare con indifferenza nei peggiori. Ne deriva che il mondo vegetale è per lo più estraneo all'universo infantile».



Silvia Bonino, Il mio giardino semplice.
La facile arte del giardinaggio in famiglia
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De Vecchi (Giunti editore), Firenze, 2013


Però in ogni un bambino, verrebbe da dire in ogni essere vivente, c'è sempre una consapevolezza innata di fare parte di qualcosa di più grande, di essere un elemento di un sistema naturale infinito, che non può rimanere silente per sempre.


Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013

Ed eccola lì, che in un giorno di primavera questa consapevolezza affiora, improvvisamente, in un bambino e il suo cane, poeticamente raccontati nei disegni e colori di E poi... è primavera di Erin E. Stead e nelle parole trattenute di Julie Fogliano che discretamente ne compongo in testo, a decidere la fine e del panorama monocromatico di un lungo inverno.

Un desiderio che nasce in un giorno ma che richiede tempo e cura e la pazienza dell'attesa per essere realizzato, come un piccolo seme.


Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013


Pazienza e quiete, e imparare a vivere tra cielo e terra, affidarsi con anticipata e conquistata sapienza, sentirsi piccoli e grandi insieme in piena impermanenza, un'aspirazione e una sfida che ci fanno sentire in modo tangibile il nostro essere umani.


Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013

Prepararsi all'inevitabile, al fatto che si sbaglierà, che il risultato dipenderà da noi e da molte altre cose importanti con cui dovremo fare i conti tutte insieme, e sapere che non impareremo a farlo se non misurandoci sul campo un passo alla volta, che è altra cosa della fretta di riuscire sempre e subito.



Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013

Sapere ascoltare, annusare, toccare, osservare anche il più piccolo dei cambiamenti, mentre la natura segue il suo corso che noi possiamo solo cercare di interpretare attenti e curiosi, magari insieme al nostro inseparabile amico.



Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013

E poi un giorno essere felici di essere riusciti a cambiare i colori e le forme del nostro paesaggio, e noi con lui. Una sensazione, la ricerca di un'immagine da ricreare, che tutti abbiamo conosciuto almeno una volta nella vita, e che qui continua ad accompagnare il lettore anche dopo, e ben oltre, la chiusura delle pagine.
È un libro sull'armonia, quella perfetta e impalpabile, del creato questo di Julie Fogliano e Erin E. Stead, da guardare e riguardare, in silenzio, magari su un prato, o in un giorno di pioggia.



Julie Fogliano/Erin E. Stead,
E poi... è primavera,
trad. Cristina Brambilla,
Babalibri, Milano, 2013

La terra è bassa, dicono gli emiliani, e che la natura non sia sempre clemente ma possa essere spietata è vero quanto si può dirlo dell'essere umano. Esercizio delle mente e del corpo, all'unisono, l'incontro con le conoscenze di chi è più esperto di noi, sono ingredienti fondamentali per la riuscita del giardino e dell'orto.

Il senso di tutto questo, si trova ancora di più quando si sceglie di iniziare dal principio: dalla terra, dal seme, dal bulbo, dal tubero, dalla neonata piantina. È lì che si prendono le misure della pazienza, e si tenta di trasformala in forza e virtù.

Giardinieri in erba, il libro di Emanuela Bussolati che è stato inserito dall'Internationale Jugendbibliothek di Monaco nei prestigiosi White Ravens 2010 (si tratta del bollettino annuale in lingua inglese che annovera i migliori libri per bambini e adolescenti a livello internazionale che viene presentata alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna) e corredato da provvidenziale bustina di semi, è perfetto per chi volesse iniziare a coltivare, anche partendo da questi spunti, dalla visione qui proposta.


Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009

Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009

Tra le molte cose interessanti che propone Emanuela Bussolati c'è n'è una che, con intelligenza, non viene apertamente dichiarata ma che mi è particolarmente cara a, in consonanza con l'idea dei miei giardino e orto preferiti, e che può incentivare i genitori a intraprendere con facilità questa strada, ma anche le scuole, o i condomini, insomma un po' tutti, a condividere un progetto comune di coltivazione insieme ai bambini: affidarsi a persone di fiducia e serie che possano dispensare ottimi consigli e procurarsi i semi e tutto l'occorrente spendendo una quantità di tempo e una cifra più che ragionevoli (per un bel vaso di fiori e/o ortaggi, comprensivo dello stesso contenitore, del terriccio e dei semi, al massimo un paio di euro), lasciando in secondo piano quelle proposte così accattivanti per i bambini che, seppur belle e desiderabili anche per gli adulti, propongono prezzi che stridono con il principio che questo operare dovrebbe favorire. Se, in seguito, poi si riuscirà a creare un circolo divertente e virtuoso di regali e di scambi, di materie prime e prodotti, anche trasformati, il cerchio sarà perfetto e pieno di sorprese. 

Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009

Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009

Giardinieri in erba è un pratico manuale ricco di consigli e informazioni, per saperne di per esempio su che cos’è un seme e come cresce una pianta, dalle foglie fino alle radici, sulla composizione della terra e l'utilità dei lombrichi... ma anche su come si può preparare una merenda speciale per ingannare l'attesa.


Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009

Insieme, è un quaderno di attività che il bambino potrà personalizzare come desidera, dove poter annotare appunti, i risultati degli esperimenti, appiccicare le fotografie che testimoniano le fasi della crescita dal germoglio in su, fino ai risultati di una gara impensabile da organizzare solo fino a pochi giorni prima.

Emanuela Bussolati, Giardinieri in erba,
(con bustina di semi)
Editoriale Scienza, Trieste, 2009


Per un bambino il giardino e l’orto sono gli ambienti ideali per apprendere non solo forme, colori, sapori e odori, ma anche per imparare qualcosa di nuovo su di sé, sul proprio carattere e sul grado di abilità, soprattutto sulla pazienza: seminare, curare i germogli e aspettare la nascita di una piantina significa infatti rispettare i tempi della natura e “coltivare” l’arte  dell’attesa.


Emanuela Bussolati, lo racconta in modo approfondito nel libro Ravanello cosa fai? un libro per aiutare fin dai primi anni di vita a coltivare la pazienza e il senso di responsabilità, incuriosire il bambino sulla provenienza del cibo, condividere con lui esperienze pratiche e, perché no, iniziare da un ravanello per poi coltivare un piccolo orto in cassetta.


Lo sapete che la pianta del ravanello, prima che cresca a faccia i fiori, 
si mangia tutta?


Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013


E che è meglio piantare i semi degli ortaggi in luna calante?

Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013


E ora procediamo per vedere come si diventa  Microgiardinieri...


Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013

Poi...

Per 9 mesi si aspetta un fratellino, per 12 il compleanno, per tre stagioni si attendono le vacanze estive; quanti giorni devono passare prima che un ravanello possa essere colto?

L'autrice, capace come pochi di instaurare un dialogo onesto e sincero con i bambini più piccoli, intreccia due racconti: quello di cosa è necessario fare, passo a passo, per la coltivazione del ravanello con il racconto di piccole storie narrate per scandire i venti giorni d'attesa che serviranno per arrivare alla raccolta. 

Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013

Una storia al giorno accompagna la natura nel suo corso, storie di talpe, coccinelle, libellule, merli, scoiattoli… Non manca naturalmente qualche ricetta per gustare il frutto dell’attesa.

Terzo giorno
FORMICHE GOLOSE
Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013

Sesto giorno
LO SCOIATTOLO SMEMORATO
Emanuela Bussolati, Ravanello cosa fai?,
Editoriale Scienza, Trieste, 2013

Perché il bambino provi soddisfazione a impegnarsi in questa nuova impresa, ed Emanuela Bussolati sembra conoscere perfettamente queste opportunità, sono necessarie almeno due cose: la prima, che la scelta dell'ortaggio (o del fiore) di cui ci si prenderà cura cada su un esemplare di facile coltivazione capace, con alte probabilità, di dare risultati in un periodo ragionevole. La seconda, che il Microgiardiniere abbia un piccolo spazio, anche solo un vaso, tutto per sé, dove l'adulto dovrà intervenire solo su richiesta (Silvia Bonino a tal proposito propone, a pp. 38 e 39 del suo libro, una serie di 7 regole fondamentali da rispettare).

Il giardino e l'orto, sono anche ottimi terreni d'incontro, come abbiamo visto, tra anziani e bambini, scambi di memoria, di solito con i nonni, ma non è detto che sia sempre così: perché non inventare altre possibilità? Zii, amici, ancora nonni, adulti acquisiti o scelti, vicini di casa, possono essere sorprendenti tramiti per dare vita a curiosi orti multiculturali che si arricchiranno di affascinanti racconti, nuovi profumi e insoliti prodotti.

C'è una storia classica che mi ha molto colpita, quella di Giovanni che è a tutti gli effetti il nonno di Sofia, una bambina che, finita la scuola, lascia la città per andare ad abitare con lui e la nonna in campagna, e che fa da pretesto a La vita segreta dell'orto di Gerda Muller, ma che può essere presa ad esempio per far sorgere mille altre storie simili e differenti nella realtà.

Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

La vita segreta dell'ortoè, oltre a un bellissimo libro, un saggio in forma illustrata per promuovere uno stile di vita più sano fin dai primi anni di vita.

Contribuire, in prima persona anche se in minima parte, alla coltivazione dei prodotti che arrivano sulla nostra tavola (laddove ciò sia possibile), favorire la politiche delle merci "a chilometro zero"), ridurre così l'inquinamento ambientale, conoscere modi per poter contare su una seppur piccola autosufficienza alimentare, sono responsabilità di cui dobbiamo già oggi con urgenza farci carico per aiutare i bambini di domani che si troveranno con tutto questo a fare seriamente i conti.


Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

Ma prima di tutto questo, semplicemente, per un bambino sapere che le verdure non nascono sul banco del supermercato sotto casa, ma nell’orto e che bisogna seminarle, innaffiarle, trapiantarle, diserbarle e proteggerle dai parassiti che ne vanno ghiotti, non è così scontato come potrebbe sembrare abbiamo detto e, sopra ogni cosa, lo aiuta a comprendere quale valore possa avere la terra che calpesta e quanto poco scontato, per i bambini più fortunati, sia la possibilità di avere il cibo a portata di mano ogni giorno. 


Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

Infine, un'esperienza, una stratificazione di esperienze e conoscenza a dire la verità, di sensibilità e pratiche acquisite, che una volta tornata in città Sofia, e ogni bambino, potrà riproporre, anche in questo sul balcone e sul terrazzo di casa.
Contagiando, e coinvolgendo nel suo mondo, gli amici e le persone vicine, che a loro volta... e ricordate che ottime verdure da coltivare sul bancone, oltre ai suddetti ravanelli, sona anche la rucola, la lattuga, la cicoria, le carote, le zucchine e, insieme ai pomodori, le intramontabili piante aromatiche.

Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013

Il libro è corredato di un provvidenziale glossario, per imparare e mandare a memoria, i termini del nuovo mondo che si è iniziato ad esplorare.




Gerda Muller, La vita segreta dell'orto,
trad. Isabella Riva Macerata,
Babalibri, Milano, 2013


Una piccola enciclopedia illustrata, di grande fascinazione, è invece il libro I frutti della terra che, nell'edizione originale si è aggiudicato, vi scrivevo, una menzione nella sezione NON-FICTION dell'ultimo BolognaRagazzi Award.


LE MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

In Dans mon panier si compie un autentico miracolo percettivo. Ritornano, in queste pagine, i frutti, le verdure, i prodotti del campo e dell’orto, ritornano colori, nitidi contorni, positive sfumature, chiare identità di tutto ciò che, da sempre, serve al nostro benessere. Ma, con le presenze così raffigurate, torna, ammiccante, la cara scuola dove queste presenze erano studiate e ancor più onorate. Senza averne l’aria, questo bel libro, questo lieto omaggio a Bodoni, è anche un proclama. È, infatti, contro la confusione, contro i pasticci, contro le approssimazioni, contro le incertezze. Sono collocati, frutti e verdure, sulla carta che amano di più, quella in uso un tempo nei mercati ortofrutticoli con la sua bella veste color ocra. E di loro viene fornita la carta d’identità, come se fossero brave persone che vanno e che vengono. Ogni pulita cucina è lieta di ospitare quelle presenze, nitide, sobrie, pulite e fortemente educative.

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2012

I frutti della terra è, a tutti gli effetti, un libro per imparare, in modo insolito, tutto su quaranta dei più comuni ortaggi e frutti che mangiamo abitualmente.
Tutti noi abbiamo l'abitudine di comprare e mangiare frutta e verdura, ma sappiamo veramente come crescono, quando sono apparsi sui banchi del mercato e, soprattutto, si nascondono piccoli segreti? Lo sapevate, per esempio, che i carciofi sono sormontati da un grande fiore blu, e che ci sono circa 150 varietà di pomodori, o si potrebbe provare a fare il caviale di succo di limone?
Ogni pianta è presentata, con flap su una doppia pagina.
Nella pagina di sinistra è mostrato, attraverso la storia delle origini, aneddoti e illustrazioni poetiche e umoristiche, il tipo, le dimensioni e la raccolta della pianta in questione. Nella pagina di destra, invece, si può vedere il disegno della pianta da vicino e, sollevando un lembo, si possono scoprire tutti i tesori che contiene.

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2012

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2013

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2012

Florence Guiraud/Judith Nouvion,
I frutti della terra,
trad. Alessandro Marcigliano,
Gallucci Editore, Roma, 2012

Il libro si chiude con un'utile tabella che mostra i vegetali che possiamo trovare in ogni stagione o nel corso di tutto l'anno.

Solo un'ultima curiosità: per ognuno dei quaranta frutti e ortaggi presentati è indicato il Paese  che ne è il principale produttore. 
L'Italia è il principale produttore di cinque: carciofo, barbabietola, broccolo, kiwi e uva.
Di quindiciè la Cina: aglio, melanzana, banana, carota, litchi, melone, noce, cipolla, pesca, pisello, pera, peperone, mela, patata e pomodoro.
Di questi quindici, undici crescevano nel mio rettangolo.

Solo una curiosità o un dato su cui è necessario riflettere insieme ai bambini e ragazzi, dunque?

UN'ESTATE CON DAVIDE CALì: TRE LIBRI + 1, UNA APP, UN CONCORSO, E...

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Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013
Leire Salaberria, nata a Andoain nel 1983, si è laureata in belle arti all'UPV di Bilbao. Nel 2012 è stata selezionata alla "Mostra degli illustratori" della Fiera del Libro di Bologna. Il suo stile è molto vario, così come le sue tecniche. Principalmente rivolta all’editoria per l’infanzia è molto interessante anche quello che produce per adulti. Tre suoi libri: Euria ari duenean. Cuando llueve, Kalandraka (Spagna, 2011), Los invitados de mi hermana, Ediciones El Naranjo, (Messico, 2012),  El señor Ramón y la señora Ramona, OQO (Spagna, 2012).
Io, Qinuq, con il testo di Davide Calì è il suo primo libro pubblicato in Italia (Kite Edizioni, 2013).


Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013
Marco Somàè nato a Cuneo nel 1983, frequenta l’Accademia di Belle arti e poi il Master di Ars in fabula di Macerata. È stato selezionato alla "Mostra illustratori" della Fiera del Libro di Bologna 2011 e per l’Annual 2011 dell’Associazione Illustratori, nello stesso anno ha pubblicato per Einaudi Ragazzi il suo libro d’esordio: Il bambino di vetro (con testo di Fabrizio Silei) si è aggiudicato il "Premio Andersen 2012" nella categoria 9-12 anni. «Marco», scrive Davide Calì, «ha uno stile eclettico ed estremamente interessante. L’attenzione per il dettaglio, il decoro e l’architettura sono gli elementi che promettono di farne un grandissimo illustratore». Marco Somà, insieme a Valerio Vidali, Monica Barengo e Claudia Palmarucci, sono stati i  protagonisti della mostra appena conclusasi "STAGIONI/SAISONS", nata dalla collaborazione tra la Galerie Jeanne Robillard e Davide Calì.


Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013
Maurizio A.C. Quarelloè nato nel 1974 a Torino, dove ha studiato grafica, architettura e illustrazione. Dopo varie esperienze nella pubblicità e nella pittura naturalistica, a partire dal 2004, si è dedicato all’illustrazione per l’infanzia ottenendo, in quell’anno, il "Prix des Mediateurs Figures Futur" al Salon de Montreuil e tre primi premi a concorsi di livello nazionale. Nel 2005 ha pubblicato il suo primo libro con Orecchio acerbo editore. Ad oggi ha al suo attivo oltre trenta titoli, pubblicati dalle più interessanti case editrici in Spagna (OQO), Francia (Sarbacane, Rouergue, Milan), Svizzera (Bohem Press) e, naturalmente, Italia (Orecchio acerbo, Fatatrac e Logos). I suoi libri hanno ricevuto tre volte il premio per il migliore albo dell’anno pubblicato in Italia. All’estero hanno ottenuto numerosi riconoscimenti e selezioni quali il secondo premio "Mejor Editados" e il "Premios Visual" in Spagna, "White Ravens" in Germania, "Livres au trésor" e "Prix des Incorruptibles" in Francia, il "Prix Versele" in Belgio. Ha esposto in mostre personali al museo d’arte contemporanea di Santiago de Compostela e a Cognac e partecipato a mostre collettive in Italia, Francia, Spagna, Stati Uniti, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Iran, Giappone, Cina e Corea. Tra queste la "Mostra degli Illustratori" della Fiera di Bologna nel 2005, 2006, 2007, 2008, "Le Immagini della Fantasia" di Sarmede nel 2006, 2007 e 2008 e "Ilustrarte", in Portogallo, nel 2007. Sempre nel 2007 ha rappresentato l’Italia alla "BIB, Biennale di Illustrazione di Bratislava". Nel 2009 ha curato la direzione artistica di un cortometraggio tratto dal suo libro “Ojobrusco”. Dal 2007 tiene master, corsi e laboratori d’illustrazione con adulti e bambini in Italia, Francia e Spagna. Attualmente vive a Cesky Krumlov in Repubblica Ceca. Fra i numerosi libri che ha illustrato, ricordiamo nel catalogo di orecchio acerbo: Mio padre, il grande pirata (2013), Il grande cavallo blu di Irène Cohen-Janca (2012), Janet la storta di R. L. Stevenson (2012), Effetti collaterali (2011), L'autobus di Rosa di Fabrizio Silei (2011), L'albero di Anne di Irène Cohen-Janca (2010), Toni Mannaro di Manuela Salvi (2006) e Babau cerca casa (2005), il suo libro di esordio nel mondo della letteratura per l’infanzia.

Davide Calì   © Gianni Ansaldi

Davide Calìè nato in Svizzera, a Liestal, il 5 febbraio 1972 ed è cresciuto in Italia. È  fumettista, illustratore e scrittore. La sua carriera è iniziata come fumettista, ha  collaborato con diverse fanzine e lavorato stabilmente per "Linus" come autore e disegnatore di fumetti dal 1994 al 2008.
Ha iniziato a scrivere libri per bambini nel 1998.  

Scrittori si nasce o si diventa? Ci racconti come è iniziata? 

Io lo sono diventato. Fin da bambino io volevo fare i fumetti. Al massimo i cartoni animati. Quando ci sono riuscito per qualche anno ho fatto il fumettista, poi da un lato con il mio stile non avevo abbastanza lavoro dall’altro mi sono lasciato incuriosire dai libri per bambini che conoscevo piuttosto bene per aver passato il servizio civile in una biblioteca specializzata per bambini e poi circa un anno nella redazione di una rivista che recensiva letteratura per l’infanzia.
A raccontare tutta la verità la prima volta che mi hanno chiesto di fare libri per bambini sono inorridito. Mi piacevano molti autori/illustratori per l’infanzia ma io ero un fumettista!
Dopo un po’ è successo qualcosa. Credo sia stata soprattutto una mostra a convincermi che potevo fare libri per bambini. Era una selezione di album francesi che girava con il contributo del ministero francese della cultura. Lì ho scoperto che ai bambini si poteva raccontare anche storie assurde e che alcune cose che avevo in testa e che mi sembrano piuttosto informi (e che comunque non erano fumetti), beh, erano già libri per bambini. Attraverso quella mostra ho scoperto una nuova vocazione e diversi degli editori con cui, in seguito, avrei cercato di lavorare. ["DAVIDE CALì: IL MESTIERE DI SCRIVERE PER BAMBINI" intervista di Anna Castagnoli per Le figure dei libri, potete continuare a leggerla qui]

I suoi libri e fumetti, ormai oltre una cinquantina di titoli in poco più di dieci anni, sono pubblicati in Francia (da Sarbacane, Actes Sud, Thierry Magnier, Gulf Stream, Trimestre, Nobi-Nobi), Italia (Zoolibri, Kite Edizioni, Orecchio acerbo editore ma suoi titoli li trovate anche pubblicati da Arka, Emme Edizioni, EL, Terre di mezzo, Einaudi Ragazzi, Artebambini), Portogallo (Bruua). Ha pubblicato anche con Planeta Tangerina (Portogallo), Annette Betz (Austria) e Michel Lagarde Editions (Francia).

Davide Calì/Evelyn Daviddi,
Mi piace il cioccolato,
Zoolibri, Reggio Emilia, 2001/2009

Con lo pseudonimo di Taro Miyazawa nel 2009 ha scritto Le Premier jour de classe, illustrato da Nodar (Arnaud Boutin) e pubblicato da Michel Lagard (Francia); con quello di Daikon ha pubblicato sul blog la vie hors du Paradis la serie Adam (&Ève): La vie hors du Paradis, con i disegni di Bob (Yannick Robert), apparsa sulle riviste "L'echo des savanes" (2009) e "Fluide Glacial" (2013).

I suoi titoli, tradotti in oltre trenta paesi, hanno vinto numerosi premi in Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Germania. Nel 2005, ha vinto il prestigioso "Premio Baobab" per Moi j'attends... con le illustrazioni di Serge Bloch. Diverse compagnie in Francia e Belgio hanno adattato suoi testi (L’ennemi, Moi j’attends...) per il teatro ragazzi. I suoi fumetti per bambini escono regolarmente sul mensile "Mes Premiers J’aime lire" e quelli per adulti su "Fluide G".

Davide Calì/Serge Bloch, L'ennemi,
Editions Sarbacane, Paris, 2007


Davide Calì Serge Bloch, Moi J'attends...,
Editions Sarbacane, Paris, 2005
Io attendo, trad. G. Lughi, Emme Edizioni, 2006


Da anni cura corsi di fumetto per ragazzi e laboratori di scrittura rivolti agli aspiranti autori di libri per bambini (potete seguire qui un suo interessante corso on line in otto puntate + Conclusioni sul blog Le figure dei libri).

Da parecchi anni tengo corsi di scrittura e credo di aver cominciato, fin dal primo, ogni corso con questa frase: “Non so se si può insegnare a scrivere. Però so che si può imparare.” Ne sono convinto e sono convinto che i corsi possano essere utili, ma non sono indispensabili. L’utilità principale dei corsi consiste nel fatto che si è obbligati a scrivere, a sforzarsi, a dedicarsi a qualcosa senza rimandare come magari si fa quando si è da soli. Scrivere infatti, almeno all’inizio, è soprattutto una questione di autodisciplina e di forma mentale. Tanti mi dicono di non trovare il tempo o lo spazio per scrivere, perché lavorano e hanno molti impegni. In parte è vero, ma in parte si tratta di trovare una forma mentale che ti consenta di scrivere sempre. L’immaginario collettivo ci propone spesso lo scrittore in posa estatica sotto gli alberi del suo giardino all’inglese circondato di conigli e gatti. Non escludo che esista, ma perlopiù gli scrittori stanno davanti al computer e scrivono ovunque: in treno, in aeroporto, a letto. All’inizio scrivere deve essere un esercizio continuo. E’ come mandare in palestra la fantasia. In seguito, si può anche ridurre il ritmo. ["DAVIDE CALì: SCRIVERE PER BAMBINI. PUNTATA 1", Le figure dei libricit.]

Collabora con il MiMaster di Illustrazione Editoriale, Ars in Fabula di Macerata, Istituto europeo di design IED di Torino e Atelier di Padova. Alcune riflessioni circa l’attività di composizione di storie dedicate ai bambini si ritrovano nel suo manuale per insegnanti e formatori Scrivere e fare fumetti con i bambini. Come sviluppare la scrittura creativa, illustrare e fumettare storie (Sonda, 2002), in cui Calì propone molteplici meccanismi narrativi con cui sperimentare la costruzione di nuove storie e tratteggia fasi e modalità di realizzazione di un fumetto. Calì è stato anche l’ideatore di Cari autori, vediamoci chiaro, un’opera collettiva rivolta agli apprendisti autori e illustratori realizzata in collaborazione con molti professionisti dell’editoria, successivamente prodotta da Zoolibri/Delicatessen e distribuita gratuitamente.

Negli ultimi anni ha realizzato diverse mostre web. Come curatore ha organizzato decine di mostre, come illustratore e fumettista ha esposto in una trentina di collettive e in una dozzina di personali. 

Scrive e cura progetti sul blog Frizzifrizzi, tra gli ultimi Bad seeds. Dai semi cattivi crescono le mele marce con Debbie Bibo (consulente editoriale, book packager, agente di autori/illustratori di libri per ragazzi, editor/socia fondatrice della casa editrice Lazy Dog Press) di cui oggi pochi giorni fa è stata pubblicata la 6#.

Abbiamo conosciuto Davide Calì attraverso gli articoli che ha scritto per Frizzifrizzi: da quando ha iniziato a collaborare con noi, esordendo con le sue provocatorie 10 buone ragioni per smettere di fare l’illustratore, ha lanciato proposte da vero sognatore, ha dispensato consigli su come presentare i propri lavori durante le fiere, ha raccontato i suoi viaggi ed ha affrontato temi scottanti come la collaborazione con le case editrici, il lavorare senza budget, il sessismo nei libri per bambini, scatenando sempre vivaci discussioni. ["INTERVISTA A DAVIDE CALI. QUATTRO LIBRI IN USCITA E TANTO DA RACCONTARE" di Ethel Margutti per Frizzifrizzi, potete continuare a leggerla qui]

E ancora, Davide Calì, in collaborazione con Kite edizioni, ha ideato il Concorso Best Book 2013, che permetterà a un illustratore/illustratrice di lavorare come un vero professionista, cioè di pubblicare un libro (con testo di Davide) con un contratto vero e proprio con la casa editrice e con tanto di anticipo e royalties.
Potete leggere, sempre su Frizzifrizzi, l’intervista fatta a Davide da Ethel Margutti per capire come fare per partecipare.



Come avete letto, Davide Calì è uno degli autori più prolifici, curiosi e interessanti del panorama della letteratura internazionale per ragazzi. Il suo primo libro che ho avuto tra le mani, e su cui posso dire di aver lavorato, è stato Piano Piano illustrato da Éric Heliot (Sarbacane, 2005) che si aggiudicò una menzione nella sezione speciale Word and Music del "BolognaRagazzi Award 2006", istituita in occasione dell'anniversario mozartiano. Il libro fu poi protagonista della mostra "Le parole e le note" organizzata nell'ambito della rassegna Fieri di leggere dello stesso anno, presso il Museo Internazionale e biblioteca della Musica di Bologna, curata dalla Giannino Stoppani Cooperativa Culturale.

Davide Calì/Éric Heliot, Piano Piano,
éditions Sarbacane, Paris, 2005

Davide Calì/Éric Heliot, Piano Piano,
éditions Sarbacane, Paris, 2005

Tra le cose che mi piacciono, che ho seguito con piacere, del lavoro di Davidè Calì, che prima di tutto è un grande narratore, è l'intenzione di depistare il lettore, e con felicità "gli addetti ai lavori", di rimanere fuori dagli schemi che vuol dire anche dal solito giro, il desiderio di poter raccontare ciò che gli va, che spesso sono concetti complessi, anche ai bambini e il saperlo fare, insieme a quel raro "duro lavoro" a vedersi (di cui lucidamente parlava Lionni in riferimento alle sue opere dedicate all'infanzia) e a una ricerca letteraria fuori dall'accademia e mai ostentata, con mia profonda gratitudine, da ritrovare nei molti riferimenti disseminati nei suoi testi, nelle sue figure.

Io, Qinuq,La regina delle rane non può bagnarsi i piedi e Mio padre, il grande pirata, gli ultimi suoi titoli pubblicati negli ultimi mesi in Italia,  sono tre esempi felici di quanto penso dell'espressione artistica di Calì e, insieme, sono tre racconti che, come le storie, quelle vere, non iniziano e non finiscono tra i confini delle copertine, che se è una cosa, questa, che fa sempre la differenza, lo fa ancor di più per le letture dell'infanzia, quelle fondative che hanno bisogno di spaesamento e percezione mai definita, di lontane e libere visioni, quelle che decideranno se vorrai o meno continuare a cercare nel racconto degli altri uomini e delle altre donne, i segni per interpretare e fare il tuo.


Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Vi scrivo subito e senza indugio che ritengo Io, Qinuq un libro speciale.
Dichiaro subito e senza indugio che sono una devota di Italo Calvino.
Le confesso perché sono cose che possono rivelarsi in qualche modo pericolose, per me ma soprattuto per l'autore, consapevole di quanto possa essere difficile entrare nel merito o, meglio, cercare di di mettersi in dialogo, con il lavoro di altri senza snaturarlo, o rovinarlo in taluni casi, in qualche modo.

Come rete di protezione metterò qui le parole usate da Davide Calì a proposito del libro in questione:

La storia di Qinuq è una storia di immigrazione, nata da questa riflessione: quando lasci il tuo posto, che sia paese o città, per un altro paese o città, per un’altra regione o un’altra nazione, in qualche modo torni bambino: tutto ti stupisce e ti meraviglia, tutto ti affascina. Questo è il lato positivo e piacevole dell’incontrare qualcosa di nuovo.
Poi, inevitabilmente però, vedi cose e persone che non capisci, scopri somiglianze che talvolta ti confondono e scopri la nostalgia per ciò che hai lasciato, per ciò che hai perso, che prima, quando ce lo avevi, non ti sembrava così bello.

Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013

La casa editrice, nel presentare il libro, scrive: «Qinuq è un piccolo extraterrestre appena atterrato sulla Terra. Scopre e confronta con gioia e sorpresa le risorse, le ricchezze e le contraddizioni del nostro mondo. Tutto è nuovo e molto diverso da Qinoq, il suo pianeta silenzioso e scuro, dove non ci sono né acqua, né caldo e dove gli abitanti ridono ma non parlano. Ma sarà proprio grazie a questo distacco - allontanarsi dalla propria terra e scoprire un'altra realtà - che Qinuq si renderà conto dell'importanza del suo pianeta, della sua casa, delle sue radici. Senza dimenticare da dove viene, Qinuq imparerà un nuovo linguaggio che gli permetterà di integrarsi e di apprendere le regole di questo nuovo mondo».

Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013


La storia di Qinuq, seppur qui raccontata in modo semplice e fortificata con intelligente sapienza dalle illustrazioni in collage di Leire Salaberria che la rendono particolarmente adatta anche ai lettori più piccoli permettendogli, attraverso la scelta dello stile e dell'uso del colore, di entrare subito nella storia, è quella della solitudine che avvolge ogni migrante, in fondo tutti noi, sempre un po' extraterrestri quando tentiamo di definire la nostra identità in modo autentico, in questo mondo. È il prezzo della nostra unicità, il suo valore inestimabile, che ci rende tutti migranti, nel senso profondo dell'essere, per sesso, per età, per luogo di provenienza, per etnia, per credenze, momenti di vita, per ciò che ci capita, in qualche modo e fortunatamente per tutta la vita, che ci rendi soli finché non troviamo il modo, finché non impariamo quella lingua che, di volta in volta, ci permetterà di comunicare e condividere con gli altri ciò che siamo, ciò che sono loro, ciò che vediamo e cerchiamo di capire del mondo.

Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Fin ad allora, ci sentiremo sempre un "a parte" di qualcosa di più grande di noi, e sarà la nostalgia (per il pianeta Qinoq, per la stella di Bez, per il choz caldo, per il buio-nero che forse è lo stesso buio pesto che ospitava il vecchio Qfwfq di Calvino quando era bambino, come per un altro bambino extraterrestre la nostalgia fu quella per i quarantatrè tramonti),  la trepidazione per gli affetti che aspettiamo o le preoccupazione per quelli che ci attendono nella nostra prima casa (come, sempre per quel bambino, fu per la rosa),  le luci e le ombre che ci accompagneranno verso il nuovo futuro.

Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Davide Calì/Leire Salaberria, Io, Qinuq,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Anche gli altri però avevano i loro torti verso gli Z'zu, a cominciare da quella definizione di «immigrati», basata sulla pretesa che, mentre gli altri erano lì da prima, loro fossero venuti dopo. Che questo fosse un pregiudizio senza fondamento, mi par chiaro, dato che non esisteva né un prima né un dopo né un altrove da cui immigrare, ma c'era chi sosteneva che il concetto di «immigrato» poteva esser inteso allo stato puro, cioè indipendentemente dallo spazio e dal tempo. Era una mentalità, diciamolo, ristretta, quella che avevamo allora, meschina. Colpa dell'ambiente in cui ci eravamo formati. Una mentalità che è rimasta in fondo a tutti noi, badate: continua a saltar fuori ancor oggi, se per caso due di noi s'incontrano - alla fermata d'un autobus, in un cinema, in un congresso internazionale di dentisti -, e si mettono a ricordare di allora. Italo Calvino, "Tutto in un giorno, Le Cosmicomiche, Einaudi, Torino, 1965.

Di Qinuq, della sua identità, non sappiamo quasi nulla, l'autore ci fornisce solo alcuni lampi di memoria per tracciarlo e l'illustratrice, forse non a caso, ha scelto di definirlo con un tratto così morbido da farlo apparire quasi amorfo. Come non trovare anche qui, la memoria (un omaggio?) di Qfwfq, il protagonista de Le Cosmicomiche, dunque, la cui privazione di una vera identità da parte dell'autore, diviene risorsa della forza visionaria del racconto: Qfwfq pare sia sempre esistito (si potrebbe dire che ha l'età dell'universo), non viene mai descritto con una fisionomia precisa, non si sa da dove provenga esattamente, per quale motivo sia arrivato lì. Nonostante e forse per questo, Qfwfq  diventa in ogni circostanza il testimone di ogni racconto, una voce, un punto di vista, un occhio (o un ammicco) umano proiettato sulla realtà d'un mondo che pare sempre più refrattario alla parola e all'immagine, il protagonista indiscusso, sempre diverso dagli altri, spaesato in modo folle e liberatorio, di una delle più grandi opere di Italo Calvino, che migrante lo è stato sin dalla nascita, nel senso più profondo e intimo del termine, per vissuto, poetica, per deliberata scelta di appartenenza culturale, pur non dimenticando mai chi fosse, quali esperienze lo avessero formato e da dove proveniva.

Sarebbe piaciuta a Calvino, ma di sicuro anche a Gianni Rodari, anche La regina delle rane non può bagnarsi i piedi, un libro anche questo per tutti, come sono i migliori libri della letteratura per l'infanzia, di partenza però rivolto ai bambini un po' più grandi (uscito nel 2012 con il titolo A rainha das rãs não pode molhar os pés per la casa editrice portoghese, Bruaà editorache è un incontro perfetto tra la favola sul potere, e la sua capacità di trasformare le cose e le persone, di Davide Calì e le tavole dal sapore liberty di Marco Somà, alla prese con la sua seconda opera, un distillato di bravura, illustrazioni che donano al racconto quella complessa terza dimensione che altro non che quell'atmosfera che non si può trovare al di fuori di quelle pagine, se non nel ricordo di chi, quei libri come questo, baciati da tanta fortuna, ha potuto leggerli.

Ne La regina delle rane non può bagnarsi i piedi Marco Somà ha fatto un lavoro eccezionale ed un'enorme ricerca.
Marco mi ha decisamente sorpreso in questo lavoro. Quando gli ho passato la storia siamo rimasti d’accordo che avrebbe fatto uno storyboard, ma dopo qualche mese ancora non avevo ricevuto nulla. Così gli ho riscritto per capire a che punto era e mi ha detto che era in difficoltà con lo storyboard, però aveva fatto alcune tavole.
Le “alcune tavole” erano, praticamente l’intero libro ed erano quelle che vedete nell’album. Tutto quello che vedete quindi, l’abbigliamento, le architetture, l’art déco che riempie le tavole, sono il frutto della sua ricerca. Sono rimasto davvero sorpreso: avevo visto il suo lavoro e mi aspettavo un bel libro, Marco invece ha fatto un lavoro eccezionale, trasformando il progetto in un autentico capolavoro! ["INTERVISTA A DAVIDE CALI. QUATTRO LIBRI IN USCITA E TANTO DA RACCONTARE", Frizzifrizzi, cit.]


Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013
C'era una volta uno stagno dove le rane dormicchiavano, cacciavano e ogni sera, all'ora del tramonto, cantavano insieme. 

Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Un giorno, qualcosa cadde nello stagno e la prima rana che riuscì a scovarlo si ritrovò con una corona in testa. 

Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013
Presto divenne regina: non poté più bagnarsi le zampe né cacciare le mosche e si piazzò su una grande foglia in compagnia dei suoi lacché. In breve le rane dovettero servirla e smisero di cantare. 

Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013

Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013
Qualcosa le rane dovevano pur farlo, improvvisamente l'armonia del loro stagno era stata travolta da una rigida monarchia che, per altro, loro stesse avevano contribuito a creare.
Venne loro in soccorso l'eccezionale esibizione di tuffi, al quale, la più grande tuffatrice dello stagno, non poté esimersi dal partecipare...
e fu così che emergendo dall'acqua,
inconsapevole, portò con sé la più semplice e migliore delle soluzioni...

Davide Calì/Marco Somà,
La regina delle rane non può bagnarsi i piedi,
Kite Edizioni, Padova, 2013

La portata del tema del libro, in tutte le sue declinazioni, è di quelle indubbiamente universali e la voce della favola ben si presta ad affrontarlo nel modo più appropriato  per i bambini. Siamo qui nella letteratura di genere, quella prima, dove Calì dimostra di abitarci del tutto a suo agio, mantenendosi pericolosamente in equilibrio tra le pagine, senza cedere alla tentazione di esplicitare la morale, così come deve essere nella favola contemporanea, pur cogliendo tuttavia in ogni parola la sua ferma convinzione che il potere guasta le persone a cominciare dal piccolo, dalla scuola, dal quartiere, a dire il vero senza bisogno di scomodare re e regine.
Mio padre, il grande pirata, in un certo senso è il precipitato dei temi degli altri due libri, una storia di emigrazione qui alla ricerca di quel lavoro che il potere, anche economico, ieri come ora, ogni tanto decide di non riconoscere più come diritto delle persone.
Qui, al fianco di Calì, c'è Maurizio A.C. Quarello, per narrare un racconto che eleva la storia personale dei protagonisti in quella di tutti gli uomini.

Una storia di emigrazione, dunque, ma anche di lavoro, di orgoglio, di amicizia, di solidarietà che prende spunto dal passato - dal tragico evento che coinvolse la città di Marcinelle, in Belgio, dove la mattina dell'8 agosto del 1956 in una miniera di carbone, la Bois du Cazier, un incidente provocò la morte di 262 uomini sui 274 presenti nella miniera, il terzo disastro per numero di vittime nella storia dei minatori italiani emigrati (136), dopo quello di Monongah e di Dawson - arriva a raccontare molto altro, insieme, non facendoci dimenticare di quanto la realtà narrata si ancora così viva ancor oggi, anche nel nostro Paese.


In qualche modo il libro è il prodotto di un altro libro, inedito, che scrissi anni fa intervistando i miei genitori. Lo scrissi per non perdere la memoria di famiglia del loro viaggio da emigranti, che mi avevano raccontato centinaia di volte da bambino ma il cui ricordo cominciava a scolorire [... sono nato in Svizzera perché i miei genitori erano emigrati per cercare lavoro. Mio padre però non era un minatore, ma un muratore. Mia madre lavorava in una fabbrica]. Ascoltando le risposte alla mia intervista mi resi conto di che coraggio avessero avuto nell’affrontare il viaggio: mia madre era ancora minorenne quando partì per la Svizzera tedesca, praticamente al confine con la Germania, senza sapere una parola di tedesco. In Svizzera nevicava sei mesi l’anno e a Sassari aveva visto la neve solo una volta in vita sua. Nemmeno se lo immaginava che potesse fare così freddo. Mio padre partì da un paesino della provincia di Catania e non parlava nemmeno l’Italiano: passò direttamente dal dialetto al tedesco, imparato sui ponteggi mentre lavorava. 
Mio padre fino a qualche anno fa si preoccupava se prendevo l’aereo per Parigi o anche solo se andavo a Modena in treno. E lui quando è partito non sapeva niente, non aveva visto niente. Non era mai uscito dal paese, se non per andare a lavorare, fin da bambino, facendo 10 chilometri a piedi. Ho pensato spesso che per avere lo stesso senso di spaesamento che può aver trovato arrivando in un posto mai visto, la nostra generazione dovrebbe andare su Giove: voglio dire, siamo cresciuti studiando la geografia, andiamo nei posti sapendo cosa aspettarci. Lui ha preso un treno perché gli hanno detto che dall’altra parte c’era del lavoro. Non sapeva niente.
La storia del papà pirata è un po' la versione romanzata di quello che ho raccolto nelle interviste. L’immaginario della miniera mi piaceva e come documentazione ho fatto una ricerca minima — sulle misure, su come dormivano i minatori — per non commettere errori grossolani, ma poi la maggior parte della storia è basata sui sentimenti più che sul racconto della miniera. ["INTERVISTA A DAVIDE CALI. QUATTRO LIBRI IN USCITA E TANTO DA RACCONTARE", Frizzifrizzicit.]

Ed ecco che la figura del padre prende forma, negli occhi innamorati di un bambino che, una sola volta l'anno, attende il suo ritorno dalla miniera insieme a regali di mare e racconti di tesori perduti e avventure. 


Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013

Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013

Suo figlio lo crede un pirata, un grande pirata, che guida una nave chiamata Speranza. 
E chi, se non la ciurma, possono essere Tabacco, Turco, Libeccio, Barbuto, e anche il pappagallo Centolire, di cui parla sempre il papà? 


Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013

 Sarà solo dopo un incidente in miniera che il bambino capirà la verità. Un lungo viaggio in treno verso il Belgio, e poi l'ospedale in cui ritroverà il padre ferito. E insieme una grande delusione: suo padre gli ha sempre mentito. 
Per fortuna è salvo, ma il grande pirata non c'è più.

Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013

Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013


Alcuni anni dopo, un altro telegramma: la miniera chiude. Altro treno, altro viaggio, stessa destinazione. E, per il bambino - diventato ragazzo - la scoperta: Tabacco, Turco, Libeccio e Barbuto esistono davvero, sono i vecchi compagni del viaggio che il padre ha voluto nascondergli, e Speranza è il nome che campeggia all'ingresso della miniera. Nera come il carbone, allora il ragazzo issa sul traliccio più alto la bandiera della pirateria. 

Davide Calì/Maurizio A.C. Quarello,
Mio padre, il grande pirata,
Orecchio acerbo editore, Roma, 2013

Gli emigranti sono stati, per molte famiglie i primi viaggiatori, i primi esploratori del mondo. Quasi raminghi, impauriti, novelli cercatori d'oro che potevano contare solo su loro stessi, sulla resistenza, e forse meglio la resilienza, dei loro corpi.
Leggendo questo libro mi sono tornate in mente due pensieri che Erri De Luca ha scritto nel libro Il peso della farfalla (Feltrinelli, 2009).
Il primo: «In ogni specie sono i solitari a tentare nuove esperienze. Sono una quota sperimentale che va alla deriva. Dietro di loro la traccia aperta si chiude.».  Il secondo: «Nelle imprese la grandezza sta nell'avere in mente tutt'altro

E questo è ciò che scelgo di raccontare di questo libro, del valore della metastoria che vi viene narrata, di ciò che di costante e duraturo permane oltre i mutamenti contingenti della storia.

Un vero viaggiatore sa sempre come congedarsi: con una buona storia, che sia una puntata di attesa per il racconto che continuerà al ritorno.
Come fa qui, il papà pirata del sottosuolo.
Come qui fanno Davide Calì e Maurizio A.C. Quarello che, mentre sembra illustrare il racconto, senza forzatura alcuna, quasi passo a passo scandendone il ritmo della memoria, rispettandone ogni sfumatura e declinazione, in realtà apre veri e propri squarci pittorici tra le pagine, quelli che si sono aperti nelle mente e nella vita di quel bambino a causa, e grazie, a quel padre distante e imprendibile, dove il lettore può scivolarvi dentro e rimanerci tutto il tempo che desidera perché lì, qualcosa che ci appartiene c'è per tutti noi figli.
Ma che cosa è la Storia degli uomini, un insieme di circostanze in fondo, se non un lungo racconto fatto da un'infinità di episodi, che a loro volta possono scomporsi fino a divenire atomi narrativi densi di senso: le memorie personali, quelle che prima di divenire collettive, sono quelle che entrano in noi affettivamente per rimanervi per sempre?
Non è possibile partecipare ad alcuna visione del mondo se non si parte da un sguardo personale; non è possibile raccontare nulla che sia significativo se non si parte da un preciso punto di vista capace di illuminarlo e farlo uscire dall'ordinarietà. Un preciso punto di vista unico, così forte da muovere l'immaginazione di chi ascolta e legge il racconto, che possa fargli dire, dopo la parola fine, "io lì ci sono stato ed ora non sarà, non sarò, più come prima".
In questo senso, e per tutto ciò che non ho scritto di ciò che è viene raccontato ma è così evidente, Mio padre, il grande pirata, è un libro perfetto per i bambini, per i ragazzi, per un buon lettore che, a sua volta, è sempre un buon viaggiatore.


Dovremo attendere l'autunno, invece, per vedere sugli scaffali delle nostre librerie,  Polline, il prossimo libro di Davide Calì illustrato da Monica Barengo, in uscita sempre per i tipi di Kite edizioni.

«Dovresti amare solo per amore, né per dare qualcosa né per essere ricambiata. Dovresti godere di ciò che hai, non di ciò che ottieni». 
© Davide Calì, Polline, Kite Edizioni, ottobre 2013

Ho scritto diversi libri sul tema dell’amore. È probabilmente uno dei temi più ricorrenti nei miei libri, ma non so se posso dire di avere una visione sull’amore. Come dico sempre ai bambini che incontro nelle classi e che chiedono la risposta alla domanda Che cos’è l’amore? — titolo di un mio libro uscito per Sarbacane, tradotto in Italia da Arka con le illustrazione di Anna Laura Cantone — penso che l’amore sia un grande mistero.
E non scherzo!
Quando pensi di aver capito qualcosa, ti sbagli di grosso perché in amore, sei sempre al primo giorno di scuola.
Forse per questo, ogni volta che scrivo un libro sull’amore mi dico: questo è l’ultimo, e poi immancabilmente dopo qualche mese me ne viene in mente un altro. L’amore è un tema pieno di risvolti. ["INTERVISTA A DAVIDE CALI. QUATTRO LIBRI IN USCITA E TANTO DA RACCONTARE", Frizzifrizzicit.]

Davide Calì/Monica Barengo,
Polline,
un'immagine del libro in uscita per Kite Edizioni
(a metà ottobre 2013)

Il senso profondo della storia raccontata in Polline è l’accettazione del fatto che l’amore finisce ma non muore, semplicemente rinasce altrove, un tema complesso, da pensare, da capire, da spiegare, sia per i bambini che per gli adulti.  Sarà il primo titolo di una quadrilogia già completamente scritta dall'autore, sapendo di valicare forse in modo definitivo il confine tra l’album illustrato per bambini e il libro per adulti. Non aspettatevi però di vederla pubblicata nel modo tradizionale perché si tratta più un progetto dell'autore che editoriale. Uscirà, infatti, con le tavole di quattro illustratori diversi, e forse neanche con lo stesso autore.
Monica Barengo fa parte dei 12 giovani illustratori da tenere d'occhio nel 2013 proposti da Davidé Calì, che di lei scrive:
È giovanissima, ma ha talento da vendere. Nata a Torino nel 1990, si è guadagnata la selezione alla Mostra degli illustratori di Bologna 2012 qualche mese prima di diplomarsi allo IED di Torino con il voto massimo.
Il suo stile è già molto maturo, intenso e profondamente poetico. Al momento lavora al suo primo libro illustrato e a una graphic novel. Mentre aspettate di vedere entrambi date un’occhiata alle tavole di Floria sul suo blog. Io me ne sono innamorato subito [n.d.r. illustrazioni ispirate al testo di Laura Martinez Belli, Le due vite di Floria, Salani, 2013].

Floria@ Monica Barengo

I libri di Davide Calì, avete capito, mi piacciono, anche perché forse, in fondo,o semplicemente, come qualcun altro fece prima di lui che chissà da quale minuscolo pianeta proveniva, certo di questo è sempre stato un impalpabile nostalgico migrante tanto che alla fine silenziosamente vi è tornato, sono dedicati ai bambini, a tutti noi, ai bambini che siamo stati.



Davide Calì, Each to his own!,
App per Kite Edizioni, Padova, 2013

(la trovate qui)
Davide Calì, Each to his own!,
App per Kite Edizioni, Padova, 2013
Davide Calì, Each to his own!,
App per Kite Edizioni, Padova, 2013
Davide Calì, Each to his own!,
 App per Kite Edizioni, Padova, 2013
Davide Calì, Each to his own!,
App per  Kite Edizioni, Padova, 2013

MAGHEIA - IMMAGINARE per FARE. MIRANDOLA, 12 - 14 GIUGNO 2013. INCONTRI, VISIONI, ESPRESSIONI CON ALESSANDRO BERGONZONI, PHILIPPE DAVERIO, FABIO IEMMI E ...

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L'Immagine del manifesto
è di Monica Morselli


L'ho vista nascere da vicino MAGHEIA, sentendone i primi fremiti nel pensiero dei suoi creatori, l'ho vista crescere, fermarsi, superare con determinazione gli ostacoli, ripartire con forza e tenacia e, finalmente, con gioia, stasera alle ore 21.00 nella Piazza Costituente di Mirandola, assisterò insieme al pubblico al suo battesimo.

Con il nome proprio ed esclusivo di MAGHEIA (μαγείαν) i Greci indicavano la sapienza somma e perfetta, quella che ancor prima i Persiani di Zoroastro identificavano come la medicina dell’anima. La stessa magia alla quale Giovanni Pico, nel suo Discorso sulla dignità dell’Uomo, attribuiva la capacità di “far emergere i miracoli che si nascondono nei recessi dell’universo (…)” in grado di “spingere l’uomo a una tale ammirazione dell’opera di Dio da generare, per affinità e con assoluta certezza, la carità, la fede e la speranza”.

È il pensiero di Giovanni Pico, umanista e filosofo, dunque, a fare da guida luminosa all''idea di questa rassegna, nata nel cuore del Circolo Artistico Culturale "Giorgio Morandi" che, dopo vent'anni di proposte, mostre, incontri, corsi, dona oggi alla città tre giornate, e con il coinvolgimento di oltre un centinaio di persone tra artisti, associazioni, volontari, operatori, farà uscire dalla sede creativa storica del circolo, quella meraviglia di posto sospeso nel tempo che è La Bottega di Giorgio Morselli (corniciaio e antiquario), la visione silenziosa ma sempre espressa in ogni gesto, che ha motivato, fin dal principio, il suo operare: l'idea che applicarsi ad un'arte, semplicemente e nella misura della propria capacità e talento, sia  per l'essere umano elemento essenziale per il nutrimento della propria esistenza e, al contempo, per la conoscenza dell'altro e dell'oltre.
Uno sguardo privilegiato di osservazione e creazione del quotidiano che supera a va oltre se stessi, un'offerta che diviene una proposta concreta che si fa esigenza e urgenza in una terra, come la nostra, che per anni porterà ancora i segni dell'evento sismico che l'ha colpita, e che troverà nell'uso creativo della mente, in quel valore inestimabile che è l'immaginazione di ciascuno, e di tutti, la prima forza per costruire un nuovo futuro.


Con l’obiettivo di valorizzare la capacità di immaginare, e quindi di ideare, utilizzando l’espressione artistica come stimolante motore creativo (e rivoluzionario) per disegnare e concretizzare nuovi progetti di esistenza, dal 12 al 14 Luglioil Circolo Artistico Culturale “Giorgio Morandi”, con la collaborazione del Comune di Mirandola, della Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, del Gruppo Sorin e AeC Costruzioni,organizza la Prima Edizione di “Magheia-Immaginare per Fare”, tre giorni di Incontri-Dibattito, Reading, Mostre virtuali di fotografia, pittura e illustrazione (tramite videoproiezioni a tema nelle piazze del Centro), Esibizioni, Installazioni artistiche e Progetti di creatività partecipata, declinati su alcuni tra i temi dominanti del pensiero e dell’opera di Giovanni Pico e realizzati da esordienti, professionisti, artisti affermati o emergenti, con il coinvolgimento dei circoli fotografici e artistici locali: un nuovo immaginario nella condivisione di una comune identità e, insieme, di Festa nel Centro Storico di Mirandola dedicati alla ricerca e alla condivisione delle potenzialità invisibili, nascoste e “magiche” dell’identità, espressa prevalentemente nei linguaggi contemporanei delle Arti Visive.



Il manifesto del pensiero della Rassegna è stato affidato all'artista Fabio Iemmi e l’Università di Siena per la realizzazione dell’opera del laboratorio di Urbanità Partecipata “Traguardi” (MAGHEIA, Sezione Immaginare Accessibilità).


TRAGUARDI. 
LABORATORIO DI URBANITà PARTECIPATA
diretto da Fabio Iemmi
Sabato 13 luglio ore 18.00
Piazza Costituente (Palazzo Bergomi)
Potete vedere il video di presentazione qui:
 http://youtu.be/JeDoBZYWO5c




Tra i molti contributi, non poteva mancare l'unicità della potenza artistica e visionaria di Alessandro Bergonzoni, già autore della memorabile "Lettera alla Terra" pronunciata nel corso del Concerto per l'Emilia (Bologna, 25 giugno 2012 - che potete trovare in Alzando da terra il sole, libro realizzato dalla casa editrice Mondadori per raccogliere fondi per la biblioteca "E. Garin" di Mirandola) e protagonista di due incontri con gli studenti dell'Istituto superiore "G. Luosi" di Mirandola e quello delle scuole medie "D. Alighieri" di Cavezzo (29 ottobre 2012, di cui potete leggere qui), che Sabato 13 luglio farà il suo voto vastità sul palcoscenico di Mirandola con lo spettacolo URGE (MAGHEIA, Sezione Immaginare con le parole).

URGE
Scritto e interpretato da Alessandro Bergonzoni
Regia: Alessandro Bergonzoni e Riccardo Rodolfi
Sabato 13 luglio ore 21.15
(Piazza Costituente)

Stai colmo!
Questo mi sono detto nel fare voto di vastità, scavando il fosse, usando il confine 
tra sogno e bisogno (l’incubo è confonderli).
Come un intimatore di alt, come un battitore di ciglia che mette all’asta gli apostrofi delle palpebre, come l’inventore del cuscino anticalvizie o del transatlantico anti agressione, come chi è posseduto da sciamanesimo estatico, a suon di decibellezze da scorticanto, come giaguaro che diventa uno degli animali più lenti se in ascensore e come lumaca che diventa uno dei più veloci se in aereo, così tra tellurico e onirico, tra lo scoppio delle alte cariche dello stato (delle cose), tra me e me, in uno spazio da antipodi, in un limbo dell’imparadiso (infermo di mente piu’ che fermo di mente), ho avuto un sentore: urge.
Alessandro Bergonzoni

Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per la genesi di questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e praticato 
in direzione dei “vasti” spazi confinanti.
Ma cosa, in definitiva, “Urge” a Bergonzoni? Sicuramente segnalarci delle differenze; quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle frettolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime tra loro. E anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. Ma soprattutto mettere sotto gli occhi degli spettatori il suo “voto di vastità”: un vero e proprio canone artistico che lo obbliga, sia come uomo ma soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto: un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi. Ed anche oltre. La glossolalia non lo frena e gli “illuminati” sul fondo 
non lo irretiscono.
Un tutto perturbante che, forse, costringerà a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimonia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi.
Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso.
Riccardo Rodolfi


Domenica 14 luglio sarà, invece, la volta di Philippe Daverio (MAGHEIA, Sezione Immaginare il Futuro), che riprenderà proprio a Mirandola il discorso iniziato lo scorso anno nel corso dell'ultima puntata della stagione del programma "Il Capitale" (24 giugno 2012, che potete vedere qui), dedicata ai terremoti e in particolare all'ultimo che ha colpito le terre d'Emilia, con un focus sul patrimonio artistico della nostra Città.
Nel corso della visita per realizzare la trasmissione, Philippe Daverio si era detto, anzi aveva detto a Giorgio Morselli, che sarebbe stato felice di poter tornare a Mirandola, così...

Dalla presentazione della trasmissione "Il Capitale"
 - RAI 3, 24 giugno 2012 - 

Questa settimana si chiude affrontando il tema dei terremoti, vale a dire il momento più drammatico relativo al nostro capitale comune. I terremoti infatti colpiscono il capitale umano, le vittime, il capitale produttivo, le fabbriche, il capitale del risparmio, le case e i beni mobili che contengono, e infine i beni culturali, il capitale storico. 
L’indagine si struttura passando in rassegna tutti gli eventi sismici italiani più disastrosi dell’era recente, partendo da quello della Valle del Belice in Sicilia nel 1968, fino alla stretta attualità dei nostri giorni, documentando sul campo, il terremoto che sta interessando le terre emiliane.Una cronistoria dei terremoti italiani degli ultimi quarantacinque anni (oltre alla Valle del Belice, anche Tuscania 1971, Friuli 1976, Irpinia 1980, Umbria-Marche 1997, L’Aquila 2009), condotta comparando le diverse opzioni di ricostruzione, illuminate o meno, che hanno oscillato tra il rifacimento totale in chiave moderna e la conservazione storica e filologica. In alcuni casi si è verificato un mix di queste visioni differenti, e ora ci si domanda quale potrebbe essere la prospettiva più indicata per l’Emilia che, quando le scosse saranno finite, 
dovrà necessariamente confrontarsi con la propria memoria nel ridisegnare il profilo e l’identità dei territori colpiti, 
con l’auspicio che l’attuale disgrazia possa trasformarsi in un’opportunità per il futuro. 

ARTE E CULTURA COME MOTORE DI RIVOLUZIONE
PER RIDISEGNARE NUOVI PROGETTI DI ESISTENZA
Philippe Daverio in dialogo con Caterina Dellacasa
Domenica 14 luglio ore 21.00
(Piazza Costituente) 


 MAGHEIA 
PROGRAMMA COMPLETO

















INFO

Circolo Artistico Culturale “Giorgio Morandi”

Via Volturno 26 c/o La Bottega di Giorgio Morselli
circolo.morandi@gmail.com

La rassegna si terrà anche in caso di maltempo.
Info anche su eventuali trasferimenti nei luoghi al coperto: https://www.facebook.com/magheia.mirandola


TUTTI GLI APPUNTAMENTI SONO A INGRESSO LIBERO.


UN'ASTA SILENZIOSA DI ILLUSTRAZIONI D'AUTORE PER SOSTENERE IBBY ITALIA

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Gavroche riparte con una bella notizia e un importante invito da estendere a tutti voi.
Sarà finalmente possibile partecipare alla seconda Asta silenziosa di illustrazioni d'autore organizzata da IBBY Italiain occasione di Artelibro - Festival del libro d'arte 2013che si terrà domani, giovedì 19 settembre, alle ore 20.30 presso la Piazza Coperta della Biblioteca Sala Borsa di Bologna e che sarà accompagnata da un concerto per pianoforte del maestro Daniele Furlati, uno dei compositori italiani più talentuosi che, tra le molte opere, è coautore (con Marco Biscarini) delle colonne sonore dei film di Giorgio Diritti (Il vento fa il suo giro - 2005, L'uomo che verrà - 2009 e Un giorno devi andare - 2013).

Tante sono le tavole firmate che sono state generosamente donate dai migliori illustratori dell'editoria italiana per ragazzi - come Chiara Carrer, Gianni De Conno, Philip Giordano, Pia Valentinis, Sara Colaone, Elena e Anna Balbusso (potete  visionarle interamente e in anteprima qui) che verranno aggiudicate 'silenziosamente' nel corso della serata: gli interessati potranno infatti scrivere la propria offerta nella scheda dell'opera desiderata a partire da una base d'asta indicata.

A fine serata, i più appassionati, curiosi ed accaniti sostenitori della cultura per l'infanzia non solo potranno portarsi a casa dei pezzi unici, ma avranno anche contribuito a sostenere con la propria offerta la sezione italiana di IBBY - International Board on Books for Young People, l'organizzazione internazionale no-profit impegnata per la diffusione della lettura e del libro per ragazzi. 

Ma attenzione, perché in occasione dell'asta, verranno anche estratti i fortunati vincitori della “picture-riffa”, i cui biglietti verranno venduti nel corso della serata.
In palio, per i tre vincitori, tre illustrazioni:

Mara Cerri, Le tre vecchie,
(acrilico su carta),
EL Edizioni, 2007

Gianni De Conno, Luna 4,
(acrilico digitale),
Poesia alla luna, RCS LIBRI - Casterman - Edelvives, 2009

Philip Giordano, Kuma Family,
(litografia a due colori, numerata e firmata)

Quella che si presenterà domani sarà, sarà un'occasione straordinaria offerta a tutti di poter partecipare, oltre all'asta, a una serata che permetterà di conoscere da vicino le persone che, con l'aiuto di molti soci, cercano di raggiungere gli obiettivi che si è posta IBBY ITALIA che sono quelli di:

Promuoverela cooperazione e la comprensione internazionale attraverso i libri per bambini e ragazzi. I libri offrono ai bambini una più ampia conoscenza delle altre culture, degli altri paesi, delle loro tradizioni e valori. In questo modo possono favorire il confronto positivo tra le nazioni e incoraggiare la pace e la tolleranza.

Fabian Negrin, La nave dei bambini (copertina),
(acquerello su carta),
La nave dei bambini, Gruppo L'Espresso, 2013

Difendere la possibilità di accesso a libri di grande qualità artistica e letteraria per i bambini in ogni luogo del mondo. La lettura allena il pensiero critico. L’analfabetismo non è solo un problema nei paesi in via di sviluppo ma anche, sempre di più, delle nazioni industrializzate.

Michele Ferri, Guardare il tempo,
(tecnica mista su cartoncino)
2011 - inedita

Stimolare la ricerca e lo studio della letteratura per l’infanzia, la produzione e la promozione dei libri per bambini e ragazzi.

Gek Tessaro, Il combattimento,
(acrilico su acetato),
La (s)fortuna di Ganda, di Giorgio Scaramuzzino, Artebambini, 2010

Incoraggiare la pubblicazione e distribuzione di libri di alta qualità artistica, letteraria, grafica, editoriale per bambini e ragazzi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Nel cuore di IBBY c’è la convinzione che per diventare un lettore ogni bambino abbia bisogno di incontrare buoni libri, ricchi di emozioni, interrogativi, dilemmi, esperienze e linguaggi artistici.

Vanna Vinci, Ragazzina che legge,
(inchiostro di china),
Illustrazione inedita, copia di una pubblicata su L'Unità

Sostenere la formazione professionale e la cultura di chi lavora quotidianamente con i bambini, i ragazzi e la letteratura per l’infanzia.

Marta Iorio, El Paso,
(gouache e collage su carta),
2010 - inedita
Tra le ultime attività, tra gli ultimi impegni, di IBBY ITALIA voglio ricordare:
IBBY Italia per L'Emilia, di cui potete leggere qui
Libri senza parole: dal mondo a Lampedusa e ritorno, di cui potete leggere qui.


PER SOSTENERE IBBY ITALIA:
IBBY Italia è una associazione no profit, basata sul lavoro volontario: per esistere ha bisogno di sostenitori.

Per associarsi.
È possibile aderire a IBBY Italia come:
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> rinnovo o iscrizione
> nome e cognome (oppure denominazione) del socio
Saremo lieti di ricevere una vostra e-mail con info e contatti, assieme a copia del bonifico, a ibbyitalia@gmail.com

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È inoltre possibile sostenere i progetti di IBBY Italia con una donazione.
I versamenti possono essere effettuati sul conto corrente intestato a IBBY Italia:
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E' possibile esprimere una preferenza per un progetto a cui destinare la propria donazione indicandolo nella causale. Saremo lieti di ricevere una vostra e-mail con info e contatti, assieme a copia del bonifico, a ibbyitalia@gmail.com

Novità 2013: mostra Outstanding Books for Young People with Disabilities
È possibile prenotare la Mostra Internazionale dei migliori libri per ragazzi sul tema della disabilità curata dal Centro di Documentazione IBBY.
Per informazioni e prenotazioni: ibbyitalia@gmail.com


INFO

IBBY Italia

c/o Biblioteca Salaborsa
Piazza Nettuno 3
IT - 40124 Bologna
Tel: +39 051 2194478
www.bibliotecasalaborsa.it/ragazzi/ibby
ibbyitalia@gmail.com

IBBY Italia è su Facebook per condividere contatti, appuntamenti, figure, citazioni e i video più interessanti della rete dedicati alla letteratura per l'infanzia, al mondo del libro e dell'illustrazione.

PASSA LA PAROLA, AL VIA LA TERZA EDIZIONE DEL FESTIVAL DOVE I BAMBINI E I RAGAZZI LEGGONO, E NON SOLO...

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Ancora una volta Modena (dal 20 al 22 settembre, tra la piazza Mazzini e la Biblioteca Delfini) e Carpi (il 22, 23 e 26 settembre, in piazza Garibaldi) torneranno a essere le città della lettura per ragazzi in occasione della terza edizione di Passa la Parola, la manifestazione che nata nel 2011, che ormai rappresenta un imperdibile appuntamento per la promozione della lettura, ideata da Milena Minelli e Sara Tarabusi – della libreria per ragazzi di Vignola Castello di Carta (che aderisce all'Associazione Librerie Indipendenti per Ragazzi)  in collaborazione con il Csi (Centro sportivo italiano) di Modena e Carpi, la biblioteca Il castello dei ragazzi di Carpi e la biblioteca dei ragazzi Antonio Delfini di Modena, con il patrocinio del Comune di Modena e della città di Carpi e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.

Passa la Parola compie tre anni e pensiamo che sia necessario farlo crescere, soprattutto in questo particolare momento storico. Con incontri, letture, laboratori e mostre dove conoscere la letteratura per ragazzi dalla voce dei suoi protagonisti più importanti, e dove scoprire l’immaginario su infanzia e adolescenza.
Passa la parola vuole far vivere le nostre città con dialoghi e scambi letterari, luoghi e spazi dove condividere “faccia a faccia” la gioia e il piacere della lettura: bambini, ragazzi e adulti insieme. La terza edizione offrirà un programma ricco di eventi diversi, di segnali da catturare e da salvare, di parole vere e sincere, intelligenti e leggere, parole per tutti: dalla poesia alla fiaba, dall’illustrazione all’arte, dal romanzo al racconto, dal disegno allo schizzo, dall’impegno al divertimento, dal sogno alla realtà. Continuiamo a fare Passa la parola per far conoscere il nostro lavoro di librai indipendenti per ragazzi, impegnati e appassionati nel promuovere il piacere della lettura. Gli autori e gli illustratori che ci raggiungono ogni anno, condividono con noi questo difficile progetto culturale e per questo li promuoviamo e li ringraziamo. Un grazie anche a tutti voi, bambini, ragazzi, insegnanti, bibliotecari, genitori, appassionati lettori che avete seguito il festival fin dalla sua prima edizione, sostenendo il libro di qualità e permettendoci di andare avanti. Da ostinati lettori, ostinatamente crediamo nel potere dei libri e della lettura. Milena Minelli e Sara Tarabusi

Passa la Parola prenderà, dunque e ufficialmente, il via a Modenavenerdì 20 settembre alle ore 16.00 in piazza Mazzini, con l'autrice, traduttrice e giornalista Mathilde Bonetti che presenterà in anteprima la sua nuova serie “Stella Bianca” (Mondadori), racconto sull’amore, l’amicizia, il rispetto per la natura e per gli animali nelle avventure appassionanti di Crystal e Martina, due ragazzine speciali. 

Poesie brevi, giochi di parole, rime senza senso di Guido Quarzo saranno dedicate ai bambini sempre venerdì alle ore 17.00 in piazza Mazzini in occasione dell'incontro dal titolo “La rima è un rospo?”. 

Nel tardo pomeriggio, alle ore 18.00 alla Biblioteca Delfini, la parola passa alla scrittrice e traduttrice Beatrice Masini che - intervistata da Alice Bigli della libreria per ragazzi Viale dei Ciliegi 17  Rimini– presenterà il suo libro Tentativi di botanica degli affetti (Bompiani, 2013), quarto classificato al Premio Campiello 2013.






Alle ore 21.00, in piazza Mazzini, tutti potranno divertirsi con “La città e il drago”, spettacolo di teatro disegnato di Gek Tessaro, autore poliedrico, illustratore, abile narratore che racconta storie attraverso il disegno, da lui descritto come il mestiere più bello del mondo (Gek Tessaro, La città e il drago, Lapis, 2012). 




Ad aprire la giornata di sabato 21 settembre, in piazza Mazzini alle ore 11.00 sarà Alessandro Riccioni, poeta e bibliotecario, che attraverso la lettura animata di E l’eco rispose (Lapis, 2013) inseguirà la voce dei sogni alla scoperta dei pensieri più segreti.

Alle ore 15.00 il festival si sposterà alla Biblioteca Delfini dove adulti e giovani dagli 11 anni in su potranno incontrare l'illustratore, artista e regista Stefano Bessoni per compiere insieme uno straordinario “Viaggio sotto terra, con schizzi e appunti, sugli abitanti del paese delle meraviglie”. Bessoni presenterà il suo libro Alice sotto terra (Logos, 2013). 

Il pomeriggio proseguirà alle ore 16.00 in piazza Mazzini con “L'inventore delle storie”, musica parole e quiz di Stefano Bordiglioni. Sempre alla stessa ora, in piazza Mazzini, tornerà Stefano Bessoni per illustrare e dedicare i suoi libri. 

Il ricco programma di sabato continuerà alle ore 17.00, in piazza Mazzini, con "Fiabe con i baffi, il becco, la coda e le ali” (Franco Cosimo Panini Editore, 2013), l'incontro dove la poetessa e scrittrice Giusi Quarenghi e il poeta e bibliotecario Alessandro Riccioni racconteranno di avventure animalesche.

Nel tardo pomeriggio, appuntamento alla Delfini alle ore 18.00 dove bambini e adulti potranno divertirsi partecipando al laboratorio artistico PIPPO (PIccola Pinacoteca POrtatile, collana di Topipittori, 2012). Il laboratorio è ideato da Guido Scarabottolo, grafico e illustratore di fama nazionale e internazionale, e Francesca Zoboli, pittrice, artista e decoratrice, e sarà introdotto da David Tolin della libreria per ragazzi Pel di Carotadi Padova, e Giovanna Zoboli, autrice, ideatrice insieme a Paolo Canton della casa editrice Topipittori.




La poesia farà da padrona nella serata di sabato alle ore 21.00, dove la splendida cornice della Biblioteca Delfini accoglierà "Nella casa di Topo Pitù", letture poetiche con Roberto Piumini, tra i più importanti autori italiani per ragazzi, poeta, scrittore e traduttore, e Giusi Quarenghi, poetessa e scrittrice per adulti e ragazzi. (Roberto Piumini, La casa di Topo Pitù, Topipittori, 2013).




La rassegna culturale proseguirà domenica 22 settembre in mattinata, alle ore 10.00, con narrazioni dedicate ai lettori più “affamati”: lo scrittore per ragazzi Pietro Formentini intratterrà i bambini nel corso dell'incontro “Assaggi di parole”. 

Sempre alle ore 10.00, ma presso la Biblioteca Delfini, ci saranno le filastrocche e le rime di Maria Beatrice Masella, insegnante, pedagogista e scrittrice in occasione dell'incontro “Il pensiero si fa panna”. 

Il festival ritornerà alle ore 11.00 in piazza Mazzini, dove Sara Tarabusi attrice, formatrice e libraia per ragazzi intratterrà i bambini con una lettura animata dal titolo “A caccia dell’orso andiam…”.

Una serie di eventi collaterali al festival della lettura animeranno poi la città di Modena: da venerdì 20 settembre a sabato 12 ottobre, presso la sala Grande per i ragazzi della Biblioteca Antonio Delfini, “Copia e originale: il desiderio di disegnare”, esposizione delle tavole originali del libro Dame e Cavalieri di Marta Sironi e Francesca Zoboli (Topipittori). 

Il 25 settembre e il 2 ottobre, inoltre, l'attrice e formatrice Sara Tarabusi terrà un corso dal titolo “Gocce di voce”, sull’uso della voce e sulla lettura animata per genitori, insegnanti, formatori e bibliotecari (dalle 18.00 alle 19.30, presso la sede del Csi di Modena, in via del Caravaggio 71).



Passa la Parola si sposterà poi a Carpi il 22, 23 e 26 settembre.
Si partirà domenica 22 alle ore 16.00 da piazza Garibaldi, con un appuntamento  dal titolo “Questa zebra non è un asino”, dove l'attore, regista e scrittore Giorgio Scaramuzzino narrerà dell'amicizia profonda tra un bimbo palestinese, una zebra e un guardiano di uno zoo (tratto dal libro Un asino a strisce. La storia di un'amicizia più forte della guerra, con le illustrazioni di Gek Tessaro, Salani, 2013). 
Alle ore 17.00, la grande piazza di Carpi sarà animata da un'emozionante lavoro nato dopo il sisma che ha colpito l’Emilia nel maggio 2012: con “Le nostre radici”, Giorgio Scaramuzzino, Antonella Vincenzi, Chiara Carminati e Gianluca Magnani raccontano attraverso parole e musica il progetto dedicato all’infanzia “Il Cantiere della fantasia” che ha portato alla pubblicazione del libro Radici (Franco Cosimo Panini Editore, 2013). Alle 17.20, sempre in piazza, è in programma l’incontro “Belle bestie”: 14 animali racconteranno la loro insolita bellezza, con la voce di Chiara Carminati e le musiche di Giovanna Pezzetta, pianista, compositrice e formatrice del progetto “Nati per la musica”. 
La giornata di domenica 22 si concluderà alle ore 18.00 con “Semafori azzurri e principi verdi” in cui l'insegnante, organizzatore culturale e scrittore Giuseppe Caliceti racconterà ai bambini storie necessarie per un mondo in cui siamo tutti diversi e il bello è proprio quello...




Il mondo scolastico rappresenterà un interlocutore molto importante per questa terza edizione del festival: per questo, saranno in programma una serie di “incontri con l’autore” dedicati agli studenti della scuola primaria e secondaria. 
Venerdì 20 settembre, alle ore 9.00, 10.00 e 11.00 in piazza Mazzini a Modena, gli studenti delle classi della scuola primaria e secondaria di primo grado potranno incontrare il narratore, poeta e scrittore Guido Quarzo, che presenterà i suoi libri La rima è un rospo (Motta Junior, 2013) e La meravigliosa macchina di Pietro Corvo (Salani, 2013). 
Sabato 21 settembre alle ore 10.00, sarà la volta della scrittrice per ragazzi Cristina Brambilla che, alle classi della scuola secondaria di primo grado, presenterà il suo libro L’estate in cui caddero le stelle (Mondadori, 2013). 
La rassegna "Incontri con gli autori" proseguirà a Carpi lunedì 23 settembre dalle ore 9.00 presso l'Auditorium della Biblioteca “A.Loria”, dove Roberta Lipparini, esperta di teatro e autrice di poesie e filastrocche, incontrerà gli studenti della scuola primaria per presentare il suo libro C’è un posto accanto a me (Mondadori, 2013). 
Infine, giovedì 26 dalle ore 9.00, gli studenti della scuola secondaria di primo grado incontreranno presso l'Auditorium della Biblioteca “A.Loria” l'insegnante e traduttrice Benedetta Bonfiglioli che presenterà i suoi libri Pink lady (San Paolo edizioni, 2012) e Tutto il cielo possibile (Piemme, 2013). 






Un in bocca al lupo speciale a Milena e Sara e... Buon Festival della lettura a tutti!


INFO (e prenotazioni)
Libreria per Ragazzi Castello di Carta
tel. 059 769731
www.castellodicarta.it,
info@castellodicarta.it

Csi Modena
tel. 059 395357

Csi Carpi
tel. 059 685402

Per un continuo aggiornamento sull’agenda in programma, per notizie sugli autori e sui libri e per le foto degli eventi visitate il sito web www.passalaparola.ite la pagina di facebook “Passa la Parola”.

Tutti gli eventi del festival saranno gratuiti, in caso di maltempo si terranno a Modena nelle sale della Biblioteca Civica Antonio Delfini, e a Carpi nella tensostruttura allestita presso piazzale Re Astolfo.

DI AUTUNNO, DI PISOLINI, DI NINNE NANNE E DI SOGNI...

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Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013
Giovanna Zoboli è nata nel 1962 a Milano, dove vive e lavora. Ha collaborato con numerose case editrici come redattrice, curatrice ed editor. È autrice di poesie, racconti, storie e romanzi per ragazzi e non, editi in Italia e all’estero. Dal 1994, si occupa di letteratura per l’infanzia. Con Mondadori Ragazzi ha pubblicato diversi volumi, fra cui alcuni titoli per adolescenti firmati con lo pseudonimo Giulia Goy. Insieme a Paolo Canton, ha creato, nel 1998, I Libri a naso e, nel 2004, i Topipittori, marchi editoriali specializzati in volumi illustrati. Si occupa di comunicazione d'impresa per lo studio Calamus. I suoi libri hanno ottenuti riconoscimenti italiani e stranieri, come il premio Andersen 2007 e 2008 per miglior albo 0-6, e il White Ravens 2004 e 2005. Nel 2006, con il personaggio di Pilly, ha vinto il premio Comicon Micheluzzi, come miglior sceneggiatrice di striscia umoristica. Dal 2006, collabora alla rivista “Hamelin. Note sull’immaginario collettivo” con articoli dedicati ai temi del libro illustrato e dell’infanzia. Dal 2005 al 2008, a Bologna, presso l’Accademia Drosselmeier, ha tenuto un corso sulla parola e le immagini nel picture book. Fra i suoi librinel catalogo dei Topipittori, ricordiamo: L'angelo delle scarpe (2009), Vorrei avere (2010Troppo tardi (2010), Nove storie sull'amore (2011), Il viaggio di una stella (2011), Il viaggio di Miss Timothy (2012), Cose che non vedo dalla mia finestra (2012) , C'era una volta una storia (2013), Il grande libro dei pisolini (2013) e, l'ultimo, in uscita in questi giorni Casa di fiaba con le illustrazioni di Anna Emilia Laitinen. Simona Mulazzani è nata a Milano nel 1964. Collabora con i più importanti editori italiani fra cui Rizzoli (Nella terra dei sogni con testo di Robert L. Stevenson, 2012), Salani, Mondadori, Feltrinelli, Franco Panini Editore (Una volta, un giorno, 2008 e Rime per le mani, 2010) Elemond, Einaudi, Editori Riuniti, Carthusia, Orecchio Acerbo (Sarah e le balene, 2003), Il gioco di leggere (L'altalena di Mak, 2010), Abitare Segesta, e con editori americani, giapponesi e francesi: PHP Publishing e Shogaku-Kan, Bayard Presse, Sterling Publishing CO., Inc., Harmony Books. Insieme a Gianluigi Toccafondo ha realizzato spot, sigle televisive e cortometraggi pluripremiati e di grande successo, come “La pista”, “Le criminel”, “Woman finding love”. Sue illustrazioni sono state esposte in mostre collettive e personali. Il grande libro dei pisolini è il suoquinto titolo, con il testo di Giovanna Zoboli, pubblicato per i tipi dei Topipittori. Per le illustrazioni di Vorrei Avere (pubblicato dalla Eerdmans Books for Young Readers negli USA) Simona Mulazzani riceverà la prestigiosa Silver Medal della Society of Illustrators, che le sarà consegnata il prossimo 24 ottobre a New York, per la categoria The Original Art: Celebrating the Fine of Children's Book Illustration. Il 26 ottobre poi aprirà la mostra delle tavole selezionate. 

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
Mariana Chiesa Mateos  è nata in Argentina, a La Plata, nel 1967. Si dedica all’incisione, alla pittura e al fumetto: tre diversi modi per definire la sua vocazione di disegnatrice. Il mestiere l’ha imparato a Buenos Aires, da Alberto Breccia, il maestro che scambiò la sua matita per un coltello. La narrazione è il filo conduttore dei suoi disegni che raccontano del sesso, dell’infanzia, del desiderio, della perdita. Nel tentativo di coniugare il privato con il sociale, di aprire uno spazio di incontro possibile fra la sua intimità e quella degli altri. Ha collaborato con case editrici di tutto il mondo: Lápiz Japonés, El ojo clínico, Sins entido, L'Association e Media Vaca tra le altre. Ha insegnato incisione e ha partecipato a numerose mostre. Nel 1997 si è trasferita a Barcellona, dove è rimasta fino al 2008. Oggi vive in Italia, vicino a Bologna. Fra i suoi libri ricordiamo: Mis primeras 80.000 palabras opera collettiva di cui ha realizzato anche la copertina (Media Vaca, 2002), Tipos ilustrados (Cromotex, 2004), No hay tiempo para jugar con Sandra Arenal (Media Vaca, 2004) premiato nel 2005 dalla Biblioteca Internazionale di Monaco e uscito successivamente in Italia con il titolo Non c'è tempo per giocare (Zoolibri, 2007), Sex Design opera collettiva (Collins Design & Loft Publications.N.Y., 2006), Il nostro italiano per ragazze e ragazzi (AIPI/CASIU Montevideo, 2009). Con Orecchio acerbo ha pubblicato Migrando (2010) e Quasi ninna, quasi nanna"(2013). Lo scorso settembre è stata ospite d'onore al Festival Internazionale di Letteratura di Berlino.

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
Se non è in giro per i boschi potete trovarlo nel suo blog dove Paolo Cognetti dà consigli di scrittura, parla di giovani promesse e vecchie glorie della letteratura americana, propone citazioni e stila classifiche, raccontando i suoi viaggi e l’attaccamento per la sua città d’adozione, New York. Autore di documentari e raccolte di racconti, studioso di matematica, sceneggiatore, ma soprattutto viaggiatore curioso e attento, flanêur d’ultima generazione che ama la calca caotica della Grande Mela, ma anche la pace riposante della sua baita in montagna. “Paolo Cognetti, milanese, è, tra i giovani scrittori italiani, uno dei più attenti a sentire e narrare il disagio delle nuove generazioni e gli anni difficili dell’adolescenza di questi anni, di fronte a un contesto di incerta sostanza e di sicurezza precaria” così lo definisce Goffredo Fofi attribuendogli il premio “Lo Straniero” nel 2009. Con Minimum Fax ha pubblicato due raccolte di racconti - Manuale per ragazze di successo (2004), Una cosa piccola che sta per esplodere (2007) - e un romanzo, Sofia si veste sempre di nero (2012). Mara Cerri è nata a Pesaro nel 1978 e, come l’ha definita Goffredo Fofi su "Il Sole 24 ORE"è “elegante e trasognata capofila di una famiglia di disegnatori provenienti dalla più che meritevole scuola d’arte di Urbino". Il suo segno poetico ha attraversato i libri delle principali case editrici italiane. Collabora con numerosi quotidiani e riviste tra cui "Il manifesto", "Lo straniero", "Diario", "Carta", "Internazionale". Ha partecipato alla “Mostra Illustratori” della Fiera del Libro di Bologna, alla Biennale di Illustrazione di Bratislava e a quella portoghese “Illustrarte”. Fra i suoi libri ricordiamo: L’Anima Nuvola, FuocoDentro gli occhi cosa resta (Fatatrac); Dagli Appennini alle Ande” (e/o editore); La Traviata  (Nuages, 2009) e Parole perdute (Grimm Press, Taiwan); 12 storie di principesse (EL editore); Ippolita la bambina perfetta (Arka editore, 2005); La bambina di ghiaccio (Emme edizioni); Storia di Pilina (Carthusia edizioni, 2004); Piccole donne (Fabbri editori); La spiaggia di notte (e/o editore, 2007); Storia di Giacobbe e Giuditta e Oloferne (Fabbri editori-Corriere della Sera); Gâteaux et chapeaux (Milan editions). In collaborazione con Magda Guidi, ha realizzato il cortometraggio d'animazione Via Curiel 8, tratto dall'omonimo libro del 2009, vincitore del Torino Film festival 2011 Sezione Corti. Nel catalogo di Orecchio acerbo, oltre alla nuova edizione di Via Curiel 8 (libro + dvd, 2012), A una stella cadente (nuova Edizione, 2007), Banchi di nebbia (2010) e Il nuotatore (2013).

È arrivato l'autunno. La natura è ormai pronta a cedere le sue declinazioni di verde lasciando il posto ai gialli dorati, a vitali arancioni, ai rossi ogni anno inaspettati e intensi. I raggi di pieno sole divengono ora perpendicolari modificando così la biologia e i pensieri degli esseri viventi. È la stagione, quella dell'autunno, che chiede all'uomo di partecipare, di prepararsi a essere staffetta nel gioco della natura che ora si mette in attesa; di essere capace di fare tesoro della raccolta di energia che gli è stata offerta negli ultimi sei mesi che hanno accolto la sua esistenza su questa terra e di saperla trasformare progressivamente, per i prossimi centottanta giorni, in altrettante significative attività e processi di trasformazione.
È il momento dell'anno in cui la luce del giorno è più simile a quella dei suoi estremi, l'alba e il tramonto, luoghi di spaesamento e di ombre illuminati da chiari del bosco, piccole radure di luce capaci di risvegliarci, rivelarci a noi stessi, aprendoci all'ignoto.
Spaesamento poetico e necessario, per prepararci al lungo inverno dove saremo noi a custodire quella natura sospesa e a convivere con la nostra rinnovata propensione a produrre melatonina al posto di seratonina, a tentare di leggere i nostri più frequenti momenti di alternanza di veglia e sonno non solo come risposte biologiche alla progressiva mancanza di luce, ma come elementi liminari, indispensabili l'uno all'altro, riconoscendo però che ora, perfettamente a suo agio e salvificamente, il vero protagonista dei due sarà il secondo.

Una parentesi dalla realtà, dove le regole svaniscono e i tempi sono scanditi da orologi sospesi. Un posto dai confini dilatati e scenari imprevisti, dove coscienza e volontà altre, che sempre ci appartengono, scrivono, dirigono, interpretano vite diverse.
Il luogo del mistero per eccellenza, quello divenuto così raro e prezioso per una civiltà che ha la necessità quotidiana di svelare ogni cosa, il luogo della divinazione e del ristoro insieme, dove diamo vita a buon parte della nostra esistenza. 
Questo è il sonno, dunque, con il suo corredo di sogni dove poter cercare e ritrovare noi stessi.
Mi piace pensare, al di là delle spiegazioni logiche e scientifiche, che non sia un caso che il sonno abiti con tanta generosità la vita dei bambini, sia loro compagno fedele fino all'adolescenza, per poi farsi più misurato nell'età adulta fino a divenire frammentato e suscettibile in quella dell'anziano.
È il tempo che ci viene concesso per adattarci alla realtà che, non sarà un caso, non ci viene sbattuta in faccia, come tristemente usa dire, per farci aderire al suo principio per il resto dei nostri giorni, ma si rivela con garbo, prendendosi un tempo incerto, dandoci il modo di avvicinarla girandole intorno con circospezione, per osservarla da una prospettiva abbastanza lontana da farci cogliere i particolari e le sfumature della sua interezza.
Il sonno, il suo racconto, ci seguono ogni giorno, dalla nascita, se ci pensate. 

Preoccupazione quando manca, desiderio di prolungarlo quando non è possibile, cattiva qualità fatta di fatiche a concedersi, intermezzi disturbati e sveglie inaspettate, e così via, il sonno entra nei nostri discorsi e pensieri più di quanto ci rendiamo conto.
Il suo cuore, il sogno, è la chiave semantica del nostro vivere, conoscenza ormai di tutti, ma anche fonte inesauribile di ispirazione, inquietudine, creatività, autenticità, serbatoio senza fondo a cui poter attingere a piene mani.
Tutto questo pare che l'uomo l'abbia raccontato ancora prima di saperlo, addirittura alcuni sostengono che le Grotte di Lascuax ne portino i primi segni.
Se fosse così, in un certo senso,Il grande libro di pisolini di Giavanna Zoboli e Simona Mulazzani potrebbe essere visto, non senza un certo divertito azzardo, anche in perfetta contiguità contemporanea con quella pittura parietale preistorica.


Ninna Nanna deli lettini
Dormono bene questi bambini.

Dormono gli orsi sotto il piumone,
spegna la luce anche il leone.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Davvero? Ma che cos'è Il grande libro dei pisolini?

Nelle parole degli editori è:
una irresistibile galleria di piccoli pigroni del regno animale: cultori di pigiami, collezionisti di plaid, amanti del cuscino, devoti della ciabatta, esperti di materassi, artisti del lenzuolo. Un libro indispensabile per imparare a sognare, russare, riposarsi, rilassarsi, pisolare, parlare nel sonno, addormentarsi, farsi cullare, andare in sonnambula. Il vademecum in rima della nanna nelle sue mille sfumature, la bibbia del letargo, il baedeker della notte: un libro indispensabile per incamminarsi con fiducia nel paese dei sonni leggeri e di quelli pesanti. Ideale per dormiglioni, insonni, sognatori, esploratori del silenzio, timorosi del buio, viaggiatori delle stelle. 

 Dorme il delfino, pisola il tonno
gallo e gallina cadon dal sonno

La capra bacia i sette capretti.
Sogna il mio cane polpette e spaghetti.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Un libro perfetto, come sono del resto tutti i libri nati dall'incontro di queste due autrici, che racconta di un momento perfetto, quello del pisolino, che è un sonno declinato al sonnellino, pacato tranquillo, un dileguarsi silenzioso e in punta di piedi dalla realtà, oplà, e il farlo in qualsiasi momento un gesto che suscita immediata tenerezza, una concessione poetica che non ha età nel suo farsi piccola.

Il sonnellino abita nella casa delle parole affettive di molte famiglie, lo ha fatto anche nella mia. Al sonnellino, alle coperte poste e rimboccate, ai cuscini improvvisati, alle persiane socchiuse, ai giri verso il basso delle manopole dei volumi, ai libri sottratti di mano e agli occhiali fatti scendere dal naso, sono legati molti dei miei più cari ricordi, e profonda commozione.

In esso, gli esseri umani e animali, di tutte le età di tutte le etnie di tutte le razze, sprofondono con la stessa indifesa fiducia.

Il pisolino è un vezzo di divertita levità, è una marachella commessa in barba alla chiamata dell'impegno indefesso, è un frazione di festa dal lavoro, qualsiasi, è qualcosa di indescrivibile, sensibile e fragile, perché intimo e personale, che Giovanna Zoboli e Simona Mulazzani, con i versi di una poesiache giocano anche in questa occasione al ritmo di una perfetta consonanza, hanno saputo cogliere con profonda grazia.


Conta le pecore il coccodrillo
dormon le pulci con il mandrillo.

Russano in coro il rospo e la rana
il ghiro e il tasso han lo stesso pigiama.

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013

Il grande libro dei pisolini, tra le molte suggestioni e possibilità di lettura,  custodisce al suo interno, abbiamo scoperto, anche un tesoro tutto da scoprire: un involontario, ma per questo non meno efficace, omaggio all'errore creativo di Gianni Rodari. 

Cinque giraffe nei sacchi a pelo
nove ippopotami sopra il divano.

Tre foche monache su sei poltrone.
Sei colombacci su tre ottomane. 

Giovanna Zoboli/Simona Mulazzani,
Il grande libro dei pisolini,
Topipittori, Milano, 2013 

Un errore forse, ma di sicuro una svista piena di possibilità, che in fondo altro non è se non un'inaspettata dedica a chi, come scrisse Rodari nella sua Grammatica della fantasia, «crede nella necessità che l'immaginazione abbia il suo posto nell'educazione; a chi ha fiducia nella creatività infantile; a chi sa quale valore di liberazione possa avere la parola», di cui vi consiglio di leggere qui.


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Lullaby of Birdland 
(George Sharing/B.Y. Foster (George David Weiss), New York, 1952)
voice Sarah Vaughan

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Ninna nanne, filastrocche, nenie, tiritere, sono i canti che nei primi anni di vita ci portano nel sonno.
Quasi che alle parole in musica, a una lingua che si fa sentire sentimentale, fosse riconosciuto il potere di annullare il tempo e lo spazio che separano la terra della veglia da quella del sogno, di rendere il passaggio più naturale, di cullare e rassicurare la resa verso mondi sconosciuti, di accendere una luce in quel buio che così ci farà meno paura.
Un passaggio dove il significato delle parole si stempera, la loro pronuncia si addolcisce, fino a farsi così esile da fondersi e lasciare il posto alle immagini, le vere protagoniste del tempo onirico.

Ogni paese ha i suoi canti, ogni lingua i suoi abbracci, ogni madre e ogni padre custodiscono la propria voce e innalzano il loro canto per proteggere il figlio, la propria figlia. Melodie popolari, tradizioni sussurrate, diversi modi di incontrare la notte, la stessa delicatezza a tutte le latitudini e longitudini che fa chiudere gli occhi e calma il cuore che batte forte per l'inquietudine che provoca il sopravvenire dell'incoscienza e lo spavento di un mondo sconosciuto che esce allo scoperto.

In Quasi ninna, quasi nanna di Mariana Chiesa, artista da sempre sensibile alle infanzie "rubate", la ninna nanna che leggiamo è quella di una mamma che, mentre canta a sua figlia canta a tutti i bambini del mondo, a se stessa insieme a tutte le madri della terra.

Quando canto a mia figlia, canta mia madre, cantano le nonne, e io aggiungo altre voci. La ninnananna è meticcia e viaggiatrice. Dal Mediterraneo all'Atlantico, dalla lingua madre a quella acquisita.
La ninnananna possiede un doppio incanto: è tagliente e tenera, è dolcezza e crudezza, senso e nonsenso.
È dialogo con mia figlia, e insieme con me stessa, con la terra e con la notte.Come fossi un animale dalle multiple sorgenti, che offre il suo latte nel canto,prima di dar le spalle al mondo e andarsene.
In un continuo viavai a un'altra riva, fino alla grande casa del sogno.       Mariana Chiesa, Quasi ninna, quasi nanna, 2013.


Si fa sera. Avvolta in un abbraccio affettuoso, come in un nido sicuro, una bambina, si fa cullare tra le braccia della mamma che lo accompagna verso i suoi sogni.


Quasi ninna quasi nanna
farfalla leggera
falena perfetta
che apre a ventaglio 
la notte le ali.


Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

La accompagna nei sogni dei suoi giochi quotidiani, di luoghi lontani, di trasformazioni, di sfide e battaglie, di paure e incertezze e mentre lo fa, come in tutti i suoi libri, Mariana Chiesa non ha paura di raccontarle le verità del mondo bambino rendendo questa insolita ninna nanna un luogo privilegiato dove mirabilmente intreccia le speranze di una mamma, consapevole delle mille congiunzioni favorevoli che hanno fatto sì che lei e la sua bambina per molte cose possano dirsi fortunate, al racconto della tragica realtà che vivono molti bambini fuori dalla porta di quella stanza di calda intimità.

Lei sogna che gioca 
vestita da fata
a far di un castello
la sua casa abitata.

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Le bastan due piume 
per essere indiana
guerriera sognata
di piccola taglia
che è sempre pronta
a dare battaglia.

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

La ninna nanna allora si fa sottile come uno specchio posto tra il sogno e la realtà, tra il bello e il brutto del mondo. Chissà che sorprese riserverà il domani. Giocare agli indiani o trovarsi a sparare? Tra i banchi di scuola o lungo una strada? Giocare in giardino o lavorare in cantiere? Calma e pacata la voce della mamma, dolce la rima.  E vera la storia, in questo che diviene un canto alla vita e un inno alla libertà.


Nel campo di armi 
cresce la guerra.
Si gioca sul serio:
tutti giù per terra!

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Non è difficile vedervi anche un tributo di Mariana Chiesa a una sua figura intellettuale di riferimento, Ama Alejandra Pizarnik, la poetessa argentina scomparsa nel 1972 all'età di 36 anni, che vedeva se stessa come una bambina in un giardino e che seppe abitare l'onirico e darvi voce come pochi altri (qui il docufilm Memoria Iluminada: Alejandra Pizarnik di Virna Molina e Ernesto Ardito, 2013 - Argentina).

Dentro te c'è una voce
che rassicura e non mente.

Ci sono scelte e desideri

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013
e se ascolti attentamente
c'è bellezza c'è splendore

Mariana Chiesa,  Quasi ninna, quasi nanna,
adattamento del testo Roberto Pasquali,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013



Quella che ci viene così consegnata è una ninna nanna, tra parole e bellissime serigrafie (potete vedere il work in progress di alcune tavole sul sito della stamperia/galleria d'arte Squadro di Bologna dove un paio d'anni fa ho potuto vedere la mia prima mostra di Mariana), di grande potenza visionaria, dove il canto annulla le distanza tra la vita privata dell'autrice e il resto del mondo. Ninna nanna che, in realtà, può essere letta ai bambini di tutte le età e che diviene concreta speranza per il farsi di un mondo migliore. 

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The Beatles 
Good Night 
(lyrics and music: John Lennon, voice Ringo Starr)
The Beatles (White Album), 1968

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Paolo Cognetti e Mara Cerri sono tra gli autori che, in questi anni, hanno meglio saputo raccontare le inquietudini, i timori e le speranze dell’adolescenza. Ne Il nuotatore questa loro qualità è divenuta esponenziale e la forza del loro sguardo, grazie a una narrazione nata da un progetto a quattro mani, capace di affrontare vecchie e nuove paure, di sondare ignote e remote profondità e di riemergere tra parole e immagini che si rivelano al lettore tanto vere quanto inafferrabili.

Ho conosciuto Mara attraverso un suo libro Via Curiel 8. Era una storia muta, tutta affidata ai disegni, su un bambino e una bambina che crescono nello stesso palazzo senza incontrarsi mai. Soffrono di due solitudini gemelle, come celle separate da un solido muro. Inventano mondi immaginari dove trovare rifugio, e in questo modo, proprio come se scavassero un buco nella distanza che li separa, finiscono per incontrarsi lì, nell’immaginazione, abbracciarsi in un luogo che esiste solo per loro.
Quando il libro mi capitò per le mani avevo appena scritto i racconti di Una cosa piccola che sta per esplodere. Erano anche quelle storie di ragazzini, di solitudini e incontri inaspettati, collisioni che cambiano traiettorie alle vite e poi le vite non sono più le stesse. Mi sembrò di ritrovare una vecchia amica. Nella mia fantasia, la bambina e il bambino di Via Curiel 8 eravamo Mara e io: anche noi eravamo cresciuti nella stessa solitudine, avevamo cominciato a disegnare e scrivere per trovare rifugio, e scava scava avevamo finito per incontrarci. O forse doveva ancora succedere. [...] Paolo Cognetti in Il nuotatore, op. cit., 2013.
13 Settembre 2008, un piccolo bar di Mondaino.
Paolo e io ci siamo appena conosciuti. Lui mi racconta che scrive su grandi quaderni a quadretti, e su quelle pagine incolla immagini destinate a lasciare un'impronta nei sui racconti. Nei mesi successivi inizia una corrispondenza via e-mai. Io spedisco a Paolo i miei disegni e lui mi aggiorna sul suo ultimo libro Sofia si veste sempre di nero. [...] Leggo tutti i suoi racconti, sento che Paolo ed io in qualche modo siamo custodi di un segreto comune. Il suo scrivere è come il mio disegnare... creare uno spazio, un tempo, una trama, in cui appoggiare e nascondere questo misterioso compagno. Come se non ci fosse spazio per lui nella vita quotidiana, ma allo stesso tempo per stare al mondo fosse necessario tenerlo in bilico e sottintenderlo ogni momento. Bisogna tirar su architetture adeguate, in altre parole raccontar storie... Mara Cerri, op.cit., 2013.
[...] Nacque naturale il desiderio di scrivere una storia insieme, ed eccola qui: Il Nuotatore è il nostro abbraccio. Dato che siamo entrambi timidi, e che quel posto non esiste nella realtà, mi pare giusto che sia la storia di un sogno. Siamo anche lenti e abbiamo passato qualche anno a scambiarci disegni e parole. Ora che abbiamo finito so che abbiamo scritto una storia non troppo lontana da Via Curiel 8 né dai miei racconti di quei tempi. Anche qui ci sono due solitudini, quella di un uomo e quella di un ragazzino, che forse sono la stessa persona in due tempi diversi, o forse no; c'è un mondo di insonnia fuori dall'acqua in cui si è adulti e soli, separati da se stessi, impauriti e senza parole, e c'è un mondo di sogno, un mondo dentro l'acqua, in cui l'età non ha più significato, la paura non è mai stata inventata, l'uomo e il ragazzino si incontrano e per un istante tornano una cosa sola. O almeno, così la vedo io che non so nuotare. Paolo Cognetti, op. cit., 2013.

Il racconto de Il nuotatore nasce da una circostanza quotidiana: uno scrittore trascorre l’estate a cercare un racconto. In una notte torrida, in cui non riesce a trovare pace nel letto posto sotto il tetto della sua casa, decide di scendere al piano più basso e di provare a dormire sdraiandosi sulle fresche mattonelle del pavimento. Da lì, il racconto ha inizio: un ragazzino, che sarà di volta in volta tale o lo stesso scrittore in un insolito scambio d'identità come spiega l'autore, viene accompagnato dall’allenatore di nuoto, insieme al resto della squadra, in riva a uno stagno nato in una vecchia cava che si trova nella periferia della città.

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013



Tutta la squadra dovrà tuffarsi da un trampolino. I timori del ragazzo si confondono con quelli dello scrittore, che non ama le profondità e non sa nuotare. 

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Ma inaspetttamente il ragazzo del sogno si rivela una creatura marina. L’acqua, imbiancata dai ciottoli di ghiaia e scurita dai detriti dello scavo, lo culla portandolo sul fondale. Lì, sul fondo, scrittore e ragazzo si fissano negli occhi. Si riconoscono, e riconoscono le reciproche paure. 

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Paolo Cognetti/Mara Cerri, Il nuotatore,
Orecchio acerbo Editore, Roma, 2013

Ora il ragazzo è pronto a tornare in superficie e a respirare. In una sorta di tuffo al contrario il ragazzo stringe in pugno il suo coraggio e guizza verso la superficie e verso il risveglio...

Il pieno della trasformazione, gli istanti in cui a stento ci si riconosce, lasciarci per ritrovarci... sono alcuni dei momenti dell'adolescenza che dicono della difficoltà di crescere. 
Nel libro di Paolo e Mara, l'acqua è l'elemento primo e generatore, come presente nelle cosmologie di quasi tutti i popoli (non sarà un caso che essa appaia così prepotentemente nei sogni divenendone una delle simbologie più potenti); è elemento essenziale di rinascita che ancora una volta ci dimostra che riflettere sulla cosmologia, anche sulle sue derivazioni oniriche, significa in fondo riflettere su noi stessi, pensandoci parte di un disegno più grande dove la ricerca dell'armonia tra noi e il cosmo, tra noi e noi, noi e l'altro diviene elemento essenziale per definirci e restituirci il senso della nostra esistenza. Ricordandoci però, nel farlo, che se, forse, come dice Paolo Cognetti "nell'acqua la paura non è mai stata inventata", sulla terra sì e abita nei pensieri di molti bambini e ragazzi, anche se non la vediamo, e che per mostrarsi ha bisogno di sentirsi accolta e mai giudicata. È per questo che la terra del sogno gli è congegnale. Nella veglia noi possiamo provare a divenire luoghi di comprensione che i libri possono aiutarci a costruire. Uno per volta, a partire da uno come questo, da questi che vi ho appena presentati.

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Tom Waits
Innocent When You Dream
Franks Wild Years, 1987
(The Center Of The Universe - Live al Teatro Comunale di Firenze, 24 luglio, 1999)

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BEATRICE ALEMAGNA È L'OSPITE D'ONORE DI LUCCA COMICS AND GAMES 2013... MA È ANCHE L'AUTRICE DI UN LIBRO APPENA USCITO, E UN ALTRO QUASI IN ARRIVO, PER I TOPIPITTORI

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© foto di Sarah Genovese,
Parigi, giugno 2013

Per chi volesse entrare, o rientrare, nel mondo di Beatrice Alemagna, "Illustr-Autrice" di straordinario talento riconosciuto a livello internazionale (di lei Gavroche ha già parlato qui), questi mesi di fine anno si mostrano particolarmente generosi in proposte e aspettative.


S.G. - Ti autodefinisci una "Illustr-Autrice: cosa significa esattamente?
B.A. - Per me il racconto illustrato è una vera e propria forma di linguaggio, è un tutto unico che nasce dal rapporto intrinseco che esiste tra le illustrazioni e le parole. Per questo mi diverte definirmi "illustr-autrice", cioè pensare che per i miei libri le parole suggeriscano sì delle immagini, ma che a loro volta le miei illustrazioni raccontino delle storie a se stanti. Frammento tratto dall'intervista di Sarah Genovese a Beatrice Alemagna per il catalogo delle mostre di Lucca Comics and Games 2013.

Beatrice Alemagna, Canal St Martin, Parigi,
giugno 2013
© foto di Sarah Genovese
 
Beatrice Alemagna (Bologna, 1973) ha iniziato la sua carriera in Francia nel 1996, dove tutt'ora vive e lavora, e ha all'attivo ormai quasi 30 libri scritti e illustrati con i principali editori del panorama internazionale, tra cui Autrement, Donzelli, Gallimard, Hélium, Phaïdon, Rue du Monde, Seuil jeunesse, Thierry Magnier, Topipittori.

Le sue opere sono tradotte in quasi tutte le lingue del mondo: dal francese all'italiano, dallo spagnolo all'inglese, fiammingo, ceco, sloveno, greco, taiwanese, coreano, portoghese, cinese e giapponese.

Nel 2010 ha vinto il Premio Andersen - Il mondo dell'infanzia come illustratrice dell'anno, doppiando il premio ricevuto a Rueil (Francia) nel 2006. A questi si aggiungono, sempre in Francia, il Chronos Prize (1999), l'Octogones Prize (1998), lo FNAC Prize (1997), il primo premio Figures Futures a Montreuil (1996) e i numerosi riconoscimenti ricevuti al Salone internazionale del libro di Torino (2010), al Bologna Ragazzi Award (2010) e al Book Prize di Taipei (2006) per il libro Un leone a Parigi edito in Italia da Donzelli.



Le sue illustrazioni sono state esposte a Parigi, Bologna, Bordeaux, Charleville, Monaco, Pau, San Paolo, Roubaix, Reims, Cherbourg, Lisbona, Bobigny, Tokyo, Sapporo e Kyoto e le sue illustrazioni sono apparse su "
Les Monde des livres" (Francia), "Elle" (Italia), "Elle" (Francia), "Hamelin" (Italia), "La Repubblica" (Italia), "Epok-Fnac" (Francia), "Varoom" (Inghilterra), "Vogue" (Italia), "Vogue" (Giappone), "Illustration" (Giappone), "Andersen magazine" (Italia), "Télérama" (Francia), "l'Unità" (Italia), "Libération" (Francia).

Ed è suo il manifesto dell'ultimo film di Ascanio Celestini La pecora nera uscito nel 2010 e acclamato in concorso alla 67esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.

© Beatrice Alemagna

La prima proposta del suo lavoro di questo ormai fine 2013, che senz'altro non vi sarà scappata, è l'uscita in questi giorni di Buon viaggio, piccolino! per i tipi di Topipittori, pubblicato in edizione originale in Francia da Hélium, il libro che Beatrice dedica, come sempre, ai piccoli e grandi lettori, ma a partire questa volta dai 3 anni di età e di cui ha raccontato genesi, costruzione e pensiero, per sua stessa mano, nel blog della casa editrice italiana. 

Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!,
Topipittori, Milano, 2013

Buon viaggio, piccolino!, segna un nuovo cambiamento artistico, dice Beatrice nel post di presentazione segnalato, dovuto anche al fatto che essere circondata da un bambino, una bambina, ogni giorno diviene una fonte inesauribile e convulsa forma di ispirazione con cui necessariamente fare i conti.

Se dovessi trovare un'ulteriore sintesi, per me perfetta, della definizione che Beatrice offre di se stessa, mi viene in mente un solo termine possibile: narratrice.
E lo dico perché di fronte a questa sua, mi verrebbe da dire continua, tensione al cambiamento mi torna alla mente il significato dell'arte del narrare che è distintivo dello scrivere (con parole o figure) il cui atto diviene definitivo solo se il narratore riesce attraverso di esso a esprimere il senso profondo della propria identità e intimità.
Certo per farlo ci sono regole da rispettare, direbbe Calvino.
Le prime, quelle strutturali, quasi delle vere e proprie architetture, che cambiano anche stilisticamente di libro in libro nel caso di Beatrice, impongono limiti che il narratore decide di affrontare di volta in volta per mettere alla prova se stesso, per permettergli l'espressione più completa di quelle identità e intimità in continua mutazione, nei migliori dei casi.
Poi ci sono altre regole ovviamente, costrutti sostanziali che sono le regole morali, i doveri etici, i pensieri filosofici, che devono rimanere di proprietà dello scrittore, della sua profondità, ove esistano, farsi intrinseci al suo essere persona e trapassare in essenza onesta e leale della sua ispirazione così da acquisire sostanza invisibile nel farsi dell'arte del narrare (soprattutto nella letteratura per l'infanzia ma io direi che vale per tutta la letteratura e le opere artistiche in genere).

Questo per dire che quando Beatrice Alemagna ammette di nutrirsi di inquietudine e di dubbio, di necessità di essere artisticamente infedele a se stessa a ogni nuovo libro, in realtà racconta delle difficoltà e dei valori indispensabili alla ricerca del senso e della perfezione del desiderio e la volontà di narrare.


Desiderio che in Buon viaggio, piccolino! diviene quello di attendere i bambini più piccoli e i loro genitori su quella che riconosciamo essere una delle nostre prime strade che portano all'avventura e che, a pensarci bene, calcheremo ogni giorno per il resto della nostra vita.

Un bambino si prepara alla partenza. 
Non sappiamo dove sta per andare. 
Ma sappiamo che è un posto lontano.



Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!
Topipittori, Milano, 2013

Non c'è avventura che non preveda un viaggio, e ogni viaggio, sempiterno rito iniziatico, richiede una rassicurante preparazione.

I preparativi sono scrupolosi, 
sembrano seguire un rituale preciso, meticoloso, 
che coinvolge la mamma, il papà e perfino il gatto.


Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!
Topipittori, Milano, 2013

... bisognerà procurarsi oggetti 
per affrontare ogni tipo di situazione
 e 
prevedere un abbigliamento adeguato...


Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!
Topipittori, Milano, 2013

... poi, quando tutto sarà finalmente pronto, 
si accenderà il potente motore...

Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!
Topipittori, Milano, 2013

... e via, pronti per partire verso nuove avventure!


Beatrice Alemagna, Buon viaggio, piccolino!
Topipittori, Milano, 2013

Anche in questo nuovo libro, Beatrice Alemagna dimostra di intrattenere un dialogo privilegiato con quella cosa indefinibile che è, e sarà per sempre, l'infanzia. Lo dimostra la sua capacità di comprendere e rispettare la complessità non solo dei momenti fondanti ma anche delle piccole cose della vita.
I margini di queste sue prime pagine dallo sfondo bianco sono infatti arricchiti di tutti quei particolari, che lei dice di aver reso quasi minuscoli, che i bambini amano e che con la loro supervista sono capaci di cogliere, mettere nel bagaglio del loro immaginario e raccontare con estrema precisione, quelle cose che quasi sempre rimangono al margine del campo visivo adulto.
Cose che si faranno immagini, immagini che diverranno ricordi, ricordi che diverranno tracce che potremo tornare a seguire in ogni momento della nostra vita e che, insieme ad altre, ci permetteranno di penetrare il significato nascosto, il sentiero, che ci mostrerà nel tempo la nostra strada nel mondo.
È un albo questo che si distingue anche per una raffinata delicatezza, del pensiero, del racconto, del tratto, della ricerca della misura di una storia che si dipani perfettamente sul delicato filo del rapporto tra genitori e bambino fatto sì di accudimento, vicinanza, protezione, ma che nel chiudere inaspettatamente quella porta dimostra l'impegno profuso nella comprensione profonda del proprio ruolo. Anche quello del lettore nei confronti dell'infanzia.


Studio di Beatrice Alemagna,
Parigi, giugno 2013
© foto di Sarah Genovese

Bon voyage, bébé  ha vinto il concorso della regione Ardèche (centro-sud della Francia), che l’ha scelto per un’operazione chiamata Les bébés aiment les livres. Questo programma prevede un ingente acquisto di copie da parte della municipalità, la quale si occupa di spedire gratuitamente e automaticamente l’albo a tutti i nuovi nati nel 2014 e nel 2015, nella regione.

Seguendo la traccia di Buon viaggio, piccolino!, si arriva alla seconda delle proposte che rendono omaggio in questi giorni nel nostro Paese al suo lavoro. Beatrice Alemagna infatti sarà l'ospite d'onore dell'imminente edizione di Lucca Comics and Games 2013 Festival Internazionale del Fumetto, del Cinema di Animazione, dell'Illustrazione e del Gioco (dal 31 ottobre al 3 novembre), ospite a cui la sezione Lucca Junior dedicherà la grande mostra Beatrice Alemagna, illustr-autrice (curata da Sarah Genovese) che inaugurerà sabato 19 ottobre alle ore 17.30 presso il Palazzo Ducale  di Lucca (più sotto, tutte le INFO).

Anche quest'anno Lucca Junior, dopo aver ospitato le mostre dedicate a Emanuele Luzzati, Andrej Dugin e Olga Dugina, Gianni De Conno, Carll Cneut e Rébecca Dautremer, punta in alto e porta a Palazzo Ducale le tavole originali di Beatrice Alemagna, una delle più apprezzate autrici e illustratrici per ragazzi contemporanee, proponendo una personale inedita che ripercorre le sue principali pubblicazioni italiane e internazionali dal 2006 a oggi. Un viaggio illustrato che accompagna l'evoluzione creativa e personale dell'artista bolognese che fin dai suoi primi libri ha saputo raccontare la complessità delle emozioni, il mondo interiore dei suoi personaggi e la bellezza della diversità con profondità e leggerezza, un tratto sempre nuovo e una costante voglia di sperimentare e rinnovarsi.

All'interno della mostra piccoli e grandi appassionati potranno così seguirne una parte significativa del percorso artistico che partirà da Un Lion à Paris (Autrement Jeunesse 2006/Un leone a Parigi, Donzelli, 2009)...


Beatrice Alemagna, Un leone a Parigi,
Donzelli Editore, Roma, 2009

Beatrice Alemagna, Un leone a Parigi
Donzelli Editore, Roma, 2009

Tavola originale, Un leone a Parigi,
© Fonds Heure Joyeuse Patrimoine / 

Médiathèque du Carré Saint Lazare di Parigi
(foto di Sarah Genovese)

... passerà per Oméga et l’ourse (Editions du Panama 2008/Éditions des Grandes Personnes 2012)...

Beatrice Alemagna/Guillaume Guéraud, Oméga et l'ourse,
Editions du Panama, Paris, 2008

Beatrice Alemagna/Guillaume GuéraudOméga et l'ourse,
Editions du Panama, Paris, 2008

Tavole originali, Oméga et l'ourse,
© Beatrice Alemagna
(foto di Sarah Genovese)

 ... si fermerà a riflettere su Che cos'è un bambino? (Topipittori, 2008)...



Beatrice Alemagna, Che cos'è un bambino?,
Topipittori, Milano, 2008

Beatrice Alemagna, Che cos'è un bambino?,
Topipittori, Milano, 2008

Tavole originali, Che cos'è un bambino?,
© Beatrice Alemagna
(foto di Sarah Genovese)

... entrerà tra le inaspettate pagine di Jo singe garçon (Autrement jeunesse, 2010)...

Beatrice Alemagna, Jo singe garçon,
Autrement Jeunesse, Paris, 2010

Beatrice Alemagna, Jo singe garçon,
Autrement Jeunesse, Paris, 2010

Tavola originale, Jo singe garçon,
© Beatrice Alemagna
(foto di Sarah Genovese)

... e ne uscirà per immergersi in quelle di La gigantesque petite chose (Autrement Jeunesse 2011/Donzelli Editore, 2011)...


Beatrice Alemagna,
La gigantesca piccola cosa,
Donzelli Editore, Roma, 2011

Beatrice Alemagna,
La gigantesca piccola cosa,
Donzelli Editore, Roma, 2011

Tavola originale, La gigantesca piccola cosa,
© Beatrice Alemagna

(foto di Sarah Genovese)

... fino ad arrivare all'anteprima del nuovissimo albo di prossima pubblicazione per Topipittori, dal titolo provvisorio Storti, brutti e malfatti, che vedrà la luce la prossima primavera in occasione della Bologna Children's Book Fair...

S.G. - L'ultimo libro che uscirà per i Topipittori, e di cui abbiamo in mostra alcune tavole in anteprima, ha portato forse ad un ulteriore cambiamento stilistico. Ci puoi raccontare in che direzione? 
B.A. - Il mio ultimo libro per i Topipittori rappresenta un momento di passaggio. È un libro che ho fatto pensando ai bambini e alla loro voglia di divertimento. In passato ho fatto libri a volte anche pesanti, adesso sono in una fase di leggerezza e questo è un libro molto leggero, che però porta con sé anche una riflessione. Ecco, se c'è qualcosa che accomuna i miei lavori, qualcosa che torna sempre, è il fatto che ogni libro ha tentato di raccontare qualcos'altro oltre alla storia. In ognuno c'è una seconda e una terza lettura, ed effettivamente il nuovo libro racconta il mio pensiero in altro modo. Per me è un vero e proprio passaggio, un salto rispetto a quello che ho fatto prima.
Frammento tratto dall'intervista di Sarah Genovese a Beatrice Alemagna per il catalogo delle mostre di Lucca Comics and Games 2013.

Si ringraziano i Topipittori
per l'anteprima dell'illustrazione del prossimo libro di Beatrice Alemagna
 (primavera 2014)


Come si esce dai libri e da una mostra di Beatrice Alemagna?

Non posso parlare per tutti, ma io ne esco ancora una volta ebbra di emozioni estetiche e polisemiche, consapevole di essere stata a un passo dal catturare quella forza misteriosa che appartiene ai suoi lavori capace di scuotere l'Immaginario, ma di non essere, per fortuna, riuscita ancora a catturarla.
Con in mente, però, un pensiero di Paul Valéry che lessi, e più dimenticai, ne "Il narratore" di Walter Benjamin:

«L'osservazione artistica - scrive a proposito di un'artista la cui opera consiste in figure ricamate in seta - può toccare una profondità quasi mistica. Gli oggetti che essa investe perdono i loro nomi. Ombre e luci formano sistemi e presentano problemi affatto speciali, che non rilevano di nessuna scienza, né procedono da nessuna prassi, ma acquistano tutta la loro esistenza e il loro valore da certi accordi signolari fra l'anima, l'occhio e la mano di chi è nato per coglierli in sé e per produrli a se stesso».

Walter Banjamin poi, come nel suo impareggiabile stile, proseguì quelle parole in modo ineccepibile, chiedendosi «se il rapporto che il narratore ha con la sua materia, la vita umana, non sia anch'esso un rapporto artigianale. Se il suo compito non sia proprio quello di lavorare la materia prima delle esperienze - altrui e proprie - in modo solido, utile e irripetibile».
Per i bambini i libri, come tutto il resto, rappresentano delle cose ben diverse da quello che appaiono agli adulti. Sanno coglierli con l'occhio, l'anima e continuarli con la mano, ma sono anche per loro a dal primo momento, proprio come per il narratore, compagni solidi, utili e irripetibili... per tutta la vita.

INFO


BEATRICE ALEMAGNA, ILLUSTR-AUTRICE
Mostra a cura di Sarah Genovese

19 ottobre – 3 novembre 2013
Palazzo Ducale, Cortile degli Svizzeri – Lucca
Orari: ore 10.00-13.00 / 15.00-19.00 (dal 20 al 30 ottobre)


ore 9.00 – 19.00 (dal 31 ottobre al 3 novembre) 
Ingresso gratuito

GLI APPUNTAMENTI CORRELATI:

Dal 19 al 28 ottobre(su prenotazione)
Palazzo Ducale, Cortile degli Svizzeri – Lucca
Letture animate all'interno della mostra, a cura di Eugenia Pesenti.
Ingresso gratuito

Sabato 2 novembre ore 15.00
Pad. Lucca Junior – Cortile degli Svizzeri
Beatrice Alemagna incontra il suo pubblico
Ingresso con biglietto Lucca Comics and Games.

Sabato 2 novembre ore 16.30
Pad. Lucca Junior – Cortile degli Svizzeri
Beatrice Alemagna autografa i suoi libri presso lo stand della Libreria Cuccumeo
Ingresso con biglietto Lucca Comics and Games.


"LA SCUOLA SIAMO NOI": LO SPETTACOLO DI TEATRO CIVILE DI ALEX CORLAZZOLI ALLA RASSEGNA "UN CASTELLO DI LIBRI" DI MIRANDOLA. POI PROSEGUIRà PER L'AQUILA. MA PRIMA...

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... ma prima Alex Corlazzoli ha scritto Tutti in classe, uscito il 10 settembre per la casa editrice Einaudi.
Di Alex, classe 1975, maestro precario e giornalista che collabora, tra gli altri, con "Il fatto Quotidiano", vi avevo parlato qui in occasione della presentazione a Bologna del suo libro precedente (La scuola che resiste, Chiarelettere, 2012).

Alex Corlazzoli, Tutti in classe,
Einaudi, Torino, 2013

Ci sono cose che i bambini non dicono ai genitori.
Ecco perché esistono i maestri.

A volte mi pare di essere incompreso. Alle prime lezioni sembro un maestro folle, ma con il passare del tempo i bambini capiscono. Un giorno ho notato che Oscar scriveva un elenco di soprannomi per ogni compagno e per gli insegnanti: «Luigi: Ballotto. Matteo: Uregia Storta. Maestra Momica: la maestra con i capelli da vulcano. Maestra Giovanna: la maestra arzilla». Arrivato al mio nome aveva scritto: «Maestro Alex: maestro di libertà». Alex Corlazzoli, Tutti in classe, Einaudi, Torino, 2013, pag. 108.

Non c'è modo migliore di quello scelto da Oscar, a mio avviso, per tentare di definire  Alex Corlazzoli. Sempre fuori dalle righe, indefesso viaggiatore, partigiano  dei diritti civili, portavoce della Costituzione, non credente ma rispettoso di ogni credo religioso e interessato alla conoscenza e alla diffusione di ogni forma di confessione,  dotato di un occhio duplice che gli permette di vedere, in ogni momento, i suoi alunni come bambini e futuri adulti, e di farsi responsabile e partecipe di entrambi questi dati inconfutabili. Attento ai continui mutamenti che l'insegnamento che la generazione Duemila necessariamente richiede, insofferente al sistema e ai metodi scolastici, in lotta silenziosa con le maestre dalla penna rossa, maestro quotidiano di educazione tecnologica e fermo sostenitore dell'insegnamento dell'educazione sessuale e affettiva nelle scuole fin dalla scuola primaria, con buona pace delle indicazioni fornite dall'ultima riforma scolastica, Alex Corlazzoli attraverso la sua esperienza, che felicemente fa entrare nei suoi libri (e vedremo più avanti ora anche in uno spettacolo/concerto di teatro civile), offre un'interessante opportunità educativa che, ogni adulto, insegnante, genitore, dovrebbe prendere in seria considerazione come possibilità di confronto per pensare per quella nuova scuola che deve e dovrà accogliere, i bambini e i ragazzi del nostro Paese.

In Tutti in classe racconto, senza tanti giri di parole, la vita dei miei alunni. Sono decine di fotografie, di appunti raccolti in mensa, durante le lezioni di storia, italiano o educazione alla cittadinanza. Annotazioni di un maestro che ha scelto di stare dalla parte dei piccoli. E loro, i bambini, mi hanno concesso di svelare ciò che fanno su Facebook, come vivono l'amore, in che modo chattano e si messaggiano con il telefonino. Per la prima volta racconterò ciò che pensano delle loro mamme e dei loro papà, come vedono questa crisi economica e come sono pronti o meno ad affrontarla, che cosa desiderano ricevere davvero da Babbo Natale. Con una sola raccomandazione: non giudicare. Queste pagine non intendono commentare nulla, non registrano punti di vista, non vogliono dire se la loro generazione sia migliore o peggiore delle precedenti. Questo è "solo" un viaggio in un paese poco conosciuto. 
Alex Corlazzoli, Tutti in classe, op. cit. .

Non giudica il maestro Corlazzoli, è sinceramente convinto, pur pienamente consapevole del ruolo che ricopre, che la scuola e lo scambio con i bambini gli offrano ogni giorno un impagabile bagaglio di esperienze di vita. Ha anche capito, però, dal primo giorno che è entrato in una classe, che di quel mondo, di ciò che succede dentro le aule di una scuola, nella maggior parte dei casi si ha solo un nostalgico ricordo dei tempi che furono o una visione di nuovo acquisita per forza di cose, chi per lavoro chi per ruolo genitoriale. Ma secondo lui, quel "nuovo pianeta", quella parte di emisfero che accoglie e coinvolge i bambini per una significativa parte della loro vita, è ancora poco conosciuto da chi non ha una vita scandita da campanelle, cartelle, astucci, lavagne, immaginazione e fantasia.

Così ha iniziato a osservare, a partecipare sempre di più alla vita dei suoi alunni, ad annotare ogni cosa di quello scandire del tempo da maestro precario ma stanziale nelle sua ferma convinzione che l'impegno di educare preceda, sia un tutt'uno e superi l'insegnare.

Ogni giorno Alex, entra in classe, con una cassetta degli attrezzi fatta del libro della Costituzione, dell'agenda rossa di Paolo Borsellino, del libro di Agnese Moro che racconta della vita di suo padre, di fotografie e guide di viaggio, di quotidiani e ipad, di libri di lettura e ritagli di giornale, cd, da cui partire per insoliti e lunghi viaggi esplorativi da compiere con i suoi alunni. 

Così insegna storia, partendo dalla memoria, e dalla conoscenza dei nomi delle persone che l'hanno fatta mettendoli a parte della loro vita, portandoli sui luoghi, chiamando testimoni a raccontare dal vivo, insegnandogli a leggere l'urbanistica del loro paese come prezioso libro da cui partire per comprendersi e comprendere l'insieme più vasto della terra che abitano. Dal nome di una via, può così arrivare, attraverso le canzoni Auschwitz di Francesco Guccini e lo storia di Jack di Mario Mantovani, a parlare di Olocausto, dello sterminio degli ebrei ma anche degli omosessuali, dei progenitori dei bambini rom che  alunni delle sue classi, dei diversamente abili, dei pazienti psichiatrici, degli oppositori politici e dei testimoni di Geova.

Parlando degli omosessuali arriverà a parlare di sessualità e affettività, argomenti che i bambini a scuola praticano già in maniera frequente ma disordinata, di famiglie, di società; procederà parlando dei rom, seguendo la traccia di una ormai poco usata etimologia della parola, entrando e uscendo dalle pagine di libri che raccontano di esperienze vissute, superando i confini di cartine geografiche e atlanti con fotografie, musiche e cibi etnici. Così farà anche raccontando dei diversamente abili, di esperienze e quotidianità altre, possibili e reali, da conoscere e frequentare per apprendere sempre più  declinazione della parola vita e lo stesso farà per i testimoni di Geova dove non mancherà, nell'ora di religione di parlare di «Di un solo Dio, ma di molti cieli», come ha suggerito un suo alunno, di condividere nelle sua classi festività e ricorrenze religiose, battendosi perché la scuola si il primo luogo di accettazione e condivisione. E, infine, non si risparmierà nel raccontare degli oppositori politici, di resistenza agli oppressori, di impegno civile responsabilità civile, "materie" mai disconnesse dall'insegnamento delle altre (si può insegnare l'italiano, la matematica, la storia, la geografia senza farlo? Ma si può condurre la vita scolastica di ogni giorno senza pensare, nella gestione dei tempi, degli spazi, dei gesti, delle attività, dei confronti e degli scontri, che ciò che apprenderanno i bambini segnerà per sempre la strada del loro essere cittadini?).

Di tutto questo e di molto altro parla Tutti in classe, un insieme di pagine di esperienza che possono agilmente entrare nella cassetta degli attrezzi di altri insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, ma anche bibliotecari, non meno di quella dei politici e dei funzionari adibiti a vegliare e a legiferare in materia scolastica, per generare non solo interesse nei confronti di questo che solo, con termine forzato, potrei definire metodo ma preferirei chiamarlo forse come esempio di ciò che dovrebbe essere preso in considerazione rispetto al desiderio, o al fare, il lavoro di insegnante, al ruolo della scuola e alle infinite e nuove possibilità di farne il primo luogo di accoglienza, do formazione e di cultura di un Paese che possa dirsi civile.

Alex è davvero e profondamente un maestro.
Un mestro precario, e questo la dice lunga sulla situazione della nostra scuola.
E ogni anno, nel salutare in cerchio, su un prato, i suoi bambini, o perché arrivati alla conclusione del ciclo della scuola primaria, sempre perché non sa se li rivedrà in quelle aule il prossimo anno, Alex li saluta lasciando loro quattro tracce che riassumono il programma scolastico che hanno seguito insieme nel corso dell'anno, una sorta di eredità:
Uno: rompete le scatole.
Due: non state zitti di fronte alle ingiustizie.
Tre: non siate mai indifferenti; se passate di fronte a un uomo che chiede la carità, domandatevi perché.
Quattro: viaggiate!
Alex Corlazzoli, op. cit., pag. 48

Ora, Alex Corlazzoli, insieme a Luca Bassanese, attore, musicista e scrittore con la regia di Stefano Florio, ha deciso anche di fare uscire la sua insolita esperienza dai muri delle aule e di portarla sui palchi del nostro Paese per condividerla con gli spettatori.

L'idea dello spettacolo, così come la collaborazione nata tra i tre, è frutto della volontà di non dimenticare l’articolo 34 della nostra Costituzione che sancisce che “La scuola è aperta a tutti”.

Abbiamo voluto portare in scena questo spettacolo a Mirandola e L’Aquila – spiegano Bassanese, Florio e Corlazzoli – per non lasciare sole dal punto di vista culturale queste popolazioni ma anche perché la scuola, come quelle città, in questi anni è stata demolita da un continuo terremoto politico. Oggi serve che venga sentita come un bene comune.

Per info:
Alex Corlazzoli

Lo spettacolo/concerto di teatro civile, che sarà un mix teatrale di parole e musiche, racconta com’è ridotta la scuola italiana oggi ma è anche un divertente viaggio tra i banchi alla scoperta di ciò che i bambini pensano della politica italiana, cosa ricordano del secolo trascorso, quali sogni hanno per il futuro del Paese e come vivono questa crisi economica.
Sul palco la voce narrante di Corlazzoli sarà in compagnia dell’istrionica figura di Bassanese (voce e chitarra) e di Florio (strumenti a corda, visual effect).

La prima di La scuola siamo noi sarà presentata sabato 19 ottobre a Mirandola (alle ore 21.00 presso il Caffè la Fenice alla Galleria del Popolo) per poi proseguire per l'Aquila dove approderà venerdì 29 novembre (grazie alla collaborazione del quotidiano online "NewsTown" e "Action Aid").

Abbiamo voluto portare in scena questo spettacolo a Mirandola e L’Aquila – spiegano Bassanese, Florio e Corlazzoli – per non lasciare sole dal punto di vista culturale queste popolazioni ma anche perché la scuola, come quelle città, in questi anni è stata demolita da un continuo terremoto politico. Oggi serve che venga sentita come un bene comune.

La scuola siamo noi sarà in scena all’interno della settima rassegna letteraria “Un castello di libri” (venerdì 18 - domenica 20 ottobre) organizzata dall’amministrazione comunale e dalla Biblioteca "Eugenio Garin" di Mirandola e che torna, sono molto felice di poterlo scrivere, dopo l'inusuale scorsa edizione che ha occupato il tempo sospeso dal sisma del maggio 2012 e lo ha riconquistato, custodito e tenuto in serbo perché nulla dell'impegno e del successo degli anni precedenti andasse perduto (e per la quale non ringrazierò mai abbastanza tutti gli autori che hanno accettato l'invito e che con la loro presenza hanno contribuito a rendere possibile questa preziosa continuità dell'iniziativa).

Ora "Un castello di libri" si è ripresa il suo tempo e torna nella sua veste originaria che ha fatto dell'adozione di una casa editrice, differente a ogni edizione, il suo elemento distintivo. 
La casa editrice ospite di quest'anno sarà Einaudi che porterà a Mirandola, oltre ad Alex Corlazzoli, alcuni tra i migliori autori della sua scuderia: Eraldo Baldini, Aldo Bonomi, Domenico Scarpa, Rosella Pastorino, Marcello Fois, Marco Imperato, Paolo Crepet, Federico Condello, Fabio Mini, Elena Loewenthal insieme al direttore editoriale Ernesto Franco.








INFO E CONTATTI:

COMUNE DI MIRANDOLA
BIBLIOTECA "EUGENIO GARIN"
T. 0535/29781 - 29782 - 29624
info@uncastellodilibri.it
www.uncastellodilibri.it

OH, CHRIS!

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Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

Chris Haughtonè un illustratore e designer irlandese che vive a Londra. Ha collaborato e collabora con diverse agenzie pubblicitarie ed è autore di murales che si possono vedere nelle città di Londra e Tokio. Collabora, da diversi anni, con alcune riviste tra cui "Time Magazine", "The Guardian", "The Times", "The Independent", "The Irish Times" e "The South China Morning Post".
Ha lavorato in progetti legati al commercio equo solidale per sei anni. Nel 2007 il suo nome è apparso nella lista di "DESIGN 100" del 2008 redatta da "Time Magazine" per il suo lavoro per People Tree, un marchio di abbigliamento e altro sempre di commercio equo solidale. A BIT LOST uscito nel 2009 (OH-OH!, Lapis Edizioni, 2010) è stato il suo primo libro ed ha ottenuto un immediato successo planetario: subito tradotto in 19 lingue, si è aggiudicato numerosi e prestigiosi premi internazionali tra cui il Premio Bisto Children's Book of the Year e, in Italia, il Premio Andersen 2013 miglior libro 0 - 6 anni e il Super Premio Andersen 2013. Gli ha fatto seguito, nel 2012, Oh no, George! (Lapis Edizioni, 2013) che sta ripercorrendo le stesse tappe del successo del primo ed è stato nominato per diversi premi tra cui il Roald Dahl Funny Award.




Il 2012 l'ha visto anche come co-fondatore di NODE con Akshay Sthapit e in collaborazione con il Design Museum di Londra, un interessantissimo progetto che ha come obiettivo quello di collegare una rete mondiale di designer e artisti con i produttori di tappeti tradizionali nepalesi per creare bellissime opere fatte a mano (quipotete vedere un breve video), a cui hanno aderito anche Beatrice Alemagna, Sanna Annukka, Lesley Barnes, Petra Borner, Chamo, Benji Davies, Clayton Junior, Jon Klassen, Micah Lidberg, Joe Magee, Geoff McFetridge, Neasden Control Centre, Patternity, Serge Seidlitz, Marcroy Smith, Kevin Waldron e Donna Wilson.
I tappeti sono realizzati in collaborazione con la Kumbeshwar Technical School, uno dei membri fondatori del Fair Trade Nepal che garantisce ai dipendenti un percorso di alfabetizzazione di miglioramento delle competenze, oltre a salari equi e rispetto dei tempi e delle condizioni di lavoro, e il loro lavoro sostiene una scuola di 260 bambini e un orfanotrofio.

Chris Haughton deve avere avuto le idee chiare già dal suo primo libro che ne ha subito definito e proposto lo stile immediatamente riconoscibile sia per immagini, per la scelta della modalità di racconto, che per la grafica (tra le altre cose A Bit Lost è il nome dato anche al carattere tipografico creato appositamente per il primo libro e usato poi anche per il secondo).

Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

OH-OH!, che per il momento è esaurito ma a febbraio tornerà nelle librerie in nuova una versione, cartonata, più piccola rispetto al formato originale dell’albo e anche più economica, ma non per questo meno bella assicura l'editore, e Oh no, George! nelle mani dei bambini sono diventati libri di culto. Basta provare e vedere che cosa succede quando li si leggono ad alta voce e si mostrano ai bambini. Sono libri che sembrano più di ogni cosa nati per questo, per essere condivisi, usati "insieme" che, sappiamo non essere poca cosa questa, visto, come sostiene Mem Fox, che:
I momenti in cui leggiamo ad alta voce sono perfetti per conversare perché lettore e ascoltatore possono lanciarsi in discorsi interminabili sulla storia, le figure, le parole, i valori e gli ideali. Leggere ad alta voce e parlare di ciò che leggiamo stimola l'acume dei bambini e favorisce lo sviluppo delle capacità di concentrazione, della logica e dell'abilità di esprimersi con chiarezza. Le storie che ascoltano sono per loro un bagaglio di espressioni argute, frasi nuove e parole dal significato sottile.
Ci vorrà poco perché comincino a capire che aspetto hanno i caratteri stampati, come funzionano le parole in una frase, come funziona il mondo - perché succede questo, perché succede questo - e come tutto si combina per creare un significato. In altre parole, ci vorrà poco perché imparino a leggere. (n.d.r. In realtà, continua l'autrice, il bambino deve poter ascoltare almeno mille storie prima di imparare a leggere. Mille? Non bisogna scoraggiarsi, aggiunge, perché a ben guardare mille storie sono poco meno che tre storie al giorno per un anno. Tenendo conto poi che si hanno a disposizione almeno quattro a cinque anni prima che i bambini vadano a scuola non sembra difficile ottenere ottimi risultati. Tre storie al giorno sono perfette: la preferita del bambino, una che conosce già e una nuova. Ci sono momenti però, sappiamo, in cui si leggerà lo stesso libro per tre volte, tutto normale e andrà bene lo stesso). Mem Fox, Baby Prodigio, Il Castoro, Milano, 2012, pp. 19-20.

Ma vediamo insieme quali possono essere le caratteristiche che hanno decretato il successo clamoroso di questi titoli.

Apparentemente e come nella maggioranza dei casi, succede spesso quando si frequentano molto, moltissimo, i libri per l'infanzia, il contenuto, lo stile, la struttura del racconto qui usati sono qualcosa di abbastanza classico da trovarsi, soprattutto nei libri dedicati alla prima infanzia. Seguendo questo pensiero si potrà così riflettere sul fatto che la scelta di usare il colore in modo piatto, tagliato da sagome scure che  definiscono un certo corso narrativo della storia nel caso di OH-OH! o che assorbe camaleonticamente il protagonista in un mare di rosso quando questi si muove nella "zona pericolo" della storia nel caso di Oh no, George!, spezzati entrambi dai fondi bianchi che accolgono sulla pagine i momenti in cui il protagonista rimane sospeso perdendosi in essa, il fulcro del racconto, è particolarmente indicata tanto per il tipo di narrazione stessa quanto per l'età di riferimento.  E così dicendo, si potrebbe continuare, perdendo però clamorosamente di vista, il vero valore di questo libro che, a mio avviso, è il famoso "ingrediente K" che dipende sempre e solo dallo sguardo e dall'esperienza di chi decide di narrare.

Gufetto dorme con la sua mamma sull'albero 
ma ad un certo perde l'equilibrio...


Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012


Harry, il padrone di George, sta per uscire.
"Farai il bravo, George?" chiede Harry.
"Sì" dice George. 
"Prometto di fare il bravo".

Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

In questo caso, per primo, parliamo del lavoro di un autore di origine anglosassone e, di questa cultura, sicuro portatore sano dello humour che la contraddistingue, di quella tendenza a provocare divertimento e risate partendo dai fatti apparentemente più insignificanti della vita di tutti i giorni, anzi proprio partendo da questi, dai loro più piccoli particolari, per imparare a osservare ampliando l'angolo di visione le nostre debolezze, i nostri difetti, le cose meno piacevoli della nostra esistenza, per poterle così accogliere in noi finalmente depotenziate, nella loro ilare relatività, imparando fin da piccoli la storica lezione di Henri Bergson, e cioè che «Non vi è nulla di comico al di fuori di ciò che è propriamente umano» e che «anche quando l'oggetto del comico non è una persona, tuttavia ciò che suscita il riso è un aspetto di quell'oggetto o animale che richiama alla mente atteggiamenti e situazioni umane» (rif. Il riso. Saggio sul significato del comico, Rizzoli, Milano, 1991).

Dopo la caduta Gufetto viene soccorso da uno scoiattolo
che lo aiuterà a ritrovare la sua mamma...

Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

... per farlo, però, avrà bisogno che Gufetto la descriva,
dettagliatamente...
"La mia mamma è GRANDE GRANDISSIMA..."

Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

"La mia mamma è GRANDE GRANDISSIMA...", dice Gufetto.E così inizia una lunga ricerca...


Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

Harry è uscito e George è rimasto a casa da solo.
A fargli compagnia, una promessa: quella di fare il bravo.
Ma sarà così facile mantenerla?
E, mettiamo il caso che mentre George si impegna 
per mettercela tutta passasse di lì improvvisamente un gatto...


Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

... e poi sbucasse dal nulla un invitante vaso di fiori...

Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

Non di meno, come avrete ormai avuto modo di osservare, Chris Haughton è un designer che ha lavorato e lavora nell'ambito della pubblicità che è un ottimo esercizio, come molti autori e illustratori hanno dimostrato, per affinare il pensiero e renderlo più acuto e preciso, in grado con pochi tratti, di penna o matita che siano, di definire alla perfezione l'obiettivo narrativo e di riuscire a ridurlo a quell'essenza che è indispensabile raggiungere perché si possa esprimere in modo compiuto ed efficace nell'ambito del perimetro di estrema sintesi messo a disposizione (trovate qualche somiglianza con l'albo illustrato?).

Sopra ogni cosa, sembra però che Haughton sia in grado di catturare l'infanzia e darle voce e figura, alle sue paure, inadeguatezze, al desiderio di indipendenza e al senso di potenze e impotenza insieme, al timore dell'abbandono, a quella ricerca continua di un equilibrio sulla soglia del liminare, tra ciò che desidera e ciò che è possibile fare, all'euforia e allo spavento insiti in ogni giorno di crescita.

Chris Haughton, OH-OH!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2012

Non sarà un caso, quindi, che i finali dei suoi libri rimangano aperti dove invece, dati i contenuti dei racconti, avrebbe potuto cedere alla trappola di una rassicurante deriva moraleggiante guadagnandosi la stima degli adulti e certo di annoiare i bambini alla prima lettura. Di conseguenza, viene da sé, entrambi i finali sono circolari, espediente qui perfettamente giocato che porterà i bambini a chiedere di riascoltare, poi a rileggere come vi sarà capitato innumerevoli volte, queste storie.
Una volta aperti i libri, dunque, non avrete scampo: diventerete amici intimi di Gufetto e di George.


Chris Haughton, Oh no, George!, 
traduzione di Chiara Stancati,
Lapis Edizioni, Roma, 2013

O.P.P.I. - MIMASTER ILLUSTRAZIONE PORTANO PETER SIS A BOOKCITY MILANO 2013

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Peter SísLa conferenza degli uccelli, 
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013

1982
Maurice Sendak: "Allora: tu vuoi fare l'illustratore? Ne sei sicuro?" 
Peter Sís: "Sicuro? Non vedo l'ora!" 
Maurice Sendak: "Non è una cosa che serve solo ad acquisire una fama artistica. C'è in gioco una responsabilità nei confronti dei bambini. Bisogna essere onesti con se stessi, e ricordare che speranze nutrivamo quando stavamo crescendo".
2013
Peter Sís: "Si può inseguire il proprio sogno, ma bisogna inseguire il più possibile i sogni dei bambini".

Vincitore della MacArthur Fellowship nel 2003, Peter Sís è nato nel 1949 a Brno, in Cecoslovacchia, e dai primi anni Ottanta vive a New York dove lavora come artista, scrittore e regista. 

Disegnavo illustrazioni quando ancora non sapevo nemmeno che cosa volesse dir1e essere un illustrare. Da bambino disegnavo in continuazione. Non sapevo nulla delle dimensioni del mio Paese o della politica di quegli anni. I miei nonni, i miei genitori e gli altri miei famigliari mi raccontavano storie e fiabe. Tutte queste, assieme: L'Acciarino Magico, il viaggio di mio nonno in America e le avventure di mio padre nel Tibet formavano un'unica, meravigliosa favola. [...]
Mia madre era un'artista, e non mi faceva mai mancare carte e matite: fin dai tempi più lontani di cui ho memoria disegnavo, e lo facevo su ogni superficie possibile e immaginabile: sui giornali, sulle pareti, sugli interruttori della luce, sulle sedie, e persino sulla porta del frigorifero della cucina.
Poi iniziai la scuola, e la mia capacità di disegnare mi tornò utile: ai miei compagni di classe piacevano da morire le caricature che facevo loro; gli insegnanti, a dir la verità, non erano altrettanto entusiasti. E così decisi fermamente - come si faceva allora - che a 15 anni mi sarei iscritto all'istituto d'arte.

È stato così che Peter Sís è approdato all'Accademia di arte applicata di Praga, sotto la direzione di Jirí Trnka, per studiare pittura e cinema e poi al Royal College of Art di Londra dove ha proseguito gli studi con Quentin Blake e iniziato la carriera come regista. Nel 1980 un suo cortometraggio ha ottenuto l'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino (a cui fecero seguito il Grand Prix di Toronto e il Cine Golden Eagle Award). È, invece, del 1983 la collaborazione  con Bob Dylan per You Got to Serve Somebody. È autore di 26 film e cortometraggi d’animazione. Le sue opere cinematografiche fanno ora parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York.
Nel 1982, Sís fu invitato a Los Angeles per produrre una pellicola in occasione delle Olimpiadi Invernali del 1984, ma il progetto decadde quando l'Unione Sovietica decise di boicottare i giochi e fu richiamato in patria dal governo ceco. 

A fare cosa? Rimasi lì per terminare il film, ma poi non se ne fece nulla. E così mi ritrovai di colpo senza un lavoro, fuori dal mio Paese, fino a quando, come in una fiaba felice, giunse in mio soccorso Maurice Sendak.

Nel 1986, in seguito all'uscita di The Whipping Boy di Sid Fleishman, premiato con la Newbery Medal, Sís divenne una delle figure di spicco nel suo campo. Da allora ha scritto e illustrato per adulti e ragazzi e ha conseguito per ben 7 volte il premio per il miglior Albo Illustrato dell'Anno indetto dalla "New York Times Book Review". Tra i numerosi e prestigiosi premi ottenuti dalle sue opere, si ricordano tre Caldecott Honor books per Starry Messenger- Galileo Galilei, Tibet Through The Red BoxThe Wall-Growing Up Behind the Iron Curtain e il BolognaRagazzi Award Non-Fiction per The tree of life e The Wall.
Nel 2012 è stato insignito del prestigioso Hans Christian Andersen Award For Illustration.

I suoi libri sono pubblicati in Italia da Fabbri (L'albero della vita, 2005), Rizzoli (Il muro. Crescere oltre la cortina, 2008 e Messaggero delle stelle. Galileo Galilei, 2009), Mandragora (Vieni a vedere oltre con testo di James M. Bradburne, 2009), Mondadori (Il sognatore. Storia del ragazzo che diventò Pablo Neruda con testo di Pam Munoz Ryan, 2012), EDT-Giralangolo (L'isola di Bestierare con testo di Jack Prelutsky, 2011, qui in Gavroche) e Adelphi (La conferenza degli uccelli, 2013).

In veste di vincitore dell'H.C. Andersen Award, Peter Sís stato anche l'autore della cover dell'Illustrators annual 2013 (BUP, Bologna, 2013) della Bologna Children's Book Fair che, come da tradizione, gli ha dedicato una piccola sezione espositiva, in apertura e a fianco, della Mostra degli Illustratori.

Peter Sís è stato ospite d'onore dell'edizione della Bologna Children's Bookfair 2013 e, qui, insieme a Roberto Innocenti, protagonista dell'incontro "La scrittura delle immagini", condotto da Giovanni Nucci, che si è tenuto all'Authors Café della Fiera il 27 marzo.

Bologna Children's Book Fair 2013 - Authors café
Da sinistra: Peter Sis, Giovanni Nucci, Roberto Innocenti
e la traduttrice dell'incontro.


Dopo un primo momento in cui Peter Sís, per la profonda ammirazione nei confronti di Roberto Innocenti, sembrava quasi non voler parlare, incalzato dalle domande di Giovanni Nucci sulle similitudini, pur nelle differenze, delle modalità con cui artisticamente operano sulle storie i due autori, ha iniziato a poco a poco a raccontare della sua visione dell'illustrazione che gliela fa concepire, prima di tutto e sopra ogni cosa, come narrazione, la più potente delle forme narrative, sottolinea deciso.

Bologna Children's Book Fair 2013 - Authors café

In quell'occasione Peter Sís ha sostenuto con grande convinzione che se non avesse mai lasciato il suo Paese d'origine non avrebbe mai sviluppato la capacità di raccontare per immagini e che quando guardava i libri di Innocenti dentro ci vedeva un mondo compiuto tanto che, affascinato dalla visione che quelle tavole gli offrivano, memore dell'esperienza del provenire da un Paese sopraffatto dalla dittatura, ha cercato di frammentare quel racconto armonioso in un miriade di elementi che ha disseminato nelle sue opere, indizi che solo il lettore più attento e curioso potrà trovare.

Tra pochi giorni Peter Sís tornerà in Italia, in occasione della seconda edizione di BookCity Milano (che si terrà nella dal 21 al 24 novembre) e grazie a O.P.P.I. e Mimaster Illustrazione, con un workshop, un incontro pubblico, un laboratorio dedicato ai bambini e un reading multilingue che avranno come protagonista il suo ultimo libro: La conferenza degli uccelli.


Peter Sís, La conferenza degli uccelli,traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013


La conferenza degli uccelli è un poema persiano del dodicesimo secolo di Farīd ad-Dīn ‘Attār – pare di professione profumiere e uomo assai dotto di cui quasi nulla si sa, tranne che a un certo punto della vita intraprese un lungo viaggio dalla Persia fino alla remota India - che racconta, in quattromilacinquecento versi, il poeta, il viaggio intrapreso da uno stormo di uccelli guidati da un’Upupa, per sottrarsi al caos e alla disperazione che opprimono il mondo. L’Upupa raccogli in una conferenza la moltitudine degli uccelli per guidarli alla ricerca di un re perduto, Simurg (uccello mitico e dai magici poteri che vive su un albero presso il lago Varksk), che si dice abbia tutte le risposte.


Peter SísLa conferenza degli uccelli, 
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013

Mille dubbi assalgono gli uccelli prima della partenza e numerosi sono i tentativi dell’Upupa di impartire regole e disciplina ai volatili restii a rinunciare alle abitudini della vita giornaliera: sordi al richiamo del viaggio, l’anitra preferisce il suo stagno, la pernice le sue pietre, l’usignolo la sua rosa, il gufo il suo ramo, la cocorita la sua gabbia. Soltanto quando l’Upupa, l’unica capace di non accontentarsi del quotidiano, ammonisce la loro superbia e il loro orgoglio, il viaggio ha inizio davvero. 



Peter SísLa conferenza degli uccelli,
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013


Peter SísLa conferenza degli uccelli,
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013

È l’inizio di un viaggio meraviglioso e tremendo verso la dimora di Simurg, protetta da sette misteriose valli: quella della Ricerca, dell’Amore, della Comprensione, dell’Indipendenza, dell’Unità, dello Stupore e della Povertà. In ognuna di esse, gli uccelli dovranno affrontare insidie mortali, ma chi riuscirà a superarle, trenta uccelli su centomila, otterrà una rivelazione inattesa.

Peter SísLa conferenza degli uccelli, 
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013
Peter SísLa conferenza degli uccelli,
traduzione di Livia Signorini, 

Adelphi, Milano, 2013


“Un oceano” è l’immagine usata da Peter Brook per descrivere il poema di Farīd ad-Dīn ‘Attār che ispirò lo spettacolo La conference des oiseaux di/The Conference of the Birds  messo in scena con Jean-Claude Carrière (Avignone, 1979 - qui potete vederne un frammento); uno “sconfinato insieme”, profondo e misterioso, liberamente percorribile in ogni senso e direzione.
   
Una vertigine, questa che descrive il grande regista inglese, che si prova anche entrando nelle pagine di Peter Sís, autore di questa incomparabile interpretazione illustrata che all'opera di Brook e Carrière scrive di essersi ispirato.


«L'amore ama le difficoltà»

Una parabola sulle tribolazioni dell'essere umano e sul desiderio sincero di superarle, con impegno e fatica, con curiosità e saggezza, che non conosce tempo, seppure del nostro potrebbe esserne è pienamente figlia. Una lezione di volo verso una conquistata consapevolezza è quella contenuta in queste pagine, tratteggiata da vere e proprie suggestioni iconiche capaci di aprire squarci mistici, ma anche un quaderno laico sul bisogno di impegnarsi, di sollecitare una partecipazione condivisa in grado di provare a cambiare il corso stagnante delle cose semplicemente comprendendo il valore, e la forze, dell'essere insieme.

«Il tempo è sospeso, 
non c'è inizio né fine, solo un volo infinito»



Peter Sis, La conferenza degli uccelli, 
traduzione di Livia Signorini, 
Adelphi, Milano, 2013
Per il  workshop "L'albo d'Autore".

Il workshop prende le mosse da "La conferenza degli uccelli" straordinario albo illustrato realizzato da Sìs su un antico poema perisiano, edito da Adelphi. Il libro illustrato trae spunto dal poema iraniano del XII secolo del poeta Farid ad-Din ‘Attar celebrato a teatro dal grande Peter Brook, e da una novella di Borges, che narra di un upupa che guida gli uccelli alla dimora di re Simurg per avere le risposte ai grandi interrogativi della vita. Il libro, che ha richiesto 3 anni di lavoro, sarà il tema portante del laboratorio che Sìs terrà con la classe Mimaster, i cui esiti saranno poi la fonte di un secondo laboratorio che gli studenti terranno sabato 23 con i bambini del quartiere di Villapizzone, in un ideale passaggio di testimone fra l’autore, gli studenti e i piccoli lettori. I partecipanti daranno, insieme al grande autore, la loro personale rilettura illustrata di questo affascinante testo. Una grande occasione, in esclusiva Mimaster, per esercitare la creatività con un maestro del segno e del colore.

Materiali 
Il workshop è a tecnica libera. Si richiede, prima di iniziare, la lettura di: "La conferenza degli uccelli" e "Il simurgh" racconto di J. L. Borges tratto da "Il libro degli esseri immaginari". Scarica i testi cliccando QUI


Quando: 18 - 21 novembre 2013
Dove: O.P.P.I.- Mimaster Illustrazione
Orario: lun. 9.00 -17.00; mart. e merc. 9.00 - 18.00; giov 9.00 - 15.00
Quota di iscrizione:* € 300  
*SONO APERTE LE ISCRIZIONI

Per BookCity Milano 2013: 
"La Conferenza degli Illustratori"

Con l’illustratore Peter Sìs, Ivan Canu, direttore Mimaster, e Matteo Codignola di Adelphi, incontro a cura di O.P.P.I. – Mimaster con la partecipazione di Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.
L’illustratore Peter Sìs, di origine cecoslovacca, ma americano dagli anni ’80, premio Andersen 2012, arriva per la prima volta al Mimaster di Milano per un workshop di illustrazione dedicato a La conferenza degli uccelli, edito in Italia da Adelphi.

L’incontro con Peter Sìs, coordinato dal Mimaster, editore Adelphi e Fondazione Mondadori, sarà l’occasione per far parlare un grande autore internazionale dei suoi processi creativi, dei suoi esordi di illustratore, della fama e del riconoscimento mondiale del premio Andersen, dei nuovi progetti a cui si sta dedicando.

Verranno proiettate in sala illustrazioni, foto, disegni e studi a commento della conversazione.

Quando: 22 novembre 2013
Dove: Fondazione Arnoldo E Alberto Mondadori, Via Riccione 8, Milano
Orario: ore 11.00

Tutti gli eventi di BOOKCITY MILANO sono gratuiti e a ingresso libero fino a esaurimento posti, salvo diverse indicazioni

Per "Le voci della diversità".
Laboratorio ispirato a La conferenza degli uccelli 


Laboratorio per bambini fino ai 12 anni, tenuto dalla classe dei corsisti Mimaster illustrazione 2013-2014, coordinati da un docente Mimaster.


Quando: 23 novembre
Dove: O.P.P.I. - Mimaster Illustrazione
Via Console Marcello, 20 - Milano
Orario: ore 10.00


Tutti gli eventi di BOOKCITY MILANO sono gratuiti e a ingresso libero fino a esaurimento posti, salvo diverse indicazioni


Per il Reading multilingue de La conferenza degli uccelli


Lettura, ad opera di abitanti del quartiere Villapizzone, diversi per etnia, nelle diverse lingue madri, delle varie voci degli uccelli che compongono la storia del libro. Sarà inoltre presente un rappresentante della LIS – Lingua Italiana dei Segni.

Quando: 23 novembre
Dove: O.P.P.I.- Mimaster Illustrazione
Via Console Marcello, 20 - Milano
Orario: ore 15.00


Tutti gli eventi di BOOKCITY MILANO sono gratuiti e a ingresso libero fino a esaurimento posti, salvo diverse indicazioni

CON KATRIN STANGL LE BAMBINE E I BAMBINI DI BOLOGNA DIVENTANO FORTI COME ORSI

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Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Art . 29

Gli Stati parti convengono che l'educazione del fanciullo deve avere come finalità: a) favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo nonché lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità; b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite; c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi e delle persone di origine autoctona; e) sviluppare nel fanciullo il rispetto dell'ambiente naturale.
***
«In occasione dell’anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata il 20 Novembre 1989, numerose sono le iniziative messe in campo dalle agenzie educative e dai servizi per l’infanzia del Comune di Bologna, per sostenere i diritti delle bambine e dei bambini. 
Anche nel 2013, l’Amministrazione ha voluto celebrare l’importante ricorrenza continuando a sostenere la fruttuosa collaborazione con le tante realtà educative e culturali bolognesi, che realizzano progetti e azioni per l’infanzia, dando così visibilità a un sistema di rete che mette in relazione professionalità e competenze differenti. 
Il ricco programma di attivitàche in questo modo è stato possibile realizzare, oltre a offrire numerosi momenti di svago per bambine e bambini, arricchisce la città di occasioni per formare e informare i cittadini più piccoli sui diversi articoli di cui è costituita la Convenzione sui diritti dell’infanzia. 
L’art. 29 della Convenzione, scelto quest’anno dai partecipanti al “tavolo dei diritti” che hanno collaborato all’organizzazione di questa manifestazione, ci parla di identità, educazione e valori culturali. Per tale ragione, in tutta la città, nei luoghi dell’arte, della musica, del gioco, dei libri, cioè nei luoghi più spesso pensati per gli adulti, sono stati promossi incontri per consentire alle bambine e ai bambini di trovarsi insieme e sperimentare anche fuori dalla scuola il diritto all’educazione. 
Si è voluto, in questo modo, rendere ancora più visibile quel sistema formativo che trasforma i luoghi della città in aule didattiche e che propone spazi e opportunità a misura di bambino.
Le offerte educative e ludiche rivolte alle molte infanzie sono un modo per esprimere l’amicizia verso i cittadini più piccoli. Si vuole riconoscere loro il diritto a essere se stessi, scegliendo forme e modi di socialità e approfondendo interessi che possano promuovere idee. 
Perché, come Malala Yousafzai, la più giovane candidata di sempre al Premio Nobel per la Pace, ogni bambino e ogni bambina possa dire “Io ho dei diritti. Ho il diritto all’istruzione. Ho il diritto di giocare. Ho il diritto di cantare. Ho il diritto di parlare. Ho il diritto di andare al mercato. Ho il diritto di parlare in pubblico”».

Marilena Pillati
Assessore Scuola, Formazione e Politiche per il Personale del Comune di Bologna

Anche quest'anno, in occasione dell'anniversario della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza approvata il 20 novembre 1989, in occasione della Settimana dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (16 - 24 novembre 2013), all’interno della manifestazione “Bologna città delle bambine e dei bambini 2013”, il progetto dedicato alla promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti, coordinato dal Comune di Bologna in collaborazione con le realtà educative e culturali bolognesi impegnate in progetti e azioni per l'infanzia e l’adolescenza, che propone un ricco programma di attività (convegni, mostre, visite e letture animate, laboratori, giochi, spettacoli teatrali, proiezioni, rivolti alle bambine e ai bambini di ogni età, alle famiglie, alle scuole e agli studiosi del settore) che proseguiranno per tutta la settimana e, novità di questa edizione, con la sezione “La settimana dei diritti continua...” si protrarranno fino al 30 novembre.

Un'ospite di eccezione di questa edizione sarà Katrin Stanglautrice tedesca di fama internazionale, a cui Hamelin Associazione Culturale, con il sostegno del Comune di Bologna, Ufficio Pari Opportunità e Tutela delle Differenze, in collaborazione con Biblioteca Salaborsa RagazziZOO e Topipittori dedica - a partire da oggi fino all'8 dicembre - il progetto "Forte come un orso" ispirato al suo ultimo libro pubblicato in Italia.

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013


Katrin Stangl è nata nel 1977 e ha studiato a Lipsia presso l’Accademia di Arti Visive. Le sue illustrazioni, i suoi lavori di grafica e i suoi libri hanno vinto numerosi premi, tra cui il Troisdorfer Bilderbuch Stipendium – uno dei premi di illustrazione più importanti in Germania. Attualmente vive a Colonia con la sua famiglia. Nel nostro Paese, oltre a Forte come un orso, è sono stati pubblicati solo un altro titolo, I musicanti di Brema, dalla casa editrice Corraini (2009).


Poiché io sono curiosa come una scimmia e mi piace sapere come nascono le idee, soprattutto quelle ottime, condivido con voi questo post del blog dei Topipittori dove, in occasione dell'uscita del libro, la scorsa primavera Giovanna Zoboli raccontava dove è nata e come è maturata la scelta di pubblicarlo in Italia.

Da sempre l'uomo, e soprattutto i suoi cuccioli, si identificano con gli animali e le loro caratteristiche. La lingua ha accolto e fatto propria questa millenaria comunione, trasformandola in mille modi di dire. C'è chi comincia la giornata come un gallo, chi come un gatto e chi come un pavone. C'è chi si sente un elefante e chi un leone. 

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013

Ha volte si ha la fame di un lupo, il colore di un granchio o la forza di un orso.

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013

Perché un bambino è tante cose diverse, tutte insieme. Ma anche molto, molto di più!

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013

Katrin Stangl, Forte come un orso,
traduzione di Giulia Mirandola,
Topipittori, Milano, 2013

Un nuovo dizionario di espressioni idiomatiche a cui ricorrere insieme per trovare nuovi modi per definire le proprie sensazioni. Tavole che divengono insoliti specchi in cui grandi e bambini possono riflettere i loro pensieri in cerca d'identità. Aperture oltre le pagine per lasciarsi andare a dialoghi intimi. Un kit di pronto soccorso emotivo che non dovrebbe mancare nella borsa di un adulto. Una mappa in cui ritrovarsi quando si è spersi, sempre. Figure da leggere come tracce per un romanzo. Un libro che non sarà mai lo stesso, né nelle mani del suo lettore né in mani diverse.
Un classico, verrebbe da dire, che abbiamo la fortuna di conoscere e seguire fin dai suoi primi passi. 
E molti motivi per venire a Bologna a conoscere di persona e a fare conoscere alle bambine e ai bambini la forza di Katrin Stangl.





PROGRAMMA 

LA MOSTRA
Dal 19 novembre all’8 dicembre 2013 all’ingresso e all’interno di Biblioteca Salaborsa Ragazzi. 
Forte come un orsoè un'installazione di immagini in grande formato dell'autrice tedesca Katrin Stangl, tratte dall'omonimo albo illustrato (Topipittori, 2013). 
Attraverso l'uso di parole, figure e l'attitudine antica a raccontarsi confrontandosi con il regno animale, Stangl racconta il mondo dei piccoli. Accompagnati dall'energia delle immagini, i bambini e le bambine andranno alla scoperta delle tante possibilità di essere e delle mille sfumature della parola 'infanzia'.

INFO
BIBLIOTECA SALA BORSA RAGAZZI
Piazza del Nettuno 3, Bologna
Orari mostra: 
martedì – sabato, dalle 10 alle 19; domenica, dalle 15 alle 19

L'INCONTRO CON IL PUBBLICO
L’autrice incontrerà il pubblico venerdì 22 novembre alle ore 17.30 presso ZOO.
L’occasione permetterà a genitori, bambini, studenti e appassionati di avvicinarla per una sessione di domande e dediche dell'albo pubblicato in Italia da Topipittori o dei suoi Musicanti di Brema(Corraini, 2009).

INFO E ISCRIZIONI
ZOO
Strada Maggiore 50/A, Bologna
scrivi@lozoo.org
T. +39 3334405692


IL LABORATORIO
Sabato 23 novembre alle ore 17.15, in Biblioteca Salaborsa Ragazzi, laboratorio per bambine e bambini dai 5 ai 9 anni.
Katrin Stangl incontrerà i bambini e le bambine per affrontare, attraverso il disegno e gli animali, argomenti complessi come l'identità e la differenza. A partire dal libro Forte come un orso (Topipittori, 2013), i partecipanti scopriranno di poter essere di volta in volta 'timido come un cerbiatto', 'lento come una lumaca', 'libero come un uccello', 'svelta come una donnola', 'selvaggia come una tigre' e tanti altri infiniti modi di essere bambino e bambina.

INFO E ISCRIZIONI
BIBLIOTECA SALA BORSA RAGAZZI
Piazza del Nettuno 3, Bologna
T. 051 2194411




"Bologna città delle bambine e dei bambini"è un progetto del Comune di Bologna (Dipartimento Cultura e Scuola – Settore Istruzione, Istituzione Bologna Musei, Istituzione Biblioteche di Bologna, Ufficio Pari Opportunità e Tutela delle Differenze, Quartieri), realizzato in collaborazione con la Provincia di Bologna, l'Università di Bologna e:

Fondazione Cineteca di Bologna
CEAS Fondazione Villa Ghigi
La Baracca - Teatro Testoni Ragazzi
Montagnola Bologna 
Start - Laboratorio di culture creative 
Fondazione Marino Golinelli
Giannino Stoppani cooperativa culturale/Libreria per Ragazzi
Comitato Unicef di Bologna.

Insieme a: Cooperativa Le pagine, Gruppo Leone Nano, Proteo Fare Sapere – Piantiamo la Memoria, Associazione Rimacheride, Gender Bender Festival, ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione, Associazione Culturale Hamelin, Associazione Oasi dei Saperi, Centro di documentazione Il Cassero, Associazione Frame, Famiglie Arcobaleno, Associazione Le Ali della Fantasia, Società dei Vai, Accademia Drosselmeier, ALIR Associazione Librerie Indipendenti Ragazzi, Rivista Infanzia.
L'iniziativa è stata realizzata anche grazie al contributo di Seribo.

Informazioni
http://www.comune.bologna.it/bolognacittaeducativa/ 
cittaeducativa@comune.bologna.it

ARTICOLO N. 0 - IL DIRITTO DI ESISTERE

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José Manuel Mateo/Javier Martinez Pedro,
Migranti, traduzione di Ilide Carmignani,
Gallucci, Roma, 2013

«Molti anni fa noi messicani scrivevamo sull'argilla, sulla terra, poi dalla terra siamo passati alla carta, carta amate (n.d.r. Il materiale degli antichi codici aztechi, il Papel Amate, deriva dalla tradizione messicana più antica, quella olmeca. Ricavato dalla corteccia dell'albero di amate, viene ancora prodotto con gli antichi sistemi artigianali e utilizzato, soprattutto in Guerrero e Puebla, per l'arte decorativa)».



«Usavamo disegni per raccontare storie su quella tela vegetale, ma adesso, in questo libro, le raccontiamo anche con le parole. 
Parliamo di una mamma, del suo bambino e della sua bambina, parliamo del momento in cui sono costretti a lasciare la loro casa in cerca di una nuova speranza di vita... ».
Giocavo a correre fra i galli e i maiali. 
Gli animali giravano liberi, perché in paese non c'erano recinti, né muretti fra le case. Da una parte del paese la sierra e dall'altra il mare.
Il mio papà coltivava cocomeri e papaie. La terra era tanta, ma non era sua.
[...] 

José Manuel Mateo/Javier Martinez Pedro,
Migranti, traduzione di Ilide Carmignani,
Gallucci, Roma, 2013

Un giorno di colpo è cambiato tutto! I vicini hanno smesso di lavorare la terra. 
Prima se n'è andato don Augusto. 
Più o meno un anno dopo è tornato e ha portato via i figli maschi. 
E lo stesso hanno fatto gli altri uomini. Alla fine se n'è andato anche mio padre e in paese sono rimaste soltanto le donne con qualche bambino. 
[...]

Un giorno la nostra mamma ha infilato le sue cose in una borsa, ci ha preso per mano e insieme abbiamo lasciato la nostra casa.
[...]


José Manuel Mateo/Javier Martinez Pedro,
Migranti, traduzione di Ilide Carmignani,
Gallucci, Roma, 2013

Il treno si è fermato e siamo scesi tutti dal tetto dei vagoni. 
La mamma ci ha fatto mettere in una buca e si è distesa sopra di noi. Era notte. 
Sono riuscito a vedere che inseguivano le gente e la facevano salire sui pulmini.
[...]

Mi sono spaventato moltissimo anche quando abbiamo scavalcato il muro, 
perché sono arrivati dei poliziotti e hanno sguinzagliato i cani...
Poi però gli hanno richiamati, chissà perché...
[...]

José Manuel Mateo/Javier Martinez Pedro,
Migranti, traduzione di Ilide Carmignani,
Gallucci, Roma, 2013


Così siamo arrivati vicino a Los Angeles... 
[...]

José Manuel Mateo/Javier Martinez Pedro,
Migranti, traduzione di Ilide Carmignani,
Gallucci, Roma, 2013
 

«Ogni anno migliaia di bambini e bambine emigrano negli Stati Uniti (si parla di cinquantamila minorenni). Non tutti partono con i familiari: la metà viaggia completamente sola, sopravvive come può. Migliaia di bambini e bambine si lanciano in un'avventura piena di pericoli spinti dalla volontà di trovare un lavoro, di vivere in pace o, appunto, di riunirsi alla loro famiglia. Se ne vanno per sfuggire alla povertà, ai maltrattamenti, alla violenza diffusa, ma lungo la strada per gli Stati Uniti corrono il rischio di essere insultati, derubati, picchiati... Rischiano di subire incidenti, di cadere vittime di singoli individui oppure di bande di criminali che li vendono o abusano di loro o uccidono. Nel nostro libro un fratellino e una sorellina partono con la loro mamma, riescono ad attraversare la frontiera, ma non sappiamo quale sarà il loro destino.     Con le parole e i disegni di questo libro raccontiamo la storia di chi arriva a destinazione, per non dimenticare che ci sono donne, uomini e chissà quanto bambini che scompaiono o muoiono lungo la strada. Ci piacerebbe creare maggiore consapevolezza, ma anche lasciare una testimonianza, con il nostro racconto di questa storia collettiva in cui tanti bambini indifesi smettono quasi di esistere per il loro paese, perché non possono dimostrare legalmente la propria identità, né richiedere documenti, e spesso non conoscono nemmeno la loro vera età. Ecco perché abbiamo creato questo libro: per non dimenticare che i bambini migranti esistono e soffrono. E perché questa realtà reclama con forza il diritto di esistere». José Manuel Mateo/Javier Martínez Pedro, Migranti, Gallucci, Roma, 2013

José Manuel Mateo (Città del Messico, 1970) è poeta, saggista e professore di Teoria letteraria ed Estetica presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico. Esperto di poesia messicana tradizionale e contemporanea è borsista del Fondo Nazionale per la Cultura e le Arti del Messico. Accanto alla pubblicazione di raccolte e antologie di poesia, si è distinto come autore di libri per l’infanzia. 

Javier Martínez Pedro (1963) è un artista della piccola comunità rurale di Xalitla (Messico), attento alle tradizioni messicane e precolombiane. Considerato uno tra i più grandi maestri dell’arte popolare del suo paese, è autore di pregiatissimi disegni su carta vegetale amate. Per le sue opere ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. 

Migranti, che prende forma nel modo tradizionale dei nativi Xalitla su carta corteccia piegata come fosse uno schermo che svela davanti ai nostri occhi, frammento dopo frammento, il farsi della narrazione, è stato vincitore del BolognaRagazzi Award 2012 nella sezione New Horizons.

La giuria l'ha premiato con la seguente motivazione:
Mirabile è l’intuizione che preliminarmente conduce alla realizzazione di un libro come questo, pronto a dominare, da solo, uno scaffale che non può ospitare altri racconti. L’espediente che conduce fino alla gremitura – ancora misteriosa – che era alla base della “pittura delle grotte”, viene qui riproposto in tutto il suo struggente messaggio. Tutti insieme, tutta la storia, tutti i personaggi, il Dopo accanto al Prima, perché lo Sviluppo non è dato da scansioni ma dal modo di “leggere” che ogni fruitore può usare. Non solo, tuttavia, da un ancestrale bisogno di gremire deriva il fascino di questa inquietante struttura narrativa, perché anche la Comic Art, la Pop Art, i pittori “muralisti”, gli affreschi densissimi, le stoffe, i Presepi, gli “ex-voto” concorrono a stabilire un grande Antefatto visivo. Poi c’è la suggestione misteriosa di una possibile "decifrazione": una suggestione offerta dalla miriade di microstorie che qui si delineano, una per una. Si sente la forte influenza degli affreschi di Diego Rivera e di David Alfaro Siqueiros, e soprattutto delle incisioni su legno si José Guadaloupe Posada. Un senso come di miracolo entro questa Babilonia grafica: a non subire lo Spaesamento saranno proprio i bambini, complici e in attesa.

Ho scelto di partire da Migranti perché è una grande epopea per voce bambina dell'esistenza umana, genia che non nasce con fissa dimora e che, fuor di retorica, è necessariamente e intrinsecamente migratoria, in quanto viva e, come tale, indotta alla mobilità.
Un libro bello e inusuale che, nella sua forma a leporello, svela con lentezza la verità di chi della costrizione a migrare ha dovuto fare una condizione incerta di vita.
Perché migrante, una volta che lo sei divenuto, lo sei per sempre. La geografia del tuo Paese di origine sarà l'architettura della tua anima, mentre quella del Paese di approdo, soprattutto quella umana, delineerà con mano sempre più ferma, nelle reiterate sfumature quotidiane, la verità della lontananza della identità primigenia.

Quale destino spetterà alla famiglia messicana del racconto?
Noi li lasciamo lì, la loro storia rimane sospesa.

Come sospeso è rimasto il racconto del viaggio di tanti altri bambini che costretti a lasciare le loro case abitate nelle più svariate parti del mondo e, con loro, di quelli della tragedia del nostro mare, la più grande di una dolorosa serie, che, seppur ormai lontana nelle cronache, è successa solo un mese e 17 giorni fa a Lampedusa: il 3 ottobre, a cui ne hanno fatto seguito altre più contenute ma non meno inaccettabili.

Indignazione, vergogna, rivelazione di impotenza, sono state evocate ed esibite a ogni ora del giorno per diversi giorni; rabbia e solitudine dei soccorritori e abitanti dell'isola sono rimaste inascoltate, ancora una volta; persone che divengono provvidenzialmente esponenziali nell'impegno profuso e nelle capacità di risolvere i problemi con competenza e umanità, sono state lasciate di nuovo sole.

Se provassimo ogni giorno a combattere contro la nostra inadeguatezza, il nostro inutile arrovellarci, forse potremmo uscire dal guscio e renderci conto, insieme e finalmente,  che il farci umanamente carico dell'altro, anche quando lambisce i confini disegnati del nostro Paese, diviene una necessità che richiede come risposta un pensiero capace di trasformarsi in azione.

Renderci conto, dunque, che non possiamo più, ormai dopo quasi trent'anni, considerare la disperazione del prossimo, il suo diritto a cercare una via per poter continuare a vivere, una continua emergenza e come tale trattare la richiesta, legittima, di esistenza di migliaia e migliaia di bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini, come fosse il primo giorno, se mai un primo giorno in questo senso ci sia mai stato nella storia dell'uomo.

Proviamo a chiederci oggi se qualcuno di noi sa per caso, anche con precisione prossima, dire quale sorte è stata riservata a quelle bambine e quei bambini, da soli o no, sopravvissuti alla tragedia del 3 ottobre.

Noi, lontani da quei luoghi, seppur persone motivate e interessate alle sorti dei più piccoli, li abbiamo persi di vista.Non siamo riusciti, come cittadini di questo Paese, a vigilare e a batterci perché fosse riservata loro l'accoglienza dovuta, dovuta, e siglata da patti internazionali sottoscritti dall'Italia.
Non siamo riusciti ad alzare la voce per garantirgli il rispetto della dignità dell'essere umano che ha il diritto, in quanto tale, di essere tutelato nella sua singolare compiutezza.

E questo, mi fa pensare che ciò sia accaduto, con discreta probabilità e nonostante le più buone e sincere intenzioni, perché continuiamo nostro malgrado a vedere l'immigrazione come un problema da risolvere e non come una ricchezza di cui avere cura e custodire. E sì che è questo il valore incommensurabile dell'essere umano, a cui proviamo dare voce ogni giorno fin dai quei primi anni di vita che ci stanno così a cuore.

È uscito da poco un libro profondamente lucido, utile anche in questo senso, un pampleth in realtà e nelle intenzioni dei suoi autori, Luigi Manconi e Valentina Brinis, dall'inaspettato titolo Accogliamoli tutti, coronato da un sottotitolo esplicativo: Una ragionevole proposta per salvare l'Italia, gli italiani e gli immigrati.

Luigi Manconi/Valentina Brinis,
Accogliamoli tutti, il Saggiatore,
Milano, 2013

Luigi Manconi insegna Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università Iulm di Milano.
È parlamentare e presidente della Commissione straordinaria per la tutela dei diritti umani del Senato. È stato sottosegretario di Stato alla Giustizia e garante delle persone private della libertà per il comune di Roma.
È presidente di "A Buon Diritto Onlus"

Valentina Brinis, laureata in Sociologia, è ricercatrice presso "A Buon Diritto Onlus".
Dirige il sito italiarazzismo.it e cura l’omonimo osservatorio sull’"Unità". È autrice di articoli e saggi sull’immigrazione in Italia e responsabile dello sportello legale LarticoloTre di Roma. 
«Questo libretto ha un titolo, Accogliamoli tutti, che non intende in alcun modo suonare provocatorio. In genere si proclama «farò una provocazione» proprio quando si sta per dire qualcosa di infinitamente banale o comunque prevedibile, o quando si vuole anticipatamente disinnescare il presunto scandalo di ciò che si sta per affermare. Qui, nulla del genere. La nostra è una dichiarazione politica - allo stesso tempo - allude alla sostanza di un possibile programma economico, sociale, culturale e legislativo. Qui si vuole provare come l'accoglienza sia possibile e utile. Comporta, è ovvio, costi anche molto rilevanti, e fatiche assai onerose, ma resta un progetto possibile e realizzabile. Tanto più che il suo contrario - la non accoglienza - è certamente più difficile (impossibile) e inutile (dannoso) da perseguire».      L. Manconi/V. Brinis, Accogliamoli tutti, op. cit., p. 21.

Nelle proposte condensate in queste pagine gli autori, sostenuti dalla loro quotidiana esperienza e con argomenti sempre basati sulla realtà dei dati e dei fatti, non fanno alcuna concessione alla solidarietà paternalistica o alla retorica del multiculturalismo poiché sono fortemente convinti che, in tema di immigrazione, il buon senso conti più dei buoni sentimenti e il pragmatismo della negoziazione più dell’astratta intransigenza dei principi. 

«[...] Questo vale anche e soprattutto per i richiedenti asilo, protetti da precisi obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia. Nei confronti di questi ultimi, così come in genere di tutti i migranti, devono valere, dunque, considerazioni politiche concrete, che appartengono a un campo, anche linguistico, alquanto differente da quello definito dei buoni sentimenti e da virtù come la solidarietà». L. Manconi/V. Brinis, Accogliamoli tutti, idem.

Accogliamoli tuttiè un’utopia: una concretissima e possibile utopia che gli autori nel libro iniziano a perseguire valorizzando i numerosi esempi di «piccole virtù» e buone prassi locali, cercando non solo di mostrarli ma anche di inserili in un quadro meno incoerente e frammentato dell’attuale perché i tangibili benefici possano divenire visti e concrete ispirazioni da perseguire per tutti. Certo, l’integrazione è un processo faticoso e spesso doloroso, che solleva molteplici dilemmi sociali e culturali, ammettono Manconi e Brinis, ma non è un impegno impossibile da portare a termini come, invece, strumentalmente vogliono farci credere in molti.

Il libro verrà presentato Giovedì 21 Novembre, alle ore 11,30 nell'Aula Magna del Rettorato Roma 3 in via Ostiense 161, nel corso dell'incontro "Lampedusa, Italia, Europa". Insieme a Luigi Manconi e Valentina Brinis, Eligio Resta,Paolo Benvenuti e Alessandro Bergonzoni.

INFO

Il titolo dell'incontro "Lampedusa, Italia, Europa" ci porta a toccare con mano proprio uno di quegli esempi di «piccole virtù» che abbiamo appena citati, il progetto messo in campo da IBBY Italia ormai da qualche mese (qui in Gavrocheper sostenere l'isola di Lampedusa e i suoi  bambini, indigeni e appena arrivati.
Un esempio di azione che per realizzarsi ha scelto di seguire la pragmatica, inviolabile, strada dei diritti dei bambini che oggi, con forza e ancora una volta, in questa occasione, vogliamo ricordare.

Un progetto che proprio ora ha raggiunto uno dei suoi più alti obiettivi.

IBBY Italia per la Biblioteca che verrà.
Una settimana in compagnia di libri per ragazzi, storie, visioni di futuro:
dal 15 al 22 novembre nelle isole di Lampedusa e Linosa.




“Una biblioteca per i bambini dell’isola, che possano imparare a distinguere l’orizzonte dal confine, per i bambini che passano, 
perché Lampedusa non sia soltanto la tappa di un viaggio. 
Perché attraverso i libri è possibile costruire una cultura dell’accoglienza,
 del rispetto, della partecipazione”. 
 Giusy Nicolini, Sindaco di Lampedusa e di Linosa

Datemi un libro!!!”: 
questo è quello che i bambini hanno chiesto ai volontari che hanno aperto ieri mattina, a Lampedusa, la sede della Biblioteca Ragazzi che verrà.

La Biblioteca è stata letteralmente presa d’assalto” 
ha detto la presidente di IBBY Italia, Silvana Sola.

La Biblioteca di Lampedusa per Bambini e Ragazzi

I volontari ancora assonnati si sono trovati in difficoltà: si deve essere sparsa la voce tra i bambini! L’associazione IBBY Italiaè a Lampedusa, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale, per le prove generali della futura biblioteca per bambini dell’isola. Oltre 40 volontari – tra bibliotecari, scrittori, insegnanti, librai, operatori del settore, appassionati – stanno mettendo a disposizione le loro competenze, il loro lavoro, il loro tempo, per animare un inteso programma di iniziative in biblioteca e a scuola, per incontrare tutti i bambini e ragazzi che vivono sull’isola, oltre 600.





«La nostra volontà è anche quella di sottolineare la necessità di difendere il diritto di tutti i minori italiani e di passaggio sul suolo italiano, ad accedere a parole e pensieri utili a determinare una nuova qualità della vita, mettendo a loro disposizione biblioteche, librerie e personale aggiornato e appassionato. Per sottolineare questo imprescindibile diritto, oggi, nella giornata celebreremo a Lampedusa Ia Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia con una festa che coinvolgerà bambini, ragazzi e insegnanti di ogni ordine e grado».
Tra le iniziative previste: Ribka Sibhatu, scrittrice, mediatrice culturale e straordinaria narratrice incontrerà bambini e ragazzi e condividerà con loro storie e alfabeti dall’Eritrea, in occasione un secondo compleanno, quello che segnala i 20 anni della pubblicazione di Aulò. Canto poesia dall’Eritrea (1993), primo testo della collana "Mappamondi" per ragazzi bilingue, italiano/eritreo, a cura della casa editrice Sinnos. Accanto a lei interverranno gli altri volontari dell’Ibby Camp, narratori e lettori che arrivano da tutta Italia,  qualcuno anche dal lontanissimo Canada, per leggere libri e raccontare storie. Laboratori di figure coinvolgeranno i piccoli lettori accompagnandoli a piccoli passi in un percorso dentro l’arte. Infine una speciale caccia al tesoro coinvolgerà sia i più giovani che curiosi e appassionati e li condurrà a scoprire lo straordinario mondo contenuto nei libri.

Il programma poi continuerà nella giornata di domani con la "Festa dell'Albero" di Legambiente a conclusione dell'operato dell'associazione che, dal giorno 3 novembre ad oggi, ha piantato 366 arbusti di macchia mediterranea in ricordo delle vittime del naufragio per realizzare un Giardino dell’Accoglienza nella Riserva naturale dell’Isola dei conigli).

Come promotore del Comitato 3 ottobre Legambiente chiede che venga riconosciuta la data del 3 ottobre quale “Giornata della Memoria e dell'Accoglienza”.

L'esperienza dell'Ibby Camp si concluderà venerdì 22 novembre con una Grande Festa.

IBBY Italia chiede al Governo Italiano di farsi carico di questo diritto: «Gianni Rodari ci ricorda che non siamo nati per leggere ma per crescere lettori. Bambini e ragazzi potranno crescere lettori solo se la società civile si occuperà di loro».


La Biblioteca di Lampedusa per Bambini e Ragazzi 

INFO 
IBBY Italia
Referente progetto Deborah Soria - soria.deb@gmail.com
Ufficio stampa Maddalena Lucarelli – m.lucarelli@donzelli.it
Segreteria Ibby Federica Azzanutto – ibbyitalia@gmail.com
web www. http://www.bibliotecasalaborsa.it/ragazzi/ibby/
twitter: @IbbyItalia facebook: Ibby Italia


L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO UNO

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© Emme Edizioni

"Sai Valentina, senza certi libri io e te non faremmo questo mestiere, 
ed è quasi un dovere farlo sapere a tutti, 
che i libri per bambini sono una cosa che ti entra dentro
e poi non ti lascia più, anche se non vuoi". 


L'ha detta Loredana Farina, fondatrice della casa editrice La Coccinella, massima esperta di libri gioco e figura fondamentale della letteratura per l'infanzia del nostro Paese, a Valentina Colombo, questa frase.

E io l'ho letta nell'interessante postche Valentina, terza colonna dei Topipittori e in qualità di coordinatrice editoriale del progetto, ha scritto nel blog della casa editrice per raccontare gli anni di lavoro dedicati all'impresa di scrivere un libro sulla Emme Edizioni; «di mettere in piedi una ricerca filologica, storica, metodica; di fare uno studio serio, approfondito e circostanziato sulla casa editrice fondata da Rosellina Archinto» nata nel 1966.

Frase e impresa così vere e fondanti che ho scelto di mettere in apertura, come numi tutelari, di questo terzo Avvento dei libri anche perché fortuna ha voluto che si siano davvero concretizzate in un libro presentato alcuni giorni fa, nel corso di BookCity Milano, nelle sale di Palazzo Reale che, fino ad oggi, ospitano Inventario fra le parole e le immagini della Emme Edizioni, 1966-1985, la mostra nata da un'idea di Francesca e Cristina Archinto e prodotta e organizzata da La Tribù dei lettori, 
Festa della lettura con i ragazzi in collaborazione con Hamelin Associazione Culturale (di cui potete leggerequi e di cui vi ho parlato qui della sua prima inaugurazione in Biblioteca Sala Borsa in occasione della Fiera del libro di Ragazzi di Bologna).


Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

Tra le prime qualità di questa impresa e, inevitabilmente di questa pubblicazione, c'è sicuramente quella dei differenti sguardi, ed esperienze, professionali coinvolti nella sua realizzazione, coralità che offre da subito una concreta testimonianza della necessità di dare conto della complessità, dell'importanza culturale, etica e sociale del lavoro editoriale di Rosellina Archinto.

Nessuno lo sa, ma c’è una casa editrice italiana che fra il 1966 e il 1985 ha pubblicato Calvino, Moravia, Joyce, Arbasino, ha lavorato con artisti come Sonia Delaunay e illustratori come Maurice Sendak, designer come Enzo Mari e Bruno Munari. Nessuno lo sa, ma questa casa editrice ha partecipato attivamente a un grande movimento di rinnovamento del libro, insieme ad altre case editrici francesi, statunitensi e tedesche che hanno rivoluzionato il gusto e il mercato. Pochi lo ricordano, ma i suoi libri ancora oggi contribuiscono alla fortuna di alcune case editrici.
Questa casa editrice è la Emme Edizioni, fondata a Milano da Rosellina Archinto nel 1966. 

Perché di questo si tratta: di un lavoro svolto in un arco di venti anni da un'editrice che ha deciso a metà degli Sessanta, per prima in Italia, che la letteratura per l'infanzia dovesse essere una letteratura di serie A.

«Io volevo pubblicare questi libri, di autori nuovi, come Lionni, Enzo e Iela Mari, Emanuele Luzzati; sceglievo di fare libri di alto livello con un criterio duplice: la qualità dell'illustrazione e l'importanza del contenuto educativo. Segni nuovi, di grafici, pittori, grandi artisti e storie stravaganti. 
Nella mia testa avevo la convinzione che la lettura per l'infanzia dovesse essere una letteratura di seria A, curata con la stessa attenzione e con lo stesso amore necessari nell'editoria in genere. Questa era una rottura assolutamente consapevole con quello che accadeva intorno, in quegli anni in Italia. 
Possiamo dire che oltre a Mondadori con Walt Disney, e altri che pubblicavano libri non certo straordinari, non c'erano proposte di ricerca nei libri per bambini. Si era piuttosto lontani da quest'idea». 
Rosellina Archinto, "Il mestiere dell'editore: conversazione con Rosellina Archinto" di Marcella Terrusi in Alla lettera Emme: Rosellina Archinto editore, Giannino Stoppani Edizioni, Bologna, 2005

Nell'introduzione Loredana Farina presenta il libro come una testimonianza che, seppur postuma di un'esperienza che si è conclusa nel 1985 con la cessione della Emme Edizioni ad altra proprietà e altra guida, rimane attuale anche nel cercare e mostrare una risposta all'interrogativo mai esaurito o esaudito di che cosa sia il mestiere dell'editore tout court e, in particolare poi, di editore di libri per bambini.


«[...] È un mestiere che in passato ho fatto anch'io e forse per questo non mi è facile spiegarlo. Quando mi si chiedeva «Che lavoro fai?», rispondevo con qualche reticenza: «L’editore di libri per bambini» ed è così che ho visto (e a volte subito) le più imbarazzate e strampalate reazioni: «Sì, sei tu che scrivi le favole?», «No, non scrivo favole», «Allora le illustri?», «No, non le illustro nemmeno», «Ma allora cosa fai?» Che cosa fa un editore? Che cosa fa un editore di libri per bambini? La testimonianza di Rosellina Archinto, editore da cinquant’anni e, per quasi venti, di libri per bambini, è un tentativo di dare una risposta a questa domanda. L’avventura della Emme dà una serie di indizi su che cosa possa essere il mestiere dell’editore. Di quell’affidarsi alle proprie intuizioni anziché al marketing, di quell’entusiasmo e quella fiducia che precedono il libro, di quell’ambizione nutrita di curiosità che permette di avvistare nuove terre. È un mestiere che spesso ha a che fare con la passione». 
Loredana Farina, "La voglia di raccontare quei libri", in La Casa della Meraviglie, op. cit., p. 12


Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013


Passione che, si badi bene, oltre al talento personale, significa conoscenza, visione, lungimiranza, competenza, duro lavoro e capacità di ascolto e curiosità oltre confini, insieme a una profonda e dimostrata credenza nel valore della cultura e delle possibilità educativa; valore in cui, troppo spesso ancora oggi molti esponenti del mondo culturale, dicono di credere tanto fermamente da continuare ad ignorare in toto il mondo della letteratura per l'infanzia.

In un senso, che qui insieme al libro cercheremo di dare, un editore di libri per l'infanzia, quando è bravo, è un editore che precede, preparando con cura il terreno, il lavoro degli altri editori; è una persona che getta i semi che generano quell'interesse che  alimenta la continuità della migliore storia culturale, non solo quindi editoriale, di un Paese.
Come a dire che gli adulti che poi leggeranno altri libri, giornali, andranno al cinema, a teatro, che visiteranno musei e mostre, che sapranno apprezzare e tutelare i beni architettonici delle loro città, che sapranno immaginare e inventare un mondo nuovo e diverso, al fine anche a voler confrontarsi con il vil denaro, pur volendo ostinatamente continuare a ignorarlo, una volta sono stati bambini.

Ai bambini che Rosellina Archinto immaginava come lettori dei sui libri, pensa Giovanna Zoboli. Non solo ai primi, ai suoi figli, «per i quali mise in piedi la Emme: per dare loro buoni libri da guardare, da leggere», ma a quelli venuti dopo:


«Quando la Emme divenne una grande casa editrice, con un catalogo capace di svilupparsi in ogni direzione, di colonizzare ogni angolo del sapere, di sperimentare ogni ambito culturale, di toccare ogni genere letterario, ogni immaginario, ogni tecnica, ogni stile? A chi stava pensando?»                 Giovanna Zoboli, La Casa delle Meraviglie, op. cit., p. 13.

«Le è stato spesso domandato, ma lei non ha mai risposto», racconta Giovanna riportando le parole di Loredana Farina nel corso del primo incontro per discutere del progetto del libro.

Era giugno. Poco dopo sarebbero arrivate le vacanza, ed è in campagna che Giovanna Zoboli scopre, immersa nelle pagine di Kim di Rudyard Kipling, Ajaib-Gher, «ovvero la Casa delle Meraviglie, come gli indigeni chiamano il museo di Lahore, abitata, niente meno, che dal Custode delle Immagini».

E lì Giovanna, in una luminosa analisi del libro di Kipling che diviene a sua volta racconto, trova la sua risposta:

«Ecco, Rosellina Archinto forse non ha mai pensato a un bambino astratto, destinatario dei suoi libri, perché le interessavano i bambini, più che un’idea di bambino. Pensava, credo, nel fare i suoi libri tanto diversi l’uno dall’altro (al punto che potrebbero essere stati fatti da tante case editrici diverse) a tutti i bambini – bambini molto poco propensi a prestarsi a un concetto astratto –, e tutti diversissimi l’uno dall’altro, sapendo bene quanto diversi fossero nella realtà, esattamente come lo sono gli adulti. Per loro, per questi bambini concretissimi, dagli “occhi buoni”, faceva i suoi libri.
Oggi, la penso come una Custode delle Immagini, sempre in movimento dentro e fuori dalla sua Casa delle Meraviglie, pronta a divertirsi e a ingegnarsi a ogni libro, a farlo prodigando con gratuità le sue migliori energie, la sua generosa intelligenza, il suo coraggio, le sue cure, al solo scopo di spalancare davanti agli occhi dei bambini, dei ragazzi la vastità del mondo.
Perché, davvero, come conclude il grande Kim, più uno sa, meglio è. Solo così si può imparare davvero la cosa più importante: la lunghezza precisa del proprio passo». Giovanna Zoboli, idem, p. 17.

E chissà se quando Rosellina vide in una libreria di New York nel 1959 Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni, che per potenza di deflagrazione rivoluzionaria quando venne pubblicato e sempre attuale necessità di studio mi piace paragonare a Il giovane Holden, si rese conto di quale lunghezza avesse quel primo passo che di lì a pochi anni insieme a quel futuro "primo libro" Emme avrebbe compiuto e dove l'avrebbe portata in quella sua Milano da riscoprire oggi per fermento e coraggio intellettuali.

Di questo, di quelle circostanze che ci accolgono che il il filosofo Ortega y Gasset vedeva come fondamentali componenti dell'essere e del fare, La Casa delle meraviglie racconta fin dall'infanzia in "Parlando con Rosellina Archinto", la prima delle tre parti del libro che consiste una una serie di approfondite e preziose interviste, l'inestricabile intreccio di esistenza, vissuto e lavoro cha ha dato vita alla Emme Edizioni ma che lì non finisce dando testimonianza dalla nascita di Archinto Edizioni e, nel 1999 insieme alla casa editrice L'ecole des loisirse alla figlia Francesca, di Babalibri.

"Anche l'editore è stato bambino"

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

"Sognando oltre oceano"

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

"La cultura a Milano negli anni Settanta"
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

"Una casa editrice internazionale"
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

 "Creatività italiana"
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

 "Saggistica per una scuola in fermento"
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

 "Le collane"
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013 

"Dalle Edizioni Archinto a Babalibri" 
Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

In "Sguardi sulla Emme Edizioni", la seconda parte de La Casa delle Meraviglie, gli occhi di professionisti dell'editoria e del mondo della letteratura per l'infanzia, sono puntati dritto nel cuore della produzione Emme per analizzarla in tutte le sue componenti.
Gli scritti di Paolo Canton, Marta Sironi, Valentina Colombo, Giulia Mirandola, Ilaria Tontardini, Emilio Varrà, Nicola Galli Laforest, Luigi Monti ed Elena Massi, oltre ad offrire un compiuto catalogo di conoscenze che dà senso e misura di che cosa debba essere il lavoro di chi si occupa di letteratura per l'infanzia, propongono originali e importanti spunti di riflessioni e concrete azioni di messe in pratica per un recupero del pensiero e dell'esperienza Emme che non smette di essere attuale e urgente.


Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013
 

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013
 

Ma è alla dalla terza e ultima parte del libro che bisognerebbe iniziare la lettura, per rendersi conto davvero dell'impresa.
Dal "Catalogo Emme Edizioni 1966 - 1985", pagine di inestimabile valore e inesauribili impegno e ricerca a opera di Alessandra Mastrangelo, bibliotecaria di professione (a cui va tutta la mia ammirazione e gratitudine perché conosco di che cosa si tratta per aver partecipato alla stesura di quello proposto in Alla lettera Emme: Rosellina Archinto, catalogo dell'omonima e prima mostra dedicata alla casa editrice realizzata a Bologna nel 2005 dalla Giannino Stoppani Cooperativa Culturale), che è riuscita nell'intento di dare ordine a una produzione di 756 titoli (grazie anche alla ricerca svolta al tempo da Luigi Paladin che compare tra i ringraziamenti).


Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013

Loredana Farina (a cura di ),
La Casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto,
Topipittori, Milano, 2013
 


Perché leggere La Casa delle Meraviglie?
Perché è il libro dei libridella migliore editoria dell'infanzia che ha aperto le porte a quegli editori che hanno deciso tenacemente di seguirne le tracce; che, grazie alla Emme di Rosellina Archinto, oggi abbiamo e dobbiamo proteggere, tutelare e promuovere, nel nostro Paese.
E poi perché, nelle parole degli editori:


«La Casa delle Meraviglie non è un libro per appassionati di letteratura per ragazzi e bibliofili, ma un libro per tutti coloro che amano la cultura, i libri, il pensiero, le immagini: un grande affresco che va al fondo di questioni cruciali per la vita culturale del nostro Paese, mostrando come la letteratura per bambini sia cosa serissima, componente fondamentale per la crescita delle nuove generazioni e per la nostra vita civile».

Rosellina Archinto con la figlia Francesca,
direttrice delle Edizioni Babalibri

INFO

Loredana Farina, insieme ad ABCittà, ha preparato una mostra itinerante sulla Emme Edizioni che può essere noleggiata dalle biblioteche di tutta Italia o da chi ne farà richiesta (scuole, associazioni e chi più ne ha più ne metta). Accanto a questo allestimento, è disponibile anche un percorso di laboratori per grandi e piccoli tutti dedicati agli albi. Se volete saperne di più, il contatto è qui.

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO DUE

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Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013
Frank Asch, nato il 6 agosto del 1946 a Somerville nel New Jersey, è uno scrittore di libri per bambini, conosciuto sopra tutto per i libri illustrati della collana “Moonbear”. Nel 1968, Asch pubblica il suo primo albo illustrato, George’s Store. L’anno seguente si laurea alla Cooper Union in Belle Arti. Da allora insegna in una scuola pubblica in India, e in una scuola Montessori negli Stati Uniti, facendo molti laboratori creativi con i bambini. Ha scritto più di sessanta libri, inclusi Turtle Tale, Mooncake, I can blink e Happy birthday moon. Proprio agli sgoccioli della Guerra Fredda, nel 1989 scrive Here come the cat!  in collaborazione con Vladimir Vagin. Il libro viene premiato con il Russian National Book Award. 
Mark Alan Stamaty, fumettista, vignettista, illustratore, è nato a Brooklyn nel 1947. Figlio d’arte, ha frequentato negli stessi anni di Frank Asch, la Cooper Union di New York dove si è diplomato nel 1969. Nei primi anni Settanta, ha iniziato la sua carriera di illustratore di libri per ragazzi, proprio con Yellow Yellow, una piccola storia geniale scritta per lui dall’amico e collega di studi Frank Asch. Autore di libri di culto come Who needs Donuts? Stamaty, fin dagli anni Ottanta è considerato un colosso del fumetto americano; ha inciso sulla realtà politica, editoriale e artistica degli Stati Uniti come pochissimi hanno saputo fare. Sono sue le strisce di “Mac Doodle St.” per il "Village Voice" e quelle di “Washingtoon” per il "Washington Post", nonché quelle di “Boox” per il "New York Times Book Review". Vignettista politico per testate come "Time", illustratore delle copertine del "New Yorker", per i suoi disegni, le sue vignette, le sue strisce di satira ha già collezionato tutti i premi più significativi. 

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013
Vladimir Vaginè uno tra i più noti illustratori dalla vecchia Unione Sovietica. 
Il muro di Berlino era ancora ben saldo quando, conosciuto Frank Ash ad un convegno sovietico-americano sui libri per bambini, insieme decisero di dar vita ad Here come the cats!, libro che subito ha riscosso grande successo, rinnovato nel 2011 con la ristampa della McSweeney’s McMullens, primo titolo della collana dedicata alla letteratura per l'infanzia della casa editrice fondata da Dave Eggers ideata, insieme a lui, dall'art director da Brian McMullen.
Nel frattempo, nel 1990, Vladimir Vagin si è trasferito negli Stati Uniti, e ancor oggi vive felicemente nel Vermont. Qui oltre a disegnare libri – ne ha illustrati quattordici- ama dipingere grandi quadri, acquerelli sopra tutto, ispirati ai paesaggi intorno al lago Champla. I suoi disegni per l’albo illustrato Insects from outer space hanno vinto due Golden Duck Awards.

Due piccoli gioielli disseppelliti dal passato, sono questi titoli pubblicati dalla casa editrice Orecchio acerbo, nel solco ormai di un'identità che la vede progredire verso un catalogo che conferma, ad ogni uscita, una straordinaria qualità di ricerca e scoperta  che ha radici sottili e forti nella tradizione di una significativa e mai esaurita esperienza del passato, di cui vi ho parlato nel post di ieri.
«Con il titolo Un cappello tutto giallo, Yellow Yellow è stato pubblicato in Italia nel 1971 da Emme Edizioni. Riportarlo oggi sugli scaffali delle librerie è per noi un grande onore e, al tempo stesso, un omaggio a Rosellina Archinto e alla sua straordinaria casa editrice di quegli anni». Orecchio acerbo, 2013

... e ancora, nelle parole di Paolo Cesari: 
«Lo indossò subito, Rosellina Archinto, il colorato elmetto inventato da Frank Asch e Mark Alan Stamaty. Sarebbe stato utilissimo alla sua Emme Edizioni per combattere il grigiore della letteratura per ragazzi, per offrirle una prospettiva meno provinciale e un orizzonte aperto all'illustrazione e alla grafica.
Molti anni sono passati da allora, ma il ragazzino protagonista di Giallo giallo al grigiore della realtà - culturale e sociale - ancora non si rassegna. E ancora non accetta di subire imposizioni e soprusi dai più grandi». 

Giallo Giallo, che dell'originale mantiene anche il titolo Yellow Yellow ed è proposto nella doppia possibilità di lettura in lingua italiana e inglese, è un libro per l'infanzia senza tempo. Meglio, un libro dell'infanzia, perché di questo parla e per questo offre una possibilità di lettura molteplice a seconda dell'esperienza e dell'età di chi lo avvicina.

È un libro in bianco nero, l'unica nota di colore è, appunto , giallo dell'elemento che spunta ad ogni pagine come un sole luminoso colmo di visione e promesse, che nasce, scrive Asch nel suo sito, assecondando un'esigenza e indicazione editoriale di mero carattere economico, ma che Stamaty dovrà seguire alla lettera: la necessità di stampare il più possibile in bianco e nero perché farlo a colori costerebbe troppo e poche delle case editrici del tempo, anche americane, a quanto pare e vedendo l'intera produzione vintage dei libri di Asch, potevano permetterselo.

Ma come la storia del pensiero e dell'arte insegnano, non c'è limite che attraverso il talento e l'intelligenza non possa trasformarsi in preziosa opportunità.
Giallo Giallo ne è un felice esempio di questa constatazione.

Del lavoro di Marc Alan Stamaty per questo suo primo libro, si può leggere nell'ultima edizione di "Scelte di classe", l'esito cartaceo (gratuito) del progetto portato avanti da La Tribù dei lettori di Roma capitanata da Gianluca Giannelli che, diciamo, ha fortemente esposto a Fausta Orecchio e Simone Tonucci, il desiderio e l'opportunità di rivedere pubblicato Giallo Giallo. Qui, in "Mark Alan Stamaty. A zonzo con un cappello in testa", l'amico Steven Guarnaccia intervista l'illustratore per comprendere il periodo storico e artistico, la visione, le suggestioni che lo hanno indotto a creare, partendo dal racconto scritto da Frank Asch, questo piccolo capolavoro.

«A quel tempo [n.d.r. alla Cooper Union] avevamo un insegnante di design in due dimensioni che si chiamava Ben Cunningham che affermava di essere un "visual voluptuary" e decisi che lo sarei diventato anch'io. Così camminavo di notte per i marciapiedi e abbozzavo ciò che mi colpiva. Era come se i miei occhi fossero guidati, si vedevano queste luci blu evanescenti o queste superfici scintillanti». Mark Alan Stamaty, in "Mark Alan Stamaty. A zonzo con un cappello in testa" intervista di Steve Guarnaccia, op. cit., pp.169-170.

D. Come questo camminare, vedere, pensare può essere trasformato in narrativa visiva per ragazzi?
«Quello che Frank mi proponeva era un "luogo per immagini" per un'espressione visiva di se stessi, attraverso storie e figure. Ma allo stesso tempo dovevo comunque stare attento a cosa e come mi esprimevo perché sapevo che il libro era indirizzato ai ragazzi.
Mi piace molto l'intensità e l'energia delle masse, quindi mi sono istantaneamente innamorato di New York. È tutta questione di energia.Da bambino ero affascinato da quei fumetti in cui ci sono milioni di cose che accadono e andavo sempre in giro con il mio taccuino per gli schizzi. Prendevo appunti e facevo bozzetti in cerca di personaggi». Mark Alan Stamaty, idem, p.170.

Un  luogo per immagini, dunque, è questo lo scenario dove si muove il bambino di Giallo Giallo, con la sua maglietta da turista di mondi immaginari che cambia di pagina in pagina "Visit Miami", "Visit Mommy", "Visit Monkeys", "Visit me"... divisa di appartenenza all'infanzia che comunque e ovunque mal si accorda con le monocromie di un mondo adulto impenetrabile e, apparentemente, invulnerabile alla sua presenza.


Una città tutta grigia, bianco e nero solamente, e confusi tra loro. 
Strade, case, negozi, tutto grigio; nemmeno il cielo è colorato. 
Assurda, caotica, stracolma, la città neppure s’accorge del bambino.

Lui, a fatica, si fa strada tra cumuli e cumuli di oggetti. 
Tutti grigi. 
Poi, all’improvviso la scoperta del casco, un casco da lavoro. 
Tutto giallo. Diventa il suo cappello. 

Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013

Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Ora non è più invisibile, tutti lo guardano, molti gli rivolgono la parola, 
sempre però sorpresi, guardinghi. 
Lui non se ne cura, e, tutto fiero, se ne va per la città. 


Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


E il cappello diventa un vaso per i fiori, una barca, uno sgabello… 
Un contenitore per un mondo diverso. 


Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Ma ecco, alto dieci volte lui - non ci sta nemmeno nella pagina - compare un uomo, adulto. Rivuole il casco, dice che è suo, e se lo riprende. 


Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Sorpresa e delusione non durano che un attimo. 
Di corsa a casa, nella propria stanza. Scovata tra le matite colorate quella gialla, disteso un foglio a terra, lo inonda di colore. Quello della sua fantasia.
 Poi ripiega accuratamente il foglio, e indossa il suo nuovo cappello. 
Pronto per una nuova avventura. 


Frank Asch/Mark Alan Stamaty, Giallo Giallo,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Giallo Gialloè uno di quei libri che richiedono tempo, attenzione, condivisione, capacità di lasciarsi andare a racconti altri, di navigare tra le pagine con barche sprovviste d'ancora. È un libro per sottrarsi momentaneamente dal quotidiano per rientrarci vivificati da nuovi sguardi e riflessioni quindi più partecipati e consapevoli.
È un libro anche che mette un punto, e richiede un a capo di presa di coscienza per ripensare alla responsabilità degli adulti nei confronti dei bambini di ogni epoca, che vuol dire anche, e straordinariamente, anche quella di oggi che dentro vi è raccontata e dipinta a tinte chiarissime.

Di diverse atmosfere, ma non per queste meno intense perché stemperate dai colori, è invece Arriva il gatto!, scritto da Asch e illustrato da Vagin nel 1989, che potrà essere letto in tre di lingue (italiano, inglese e russo), sull'orlo di una guerra fredda che non avvertiva ancora lo strappo delle crepe della caduta del muro di Berlino. 


«Lavorare con Vladimir nonostante la distanza che separa i nostri due Paesi è stata un'esperienza emozionante e gratificante. Tutto è cominciato nel 1986, quando entrambi partecipammo a un convegno sovietico-americano sui libri per ragazzi. Poche notti dopo feci un sogno: è da lì che è nata l'idea di Arriva il gatto!». Frank Asch, 1989

Un allegro e ironico inno contro la paura scandito da tre sole parole, ma anche sguardo fiducioso e colorato sul futuro, sulla possibilità di cooperare e collaborare. Non a caso dedicato ai loro figli.

Una parabola sulla guerra fredda che sembra porsi sulla scia di quel Chichen Little che Disney traspose in cartone animato nel 1943, ispirandosi a sua volta al protagonista dell'omonima favola molto nota nel mondo anglosassone conosciuta anche come Chicken Licken, Henny PennyThe Sky Is Falling
In essa, più o meno il canovaccio è il medesimo in tutte le versioni, il protagonista della fiaba, uno spaurito pulcino, credendo che il cielo sta cadendo sulla terra, allerta gli altri animali del pericolo incombente, creando però un falso allarmismo.


E lo stesso è quello che succede al piccolo topo di di Asch e Vagin che al grido, multilingue appunto, di "ARRIVA IL GATTO!" parte dalla campagna, attraversa mare cieli e monti e per arrivare in città, precipitandosi poi in ogni antro per annunciare l'imminente arrivo del pericoloso quadrupede peloso.

“Arriva il gatto!” L’allarme giunge dal cielo, dal topo di vedetta su di una mongolfiera. 
Subito la voce corre di bocca in bocca nel paese dei topi; dai topi campagnoli dediti all’orto a quelli in viaggio sul treno, per arrivare in un baleno fino in città.

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Per le strade, nei cantieri, nelle case, nei negozi - e sulle pagine del libro - una sola frase, unica e concitata, è sulla bocca di tope eleganti e modesti sorci, di ratti operai e di vetuste pantegane: “Arriva il gatto!” 
E in preda a una agitazione sempre più febbrile tutti si riversano nella piazza principale del paese dei topi.  
Ormai il panico è diffuso, tutti i topi della città sono allarmati... che ne sarà di loro?
Come potranno proteggersi, dove nascondersi, con così poco anticipo?

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


... troppo tardi! Ormai si staglia sulla folla - enorme testone, orecchie a punta, grandi baffi - l’imponente ombra di un gigantesco felino. 
Il gatto è arrivato. Sarà la fine dei poveri topi.
 Ma, come? Cosa porta con sè? 
Tra lo stupore dei topi, un regalo sopraffino quanto inaspettato: un enorme, mai vista così grande, forma di formaggio prelibato.

Frank Asch/Vladimir Vagin, Arriva il gatto!,
Orecchio acerbo, Roma, 2013


Ed ecco che il terrore viene spazzato via dall'inattesa occasione per una nuova amicizia, il pregiudizio da una nuova possibilità di conoscenza possibile.
«Sono passati oltre vent’anni da quando Vladimir ed io abbiamo creato questo libro. Forse il mondo non è davvero cambiato molto da allora, ma noi siamo diventati grandi amici. E questa per me è l’enorme fetta di formaggio alla fine della storia». Frank Asch, 2011
«Finita quella fredda, altre guerre si sono succedute; caduto quello di Berlino altri muri sono sorti. Imperterriti, noi, come Frank e Vladimir, continuiamo a credere che un mondo diverso sia possibile, e necessario». Orecchio acerbo

E noi, con questo libro tra le mani, felici e riconoscenti, con loro.

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO TRE

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Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013

Gabrielle Vincent (nome d'arte di Monique Martin, Bruxelles 1928-2000), pittrice e acquerellista, è considerata una delle più grandi illustratrici del XX secolo. La sua forza si sprigiona dalla capacità di raccontare la vita di tutti i giorni con sentimento e semplicità, uniti a uno straordinario virtuosismo grafico. La prima a portare il suo lavoro in Italia è stata Rosellina Archinto quando, nel 1983, diede alla stampe il suo Un giorno, un cane (1982), libro memorabile, toccante e commovente, che grazie all'editore Gallucci, nel 2011 è potuto tornare sugli scaffali delle nostre librerie. 


Gabrielle Vincent, Un giorno, un cane,
Gallucci Editore, Roma, 2011


Ma i libri che per i quali Gabrielle Vincent compare tra i protagonisti della storia della letteratura per l'infanzia, pur vincendo numerosi premi internazionali con altri titoli come  il  « Totem album» con Au bonheur des ours al Salon du livre de jeunesse di Montreuil nel 1993, sono quelli che raccontano le avventure dell'orso Ernest e della topolina Célestine, creati a partire dagli inizi degli anni Ottanta. È in quegli anni che, dal nome dei suoi nonni (Gabrielle e Vincent), Monique prende l'idea per crearsi un nome de plume che la proteggesse dal pregiudizio del mondo dell'arte, dov'era ormai famosa come pittrice, verso l'illustrazione e, in particolare, verso l'illustrazione per bambini.
La storia di "quei due", come amava chiamarli, l'ha accompagnata per 26 titoli, fino all'ultimo, Ernest et Célestine ont des poux, consegnato poco prima di morire.
Nel 1981 con il suo primo libro Ernest et Célestine ont perdu Siméonpubblicato con la casa editrice Duculot (ora l'intera opera si trova nel catalogo di Casterman), ottenne il suo primo grande successo alla Fiera del libro per Ragazzi di Bologna.
Creato dalla sua tavolozza di pittrice, Ernest e Célestine divenne in pochi anni un pluripremiato classico internazionale. 

Ernest & Celestine 
Regia di Benjamin RennerStéphane AubierVincent Patar - Sceneggiatura di Daniel Pennac -
Voci italiane di Claudio Bisio e Alba RohrwacherProduzione: Francia, 2012 - La Parti Productions, Les Armateurs, Maybe Movies
Sacher Distribuzione

L'anno di Ernest e Célestine è stato di sicuro il 2012 quando, in occasione del film ispirato alla serie di Gabrielle Vincent presentato alla Quinzaine des Realisateurs al Festival di Cannes, è uscita per la casa editrice Feltrinelli la sceneggiatura scritta da Daniel Pennac che, nel discorso in occasione del conferimento  della laurea ad honerem consegnata dall'Università degli Studi di Bologna lo scorso 26 marzo, ha detto di vedere questo libro in perfetta continuità con la poetica di L'occhio del lupo e Abbaiare stanca 
La sua sceneggiatura è perfetta: rispettosa della fonte originale e percorsa dalla stima nutrita nei confronti della Vincent, è al contempo memore di quando Pennac leggeva all'allora sua figlia piccola le storie dei due amici.
Il racconto è infatti inframmezzato e arricchito dai pensieri dello scrittore e della bambina e questo non è un espediente, o scelta, solo letterari ma è un intelligente modo per mettere in evidenza uno dei tratti più forti dei libri dell'illustratrice belga: quell'elemento terzo che nasce nel corso della lettura insieme e chi qui risiede nell'offerta continua di incontro e di confronto tra adulto e bambino che offrono le sue pagine.

Daniel Pennac, Ernest e Celestine,
traduzione di 
Yasmina Melaouah, 
Feltrinelli, Milano, 2012

Un orso e un topo amici? Non si è mai visto!
È scandaloso! Assolutamente vietato!
‟Hai capito, Ernest?”
‟Hai capito, Celestine?” 
Eppure nessuno potrà impedire a Ernest e Celestine di diventare i migliori amici del mondo. Nessuno, capito?
Il mondo di sopra è abitato dagli orsi e il mondo di sotto dai topi. È risaputo: i due mondi sono incompatibili e i loro popoli sono acerrimi, secolari nemici. Eppure nessuno potrà impedire a un orso e a una topina di diventare compagni inseparabili. Prima, però, dovranno affrontare mille peripezie e pericoli, sfuggire a una miriade di topi furiosi attraversando i cunicoli delle fogne, evadere da un furgone blindato della polizia, scappare su un camioncino di dolci rubato, per rifugiarsi nella loro calda e accogliente casa nel bosco, nascosta sotto una coltre di neve. Qui potranno finalmente dedicarsi alle rispettive passioni, la musica e il disegno, anche se il pericolo non tarderà a ripresentarsi, con l’arrivo della primavera. Ernest e Celestine litigano e fanno pace, scherzano e si prendono cura l’uno dell’altra: dopo essersi incontrati, l’idea di separarsi è per loro la cosa più detestabile del mondo e per evitarlo sono disposti a tutto. 

Per chi avesse perduto l'opportunità di vedere questo film poetico nelle sale, che ha il pregio di raccontare la storia della serie dall'inizio, dal fatidico incontro tra l'orso e la topolina, nessuna paura: potrà ancora procurarsi il dvd che e il libro del film (Gallucci, 2012).






Sempre Gallucci ha pubblicato, inoltre, nel corso dello scorso anno, i primi due albi Ernest e Celestine hanno perso Simeone e Ernest e Celestine musicisti di strada (entrambi 1981), mentre è di pochi giorni fa l'uscita di Ernest ha l'influenza (1987).
Tutti e tre i titoli non sono presenti nel film, anzi lo continuano.


Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


È arrivata la neve, come resistere a uscire a fare una bella passeggiata?

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Célestine, infilato il cappotto, prepara Simeone, il suo pinguino di pezza del cuore, 
per affrontare il grande freddo... 


Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012



Ma, purtroppo, sul manto bianco Célestine
perde l'adorato Simeone... 

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Ernest cerca di rassicurare la piccola amica 
dicendole che il giorno dopo sarebbero usciti di nuovo e lo avrebbero di sicuro trovato, 
ma Célestine è così arrabbiata che non riesce a credere alle sue parole...


Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Ernest aspetta che la piccola si addormenti ed esce in piena notte a cercare
Simeone e lo trova!
Solo che il pupazzo è irrimediabilmente rovinato...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012



Allora di mette subito all'opera, deve escogitare una soluzione 
per restituire alla topolina il pupazzo preferito...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Ma la soluzione non pare a portata di mano,
e Célestine diviene a poco a poco inconsolabile...
Ernest non è però tipo da arrendersi facilmente,
sopratutto quando si tratta di fare felice la sua 
amica topolina...


Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine hanno perduto Simeone,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012

Ernest e Célestine è, sopra ogni cosa, la storia di una grande amicizia che, come abbiamo visto poco sopra, non aveva nessuna caratteristica che ne promettesse l'inizio e, tantomeno, la sorprendete durata.
Le atmosfere dell'ambientazione, create dalle tinte pastello degli acquerelli della Vincent, ci parlano di un Europa d'altri tempi, forse addirittura precedenti all'infanzia dell'autrice. Eppure, riescono ancora oggi a esserci così familiari.

È una storia di inseparabili compagni di vita, uno grande una piccola, una alto una bassa, uno con più esperienza una ancora piena di tenera ingenuità.
Non vi è concorrenza tra i due, non vi sono più forti e più deboli, anche se la protezione prima è affidata a Ernest. L'orso e la topolina sono entrambi protagonisti, tratteggiati con sfumature di una delicatezza infinita.

Leggendo gli scritti del tempo che si riferivano a questa produzione della Vincent, si coglie una certa tendenza nel sostenere la tesi secondo la quale, nel corso della lettura dei diversi titoli, gli adulti si identificherebbero con l'orso mentre i bambini con Célestine e il suo bisogno di protezione (dovuto al fatto di essere stata letteralmente trovata in un bidone della spezzatura).

Se questa può ancora sembrare un'osservazione che ha un senso, è solo la prima e forse la più semplice, che appare al lettore.
In realtà, nel lungo racconto dell'autrice, quella che emerge è la complessità di temi, di sentimenti, di momenti difficili di vita, di detto e non detto, di prove da superare, e non mancano i pregiudizi e preconcetti contro cui i due amici devono combattere ogni giorno, complessità che progredisce man mano la lettura della volumi procede.

Le domande incessanti di Célestine sono sicuramente una delle espressioni piene dell'infanzia. E il modo rassicurante con cui Ernest cerca di rispondere ad ogni suo bisogno e inespresso desiderio è certamente prerogativa e responsabilità dell'età adulta.
E questo forse sarebbe sufficiente se i due fossero padre e figlia.

Ma l'autrice ha deciso di perseguire una strada più difficile nella costruzione del loro rapporto. Infatti, i due protagonisti sono amici con personalità differenti e complementari, del tutto sprovvisti di un ruolo di superiorità nei confronti l'uno dell'altra.
Non esita infatti la Vincent a mostrarci, in più di un titolo, un Ernest fragile, insicuro e spaventato. E al suo fianco, ecco che disegna una Célestine intraprendente, in grado di decidere per lui, di spronarlo e sostenerlo nei momenti difficili.
Ad ogni nuovo titolo assistiamo alla crescita della personalità di Célestine (oltre a disegnare imparerà anche a scrivere a contare tra le molte cose), in perfetta consonanza con una definizione sempre più precisa della sfaccettata e romantica personalità del suo amico orso.

Anche in questo senso, gli albi che proseguono la serie proposta dall'editore italiano, sono due titoli fondamentali per iniziare a comprendere l'importanza dell'articolazione della sua struttura. In essi assistiamo a un interessante ribaltamento dei ruoli dei due protagonisti, creato con pennellate di straordinaria tenerezza ed efficacia.

Nel primo, Ernest e Célestine musicisti di strada, sarà Célestine a prendere in mano una situazione da risolvere piuttosto problematica che ha gettato nello sconforto Ernest.
E lo farà con successo, perché la topolina della Vincent, come tutti i bambini, è capace di una forza e lucidità straordinarie e dotata di un pensiero sempre in fermento pronto  in ogni occasione a mettersi in gioco alla pari degli adulti. Ernest lo sa e ascolta e segue ogni sua parola con grande rispetto.

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012

Accidenti, piove in soffitta!
Ernest e Célestine, un bella mattina si accorgono 
che nel tetto c'è un buco...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012

Come trovare i soldi per riparare il tetto?
Célestine non ha mai visto il suo amico così preoccupato...
deve aiutarlo assolutamente,
dovrà pur esserci un modo per risolvere il problema?

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Trovata l'idea! 
Potrebbero recuperare il vecchio violino di Ernest e andare a suonare per strada.
Ernst era un bravissimo musicista, e lo sarà ancora... 
tanto da raccogliere i soldi necessari per riparare il tetto

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Célestine riesce a convincere il titubante amico che, 
vincendo la grande emozione, accetta di esibirsi nelle vie della città...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Seppur motivate da tanto entusiasmo, le imprese dell'orso e della topolina 
non sono mai facili però...
e l'esibizione di Ernst non ha portato i frutti sperati... 

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


È anche vero però, che i due amici non si danno facilmente per vinti, e Célestine rilancia sfoderando le sue inaspettate doti di cantante dal repertorio vastissimo.
Ernst l'accompagnerà con la sua musica.

Sì, questa appare proprio la soluzione giusta, ne sono convinti, 
ed escono di casa felici a riempire di note la loro città...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine musicisti di strada,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2012


Nel secondo titolo, Ernest ha l'influenza, Célestine si prenderà cura del suo amico malato. E convincerà il dottore, Ernst e il lettore, che meglio di lei nessuno potrebbe farlo. 
 

Célestine si alza da sola,
strano perché è Ernest che ogni mattina la va a svegliare...
Ma dove sarà finito?

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013


Ernest non si sente bene
e Célestine senza indugio corre a chiamare il dottore...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013

Niente di grave per fortuna, dice il medico che è solo un'influenza. 
Ma ernst dovrà rimanere a letto e a dieta, solo tea e camomilla, 
per potersi ristabilire presto...
E sarà Célestine a prendersi cura di lui e ad assicurasi che segua le prescrizioni date...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013

Nonostante l'amica non lo lasci mai solo,
 il povero Ernst si annoia a morte a rimanere a letto.
Ma davvero è possibile annoiarsi quando nei paraggi c'è Célestine?


Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013

Célestine se ne accorge e decide di improvvisare uno spettacolo per il suo amico...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013


Saranno stati il caldo, il tea o la camomilla, 
di sicuro le risate suscitate dal talento della piccola attrice,
ma ora Ernest sta molto meglio 
e la visita del dottore gli conferma che si è completamente ristabilito.
Si merita davvero un buon pranzetto, pensa Célestine,
 che però dovrò prima sistemare la casa...

Gabrielle Vincent, Ernest e Celestine. Ernest ha l'influenza,
traduzione e adattamento di Yasmina Melaouah,
 Gallucci Editore, Roma, 2013


C'è molto anche di Pippi Calzelunghe, in questo libri.
Ernest ha l'influenza, poi me lo ha ricordato in modo particolare.
C'è qui qualcosa che è stato catturato dell'immaginario dell'infanzia che segue il filo del pensiero teso proprio dalla Lindgren.

Non solo, ovviamente, la forza di Célestine, topolina speciale, bambina fuori dalla righe, e la capacità di Ernst di lasciar dispiegare la sua personalità per svolgendo la sua funzione di cura.
C'è dell'altro: una casa  piena di vitale disordine, disseminata di oggetti di utilità più affettiva che pratica. Niente è lasciato al caso.
C'é la misura di tutte le cose, il venire prima della relazione dei protagonisti che si concedono momento intensi di gioia pur in una dichiarata situazione di povertà (i soldi recuperati per aggiustare il tetto verranno spesi in una buona cene per festeggiarsi), il nutrire ogni giorno un legame che concede agli sbagli (Célestine nel rassettare la casa   romperà tre tazze sei piatti e una zuppiera ma Ernst la porterà al mercato a comprarne di nuovi) le giuste proporzioni.

Tutto questo fa di Ernst e Célestine un universo dell'infanzia in cui adulti e bambini entrare, pagina dopo pagina, possono entrare tenendosi per mano.

L'AVVENTO DEI LIBRI. GIORNO QUATTRO

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Pinto & Chinto,
Racconti per bambini che si addormentano subito,
traduzione di Lorenza Lupini,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013
Pinto & Chinto, David Pintor (A Coruña, 1975) e Carlos López (Boimorto, A Coruña, 1967), hanno iniziato a collaborare come umoristi grafici nel 1993 e da allora hanno lavorato insieme per vari periodici. Attualmente pubblicano la vignetta del quotidiano "La Voz de Galicia" e sono il principale riferimento dell'umorismo politico della regione. Tra i premi che hanno ricevuto spiccano il Curuxa do Humor (Museo del Humor di Fene), il premio Haxtur (Salón Internacional del Cómic de Oviedo) e il premio Hermés (del Comune di Barakaldo). Nel 2001 hanno fatto il loro ingresso nella letteratura per l'infanzia. Con più di venti libri pubblicati, sono oggi tra gli autori più premiati e prolifici della Spagna: selezione alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna (2007, 2010, 2011 e 2013) alla Biennale Internazionale di Bratislava; alla mostra internazionale "Sueños en papel" in Messico; premio speciale della giuria del Festival del Libro per Ragazzi di Corea Nami Island e partecipazione alla Mostra "Le Immagini della Fantasia" di Sàrmede (2013). Racconti per bambini che si addormentano subitoè stato giudicato il miglior libro infantile (e la migliore copertina) "Fervenzas Literarias, literatura galega" ed è stato premiato con il "The White Ravens 2011" (Biblioteca Internazionale per Ragazzi di Monaco di Baviera) e il "Premio Xosé Neira Vilas" al migliore libro per ragazzi dell'anno 2010 (Asociazione Gallega di Editori). Le illustrazioni sono state selezionate per la Mostra degli Illustratori della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna 2011 e per la Biennale di Bratislava 2011.

Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013
Gabriella Manna e Elena RollaGabriella Manna e Elena Rolla
Arnold Lobel (Los Angeles, 1933 – New York, 1987), studiò arte al Pratt Institute, dove conobbe la sua futura sposa, l'illustratrice Anita Kempler. Inizialmente lavorò per un'agenzia pubblicitaria e successivamente si dedicò a illustrare libri scritti da altri autori. Nel 1962 comparve il suo primo libro, A zoo for Mister Muste”, al quale fece seguito un anno più tardi A holiday for Mister Muster. Come autore e illustratore ha ricevuto numerosi riconoscimenti da parte del pubblico e della critica specializzata. Tra i più prestigiosi premi ottenuti si distinguono il Caldecott Honor Book, il Cristopher Award, il Caldecott Award e il Newbery Honor Book. Nel corso della sua carriera ha illustrato circa 70 libri di altri autori, oltri ai quasi trenta scritti e illustrati da lui stesso. Mause Tales, scritto e illustrato nel 1972, è ora pubblicato in Italia dalla casa editrice Kalandraka.


Succedeva così. Ero una bambina. E come tutti i bambini, mi piaceva ascoltare le storie.
Quelle di un tempo, di tutti i giorni, quelle lette dai libri, bastava che fossero storie ben raccontate, capaci da rimanere con me anche dopo essere arrivate al punto.
Le mie preferite erano quelle che avrei potuto raccontare a mia volta sicura, che avrei sorpreso il malcapitato. Una storia banale, una volta finito il supplizio di ascoltarla, non resta che buttarla via. A casa mia il raccontare veniva prima del mangiare, che detto così... no, succedeva proprio che per farmi mangiare bisogna inventarsi qualcosa: a volte era una storia disegnata guardata mentre nasceva sulle gambe di mio padre, spesso era la voce di mia madre che cercava di arrampicarsi sulle cime del suo immaginario esausto per trovare qualche cosa di buono con cui anestetizzarmi per un po', quel tanto che bastava per farmi ingoiare la zuppa. 

Ma veniva anche per me, ancora come tutti i bambini della terra, prima del dormire, il raccontare. E quello era il regno di mio padre del quale, per almeno sei/sette ho ignorato stanchezze, brutte giornate, malesseri, malevoglie, desideri e bisogni, disposta a tutto pur di avere una storia tutta per me. Mi infilavo nel letto dei miei genitori prima di lui, lo attendevo in posa da sogliola credendo ingenuamente di non essere vista, e poi lo tormentavo perché iniziasse a raccontare, promettendo solennemente che dopo me ne sarei tornata subito nel mio lettuccio. 
Mio padre inventava e ricordava, non mi ha mai letto una storia.
Erano piccoli capitoli, quelli usciti dalla sua bocca, che, sera dopo sera, formavano raccolte di racconti o romanzi che ricordo ancora nella maggior parte. 
Il suo segreto era la brevità, quella che gli permetteva di non addormentarsi per primo, date la ore di lavoro e la mia già spiccata propensione a considerare le ore di sonno tempo sottratto a cose ben più interessanti da fare, che gestiva alla perfezione, alternando episodi autoconclusivi ad altri dal finale dolorosamente sospeso.
Quando mi raccontava, mio padre era un novello sceneggiatore di serie, ecco cos'èra.

Mi è rimasta una vera ammirazione, e un compiacimento personale che però non è di interesse per alcuno al di fuori di me, per chi sa racchiudere un mondo in un'istantanea di una pagina o poco più.

Così non potevo non accorgermi, e proporvi, questi due titoli, i cui autori hanno fatto della brevità la loro dichiarazione poetica.

Nel primo caso, Pinto & Chinto, in Racconti per bambini che si addormentano subito, l'hanno dirittura elevata a narrazione umoristica.


Questo libro di racconti da leggere prima di dormire è un libro di racconti brevi. I libri da leggere prima di dormire devono essere brevi, e non come quei racconti così lunghi che quando si finiva di raccontarli era già ora che i bambini andassero a scuola. O quei lunghi racconti con cui i bambini si addormentavano a metà, e dopo dovevano sognare la fine. Anche se il racconto più lungo che conosciamo è così lungo che quando finirete di raccontarlo i bambini saranno già grandi. Perciò la cosa migliore da raccontare ai bambini quando vanno a letto è un racconto breve. 
Per lo stesso motivo abbiamo dato al libro un titolo più corto di quello che avevamo pensato all’inizio. Questo libro si intitolava Racconti per bambini che si addormentano subito dopo che il padre, o la madre, o la nonna, o una lontana zia glieli hanno letti una sera qualsiasi fra le tante dell’anno e con poca fatica, perché sono racconti davvero brevi e non troppo lunghi. Ma alla fine gli abbiamo dato il titolo che potete vedere in copertina. E ci fermiamo qui, che non sia tutto breve in questo libro tranne l’introduzione.               Pinto & Chinto, "Introduzione" in op. cit., 2013.

In 28 racconti, quasi uno per ogni sera del mese, la consonanza tra le parole di Lopez e  le figure di Pintor è perfetta, intelligente e giocata fino in fondo su più piani narrativi che, a seconda del tempo a disposizione e dell'età dell'ascoltatore (ma anche del lettore a ben vedere), e grazie al non sense che fa da sfondo a ciascuna storia, ai giochi  letterari e metaletterari, permettono di concedersi un tempo e uno uso dell'immaginario che sia di perfetta misura per ciascuno.
Acuti, differenti per registro stilistico, sia linguistico che pittorico, l'uno dall'altro, i 28 racconti si leggono e si ascoltano con quel sorriso sulle labbra che frutto, insieme, divertimento e riflessione.

 ANIMALI DI CARTA

Il campionato di origami ebbe inizio verso le sette di sera. 
Il primo concorrente prese un foglio di carta e cominciò a piegarlo di qua, a piegarlo di là, a fare un'altra piega e un'altra piega, e un'altra a poi un'altra ancora, finché davanti ai membri della giuria apparve un dinosauro magnifico e ricco di particolari. 
Gli si potevano vedere perfino i denti affilati. 
E così, uno dopo l'altro, i concorrenti creavano figure con grande abilità. 
L'ultimo concorrente era un signore anziano con i capelli bianchi, i baffi bianchi e un paio di occhiali bianchi sul naso. Prese un foglio di carta e cominciò a piegarlo di qua, a piegarlo di là, a fare un'altra piega, e un'altra piega, e un'altra e poi un'altra ancora, finché davanti ai membri della giuria apparve un uccellino di carta [...]
Pinto & Chinto, idem, p. 37.

Pinto & Chinto, 
Racconti per bambini che si addormentano subito, 
traduzione di Lorenza Lupini,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013


IL BAMBINO CHE IMMAGINAVA

Quel bambino era l'unico bambino del villaggio. 
Non c'era nessun altro bambino con cui giocare, 
così quel bambino si creò un amico immaginario.
Siccome il bambino e il suo amico immaginario non avevano giocattoli, il bambino creò una bicicletta immaginaria, e un immaginario cavallo di cartone.
L'inverno era molto rigido al villaggio e i genitori del bambino non lo lasciavano uscire.
Allora il bambino immaginò che fosse estate, 
[...]
Pinto & Chinto, idem, p. 45.

Pinto & Chinto, 
Racconti per bambini che si addormentano subito, 
traduzione di Lorenza Lupini,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

L'INDIANO E LA PIOGGIA

Lo stregone della tribù si chiamava Cavallo Pazzo ma solo un Po'. 
Aveva ricevuto dal capotribù l'incarico di propiziare la pioggia, 
poiché era da mesi che non cadeva neanche una goccia d'acqua. 
Cavallo Pazzo ma solo un Po' si diresse verso la prateria per fare la Danza della Pioggia.
Cavallo Pazzo ma solo un Po' ballò la Danza della Pioggia dell'alba al tramonto, ma non cadde neanche una goccia d'acqua. Con il morale a terra, si sedette su una roccia con la testa tra le mani e intonò un canto di tristezza. 
E Cavallo Pazzo ma solo un Po', cantava così male che iniziò a piovere, 
e la tribù si congratulò calorosamente con lui, e ci fu grande allegria.
Pinto & Chinto, idem, p. 49.

Pinto & Chinto, 
Racconti per bambini che si addormentano subito, 
traduzione di Lorenza Lupini,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

L'ARCOBALENO

Quel giorno piovve così tanto, cadde una tale quantità d'acqua che i colori di tutte le cose, di tutte le piante, di tutti gli animali e di tutte le cose, di tutte le piante, di tutti gli animali e di tutte le persone si diluirono e sbiadirono. 
Era tutto scolorito. Niente aveva più colore. 
Dopo molte ore smise di piovere e tutti poterono osservare con profonda tristezza 
quella monotonia incolore.
In quel momento, nel cielo, apparve un imponente arcobaleno a sette colori. 
E gli uomini presero quei colori per ridipingere il mondo. 
[...]

Pinto & Chinto, idem, p. 63. 

Pinto & Chinto, 
Racconti per bambini che si addormentano subito, 
traduzione di Lorenza Lupini,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

Sono sette, invece, le Storie di Topi che Arnold Lobel, uno dei grandi protagonisti della letteratura per l'infanzia americana, regalò al suo Papà Topo per fare addormentare i suoi topolini.


– Papà, siamo tutti a letto – dissero i topolini –
Dai, raccontaci una storia. 
– Farò qualcosa di meglio – disse Papà – 
Vi racconterò sette storie, una per ciascuno,
se promettete di addormentarvi subito,
non appena avrò finito.
- Sì promesso - dissero i topolini.
E papà cominciò...


La poetica della brevità, nelle sue parole e nelle sue figure, si fa evocativa, ad uso dei bambini più piccoli.
Nelle intenzioni del suo autore, poi, le pagine di Storie di topi, come quelle di altri sui libri, sono pensate e composte con uno stile e un segno di ricercate semplicità per stimolare i bambini, fin dai primi anni di vita, ad avvicinarsi alla lettura e alla scrittura senza timori, con naturalezza, intento sempre molto caro a Lobel.

L'apprezzamento per l'uso di una grande e profonda sensibilità, che mai è arrivata a banalizzare i temi dell'infanzia tanto da scadere nel puerile, è quello che è stato rivolto più spesso rivolto dagli studiosi all'autore americano.
È quello che ancora oggi, a 40 anni di distanza dalla sua pubblicazione, fa sì che questo libro sia ancora amato e letto dai bambini.


 TOPO ALTISSIMO E TOPO BASSISSIMO

Dove due topi agli antipodi diventano grandi amici
condividendo la ricchezza di un mondo 
osservato da punti di vista diversi... 

Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

 IL TOPO E I VENTI

Dove il vento dell'est decide di giocare un po' con un topo e la sua barca,
ma anche con una casa e un albero..
.
per rendere tutti più felici...


Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

IL VIAGGIO

Dove un topolino che vuole andare a trovare la sua mamma
dovrà affrontare un lungo, quanto insolito, viaggio...
senza mai scoraggiarsi...


Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013


IL VECCHIO TOPO

Dove un vecchio topo che non ama i bambini,
dovrà presto ricredersi, 
o in caso contrario si ritroverà in mutande...

Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013

IL BAGNO

Dove un topo è così sporco
che per pulirsi farà un bagno così lungo
da arrivare ad allagare una città...


Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013


- C'è qualcuno sveglio? - chiese papà.
Nessuno rispose.
I sette topolini russavano.
- Buonanotte ragazzi - disse papà -, dormite bene.
A domani.

Arnold Lobel, Storie di Topi,
traduzione di Gabriella Manna e Elena Rolla,
Kalandraka Italia, Firenze, 2013


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